Elton Novara è l’omonimo album del cantautore e polistrumentista milanese. Si tratta di una fotografia nitida e brutale, a volte grottesca, della vita dell’artista che sotterra un’irrimediabile malinconia sotto decine di strati di ironia. Di fatto, ad un primo ascolto l’album fa sorridere, ma la realtà è tutt’altro che felice.
Elton Novara è il disco di un uomo solo, che ha appena oltrepassato la soglia dei 30 anni e che si è costruito una comfort-zone fatta di gin tonic, assoli di chitarra e carboidrati saturi.
Ogni fine settimana esce di casa in compagnia della sua Fender, si infila in metropolitana e suona sui polverosi palchi della metropoli. Dopodiché prosegue la serata tra le casse ipnotiche ed i free drink dei locali notturni, dove stringe mani ed è sempre nella lista accrediti. Nel mentre, però, la sua anima si svuota progressivamente e lo stesso Elton non si riconosce più allo specchio, diventando sempre più incapace di tessere nuove relazioni. Ed è così che prova a ridere di tutto, immobilizzato dalla paura di stare fallendo anche in questo scopo.

Elton Novara, il nuovo album
Per Elton Novara la provincia di Varese è un ricordo grigio. Il caos metropolitano di Milano, dove è nato e dove è tornato a vivere, è invece la sua dimensione ideale: “Qui si sta meglio che a Gallarate”.
Lui… un ingranaggio che ruota su se stesso e che si perde tra centinaia di volti che, quotidianamente, affollano la città dei suoi sogni. Solo Cesareo (chitarrista di Elio e le Storie Tese, nda), suo mentore ed eroe, riesce a penetrare questa realtà claustrofobica e delirante, tendendogli una mano con l’emozionante assolo di Lois Lane. Il resto sono ricordi sfocati di vacanze al mare che, però, non corrispondono al vero e prevedono la demenza senile cui lo condurrà questo suo stile di vita sregolato fatto di hangover feroci. L’unica certezza, alla quale si aggrappa con forza, è la pizza con le patatine fritte ed il ketchup che mangerebbe a colazione, pranzo e cena.
Quella di Elton Novara è, in sintesi, una lotta contro se stesso; una battaglia traslata anche in musica grazie all’utilizzo di tastiere anni ’80, vocoder cinici e chitarre lascive. Il tutto condito con un sound elettronico modernissimo, a cura di Marco Ulcigrai, l’unico vero alleato di Elton in questa lotta. E noi… spettatori passivi di questo teatro, che racconta la vita per quel che è.
Classe 1998, negli ultimi 4 anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Di notte recensisce musica, di giorno ne parla con gli artisti. Nostalgica ed empatica, scrive spesso nei giorni di pioggia. La musica? Un ricordo senza origine che ha ribaltato ogni prospettiva.