Tiziano Ferro Sono un grande

Recensione di “Sono un grande“, il nono album di inediti di Tiziano Ferro disponibile da venerdì 24 ottobre. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.

Era attesissimo il ritorno di Tiziano Ferro con il suo nono album di inediti e le aspettative non sono state affatto deluse. “Sono un grande” – questo il titolo – è nato come reazione al periodo difficile vissuto negli ultimi due anni che hanno portato al divorzio con il marito Victor Allen e la qualità delle canzoni contenute riflette tutta l’importanza di un progetto che ha dato possibilità al cantautore di ricostruirsi come artista e come persona, recuperando quell’ispirazione apparsa sbiadita nel precedente “Il mondo è nostro” che, ad eccezione di qualche brano, non aveva convinto fino in fondo.

È già il titolo a fotografare una ritrovata consapevolezza da non confondere, però, con una stucchevole presunzione. Quella che parrebbe una frase egoriferita vuole, infatti, essere in realtà un messaggio di grande coralità: “Sono un grande” è sì ciò che Ferro ha voluto dire a sé stesso per risalire dall’abisso ma è anche, e soprattutto, un incoraggiamento rivolto a chiunque si trovi in un periodo di difficoltà e un invito a rendersi conto di quello che la propria forza interiore è in grado di superare.

Forza spesso ignota finché non arriva il momento di usufruirne, e non è un caso che Tiziano canti “Se non sono ancora morto sarà per caso, sarà per torto, oppure sarà perché sono un grande e non me ne sono mai accorto” nella title-track, un potente up-tempo perfetto per introdurre il progetto ma da immaginare anche come ideale apertura dei concerti della prossima estate negli stadi.

Sono un grande” predilige gli up-tempo e il mondo urban/r&b confermando la sensazione che ci aveva lasciato il primo singolo “Cuore rotto”: Ferro si è ricostruito scrivendo un presente diverso affiancato da una nuova casa discografica (Sugar), da un nuovo team (Big Picture Management di Paola Zukar) e da nuovi produttori (Zef, Marz, Bias e Marco Ronzini tra gli altri), ma anche guardando al suo passato e recuperando suoni che pensava di avere accantonato.

Il nuovo estratto “Fingo&Spingo”, che accompagnerà da oggi in radio l’uscita dell’album, riflette alla perfezione questa scelta con il suo mood sonoro che crea un filo diretto con “Centoundici”, il secondo album di inediti di Tiziano pubblicato oltre vent’anni fa: al centro la condizione dell’artista che si trova in un momento di difficoltà e fatica a rimettersi davanti a un microfono per cantare. La spinta per ripartire arriva dal pensiero che il proprio pubblico è sempre lì ad aspettarlo: “Sei nato con una missione per la gente che ti aspetta in fila ore, ore, ed ore… C’è chi si fida di te, che tu li possa curare, come tu ti fidasti di loro quindi fai quel che ti pare, scegli tu il momento, basta cazzate e mettiti a cantare”.

Il racconto è incentrato, in gran parte, sui momenti più cupi: in “1 2 3” sono protagonisti gli attacchi di panico vissuti negli ultimi anni e quel senso di oppressione tipico di chi sente “in una morsa il cuore stretto” e cerca disperatamente la propria salvezza (“E guardo il cielo, salvami dal vuoto in cui mi perdo”), mentre in “Milite ignoto” Ferro si paragona a un soldato, “un uomo qualunque che un giorno si è spento, quel corpo mutilato non l’ha mai fermato”. Verso emblematico per un progetto che accoglie la fragilità cercando di trasformarla in forza.

Sono un grande” si apre, infatti, anche alla speranza nella freschezza pop di un brano come “L’amore è re” o nella divertente dedica alla figlia Margherita di “Le piace”, ma soprattutto in “Meritiamo di più”, incalzante up-tempo in cui la disillusione iniziale (“Avere tutto e tutto a un tratto averlo sotto i piedi”) si trasforma nella grande positività dello special (“Il sole era meno sole, la notte ora è meno notte, abbraccio anche il dolore più profondo che tra poco è già l’alba”). Un mood ben riassunto da “Gioia”, in cui Tiziano si definisce “straziato di gioia, poi di dolore” ma, alla fine, è comunque “la gioia che vince il dolore”.

Sono solo due le ballad presenti in “Sono un grande” (oltre a quella “Tra le mani un cuore” regalata quest’anno a Massimo Ranieri per il palco di Sanremo e inclusa, però, solo nella versione digitale) e rappresentano i momenti emotivamente più alti del progetto: le atmosfere piano e voce di “Ti sognai” commuovono nel raccontare la distanza da una madre (“Ti ho sognato ma non riesco ad abbracciarti”), mentre “Quello che si voleva” – che riprende il ritornello de “La vita che si voleva”, brano inciso qualche anno fa da Chiara Galiazzo – paragona la fine di un amore a una scena del crimine, con una brutale onestà nell’ammettere le proprie colpe: “Mi pensavo folle invece sono un pagliaccio, un alieno, che non sa amare e che non ti ha amato per niente”.

Sono un grande” è, quindi, l’album sicuramente più personale di Tiziano Ferro e funziona proprio perché, in un mercato musicale in cui, generalmente, si preferisce mostrare solo il bello e indossare maschere forzatamente leggere, ci mostra, senza sovrastrutture e senza crogiolarsi nell’autocommiserazione, la convivenza di un uomo con il proprio dolore interiore, accolto a tal punto da essere raccontato con una sincerità spiazzante, a dimostrazione che la verità è sempre la miglior arma a disposizione di un artista.

📢 Segui iMusicFun su Google News:
Clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”

🔔 Non perderti le ultime notizie dal mondo della musica italiana e internazionale con le notifiche in tempo reale dai nostri canali Telegram e WhatsApp.