Disponibile in tutti i digital store da venerdì 30 settembre, “Dormi” è il nuovo album di inediti di Emma Nolde. Ecco il significato di tutte le canzoni che compongono il progetto.
Emma Nolde, il significato di tutte le canzoni dell’album “Dormi”
“Fuoco Coperto”
Questo brano suona come suona casa mia. Se ci fate caso, la primissima cosa che si sente è un “ciao” molto riverberato. Quello è il “ciao” acuto di mia mamma, che mi saluta quando entra dalla porta. Quando lo ascolto vedo le colline vuote, i fuochi spenti di chi lavora la terra e una me ventenne che guarda fuori dalla finestra e ha fame di fare. Il titolo si rifà alla parola “coprifuoco”, che non serve spiegare perché abbia segnato i miei vent’anni.
“Voci Stonate”
“Voci Stonate” è un inno. Siamo io e i miei amici. Noi, come tantissime altre persone, siamo quelli che stanno in disparte e si prendono la briga di dire che non sono d’accordo, fingono di essere indipendenti e poi non sanno reggere lo sguardo delle persone a cui tengono davvero. Siamo le voci stonate, sgangherate, storte. È la canzone che ho scritto più tempo fa e ha cambiato forma tante volte, proprio come noi.
“La Stessa Parte della Luna”
È uno dei brani più importanti che abbia mai scritto, perché ha avuto un ruolo e mi ha aiutata come può aiutarti una persona o un farmaco. Essere fisicamente lontani da qualcuno che amiamo ci costringe a vedere le cose da un altro punto di vista. O abbassi gli occhi o li alzi. Io li ho alzati e mi sono resa conto che – anche quando tutto è diverso, non c’è più contatto e una storia finisce – c’è sempre una cosa che vediamo uguale. E così mi ha confortato pensare che un giorno avrebbe alzato anche lei gli occhi al cielo e avrebbe visto la stessa identica cosa che stavo vedendo io. Un po’ come se stessimo assistendo a uno spettacolo in un teatro grande come un continente e ci fossero state assegnate due sedie distanti. Lo spettacolo è lo stesso, la protagonista è sempre la luna. Così mi sono sentita vicina.
“Dormi”
“Dormi” è una carezza, una “mano sugli occhi”, una ninna nanna cantata da chi non riesce ad addormentarsi. È il momento in cui le cose non sono sotto il nostro controllo. È l’attimo prima del sonno, un invito a sognare mondi diversi e ad andare oltre il reale per non impazzire.
“Respiro”
È l’ultima canzone che ho scritto durante le session in studio degli scorsi mesi ed è anche la più impulsiva e autoironica. È nata in modo istintivo da un beat che ho fatto. Ero felice e avevo bisogno di seguire quella spensieratezza. Quando l’ho fatta ascoltare a Motta, abbiamo deciso subito di lavorarci e ho scritto la seconda parte con lui in studio a Roma. Suonarla ci diverte tantissimo. Avevo bisogno di qualcosa di così trascinante, di un flusso in cui potermi perdere.
“Non So Chi Sei”
“Non so chi sei” racconta la sensazione che si prova quando si pensa di sapere tutto di una persona, ma in fondo si è consapevoli di non sapere niente. È una canzone talmente coerente rispetto a come stavo quando l’ho scritta, che ha un odore preciso: sa di aereo, di viaggio, di posto diverso da casa e di lenzuola di albergo. Tutto il disco ha la distanza e l’immobilità come temi principali. In questa canzone c’era quella persona che, come me, si muoveva e faceva cose, mentre fingevamo entrambi di essere felici.
“Te Ne Sei Andata Per Ballare”
Mia sorella è andata via da casa a 13 anni per ballare. È sempre fuori e si sta realizzando. Questo penso che spieghi già tutto. È il pezzo in cui Motta è stato più determinante. Non a caso, per me, è la canzone migliore del disco. Senza di lui non sarebbe stata la stessa cosa. La frase che dà il titolo alla canzone inizialmente non era nel testo. In studio Francesco continuava a dire che mancava qualcosa e, quando mi ha chiesto di raccontargli meglio la storia, gli ho risposto: “Niente, mia sorella a 13 se n’è è andata per ballare”. Lui mi ha fermata e mi ha detto: “È questa la cosa che devi dire: Te ne sei andata per ballare e io volevo ballare con te”. Lo ringrazierò per sempre. È quello che avevo bisogno di dire.
“Storia di un Bacio”
È la dilatazione di un attimo, un elastico che si tende. Descrive quello che succede in un secondo. L’avvicinarsi, l’incoscienza e poi il tuffo. Il primo bacio con qualcuno è sempre come tuffarsi. Quando sei al margine, devi avere la giusta dose di incoscienza, smettere di pensare e accettare anche che possa andare male. A me sembra uno dei gesti più coraggiosi che esistano, un’invasione pacifica.
“CQVT”
Quella sensazione di quando sei in una relazione e stai talmente bene da non voler fare altro che stare con l’altra persona e vivi sensazioni contrastanti: da una parte la consapevolezza di dover fare, dall’altra l’estasi che dà la compagnia. Se i giorni durassero di più, riusciremmo a goderci meglio entrambe le cose. O forse no, è solo una scusa.
“Ti Prometterei”
È una promessa al condizionale. Vorrei farlo, ma per ora aspetto. Stavamo registrando le batterie in uno studio diverso dal solito e Motta alle sette di sera mi dice: “Abbiamo un’ora, vai al piano e registra ‘Ti Prometterei’ in presa diretta”. Era un giorno particolare e c’erano tante persone in studio (di solito eravamo io e Francesco da soli). Mi ricorderò per sempre quel momento. Ha avuto senso farla così: piano e voce, le persone intorno e nient’altro.
Classe 1998, negli ultimi 4 anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Di notte recensisce musica, di giorno ne parla con gli artisti. Nostalgica ed empatica, scrive spesso nei giorni di pioggia. La musica? Un ricordo senza origine che ha ribaltato ogni prospettiva.