Zucchero

Zucchero, in una toccante intervista confessione al Corriere della Sera, ripercorre la carriera parlando anche di alcuni aspetti della sua vita privata rimasti finora inediti.

“Introverso, sempre all’ultimo banco, non parlavo mai; anche se con qualche compagno siamo amici ancora adesso.”

A 9 anni la folgorazione per la musica.

Avevamo già un gruppetto, provavamo in canonica la domenica pomeriggio con il permesso del prete. Facevo il chierichetto, in cambio mi lasciava suonare l’organo.”

Poi il ricordo della relazione con la sua ex moglie Angela Figliè e della depressione.

Mi ha massacrato, ma è stata fonte di ispirazione. Ora vorrebbe i diritti di autore. È stato un grande amore. Ed è stato un inferno. Non sono mai riuscito a capirla, neanche adesso. Impenetrabile. Durissima. Mi sono sposato a 23 anni, lei era ancora più giovane. Mi aveva lasciato il giorno prima che partissi per il Forte Village, in Sardegna, dove dovevo suonare per un mese. Le telefonavo e non rispondeva mai.

Al ritorno con la 128 scassata di mio padre andai ad aspettarla fuori dal negozio dove lavorava, e le chiesi di sposarmi. Lei rispose di sì. Fino a quando una notte mi disse: “Ti lascio, non ti amo più”. Ma non so se mi abbia mai amato davvero, di sicuro “ti amo” non me l’ha mai detto, e neanche “ti voglio bene”. Mai. E la mia presunzione era farla sorridere, renderla felice.

Volevo prenderle una casa vicino a sua madre, e mi indebitai di 500 milioni. Così scivolai nella depressione. Non sapevo dove prendere il denaro, dovevo pagare 50 milioni ogni sei mesi; la prima rata me l’aveva garantita un impresario, in cambio di una tournée al Sud.

Vado a Roma a ritirare i soldi, e mi dice che non ci sono. Mancano quattro giorni alla scadenza, se non pago ci portano via la casa. E nel frattempo era arrivata la seconda figlia.”

Zucchero, la toccante confessione

Volevo farmi fuori. Stavo malissimo. Attacchi di panico fortissimi, cose che non auguro a nessuno. Prendevo il Prozac ma non sentivo più niente. Dopo “Oro incenso e birra” mi chiamarono prima al Freddie Mercury Tribute, poi Sting, insomma mi sono capitate cose bellissime, ma non me le sono godute. Ero al massimo del successo e non volevo più salire sul palco, non volevo fare la tournée di Miserere: sedici concerti negli stadi.

Sono stato l’unico rocker ad andare in tournée con lo psichiatra al seguito. Mi dissero: “Lui ti da la pasticca, e tu suoni”. Se no? “Se no ti ricoveriamo all’ospedale psichiatrico di Pisa, e devi restarci un mese, perché se annulliamo la tournée faranno i controlli.”

Infine un ricordo di Pavarotti e dell’incisione di Miserere.

Scrivo Miserere e penso che per cantarla ci vuole un tenore. Telefono a Pavarotti a casa a Modena, e mi risponde sua figlia, che è una mia fan. Così Luciano mi fa, con la voce impostata: “Ciccio, sei bravo, ti seguo, vieni domani a casa mia, che pranziamo e giochiamo a briscola!” Io preparo tre musicassette di Miserere, cantata da Bocelli. Era febbraio, c’era il camino acceso. Verso le 4 tento il colpo, ma Pavarotti mi dice che non può. E io: “questa canzone la puoi cantare solo tu; se non vuoi cantarla, io la brucio. E la butto nel caminetto”. Luciano ci rimane malissimo, così accetta. Mi mostra l’agenda e nell’unico giorno dell’anno rimasto libero, il 19 agosto, segna a matita: Zucchero. Pavarotti&Friends, tutto il lato pop di Luciano, iniziò così.”

📢 Segui iMusicFun su Google News:
Clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”

🔔 Non perderti le ultime notizie dal mondo della musica italiana e internazionale con le notifiche in tempo reale dai nostri canali Telegram e WhatsApp.