Cesare Cremonini lancia in radio la title-track del suo ultimo album ed è la giusta occasione per fare un bilancio sul suo 2025.

Era proprio in questo stesso periodo sospeso tra fine estate e inizio autunno che, l’anno scorso, ascoltavamo per la prima volta una canzone destinata a segnare una svolta per il mercato discografico e a riportare il pop cantautorale in cima alle classifiche: parliamo, ovviamente, di “Ora che non ho più te”, brano con cui Cesare Cremonini è balzato in breve tempo al primo posto su Spotify, diventando il primo cantautore con alle spalle oltre vent’anni di carriera a riuscire a raggiungere la vetta sulla piattaforme svedese e stravolgendo, così, le dinamiche di una classifica da sempre dominata da rap, trap e urban.

Oggi, a più di un anno dall’uscita, il singolo (certificato doppio disco di platino per le oltre 400 mila copie vendute) è ancora al 48esimo posto su Spotify e, da quando è uscito, non ha mai abbandonato la Top50, diventando un raro esempio di longevità nell’attuale panorama musicale. Risultati che Cesare Cremonini, dopo un 2025 da sogno che l’ha visto protagonista anche di una tournée negli stadi con oltre 600 mila biglietti venduti, decide di festeggiare lanciando in radio “Alaska Baby”, title-track dell’album che ha visto la propria strada aperta da “Ora che non ho più te”.

Pur davanti a tracce ancora più forti (su tutte “Ragazze facili”), “Alaska Baby” è la scelta più giusta come quarto singolo perché è il manifesto di un progetto scritto dopo un lungo viaggio da Bologna all’Alaska attraverso l’America e che ha, quindi, esattamente nel viaggio l’elemento peculiare del proprio processo creativo. “Me ne voglio andare a perdermi nel mondo”, canta Cremonini riassumendo un concetto di viaggio come sinonimo di ricerca di nuovi stimoli, di un mettersi in discussione, di un voler porre, per un attimo, un punto su ciò che si è già costruito e ripartire dalla vitalità di un nuovo inizio.

Un viaggio inteso, quindi, come una rigenerazione sia di sé stesso sia della propria vena creativa che ha permesso all’artista di sfornare quello che, ad oggi, è da considerare il progetto più importante della sua carriera. Non è un caso che, in chiusura, venga ripetuto il verso “la mia anima come la luce dell’Alaska”: è il modo con cui l’artista ha deciso di ripresentarsi al pubblico riconoscendo di aver recuperato la parte più luminosa dell’origine di sé stesso.

Alaska Baby” non è, però, importante solo a livello di significato ma anche dal punto di vista musicale, con il suo travolgente mix tra l’intro da kolossal con tanto di fiati e timpani, gli assoli di chitarra, i synth anni ’70, il brit-pop del ritornello e le suggestioni rap delle strofe a dirci di un artista in costante evoluzione, sempre proiettato verso il futuro ma senza mai dimenticare il passato.

Ci sono progetti che scandiscono i tempi, che si fanno manifesto di rivoluzioni, che danno il volto a forti cambiamenti, che cambiano le regole del gioco e, con “Alaska Baby”, Cesare Cremonini ha fatto tutto questo. È infatti l’album che, più di tutti, negli ultimi anni, è riuscito a conciliare qualità e gradimento del pubblico, riportando ai vertici il gusto per un tipo di musica suonata, lontana dai canoni imposti dall’attuale discografia e dimostrando che, anche oggi, nel mainstream, sia possibile un’altra forma-canzone.

Qui il link per l’acquisto di una copia fisica dell’album.

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