L’Austria si prepara ad ospitare l’Eurovision Song Contest 2026, ma il clima attorno alla manifestazione si è già acceso di polemiche. Centinaia di artisti e oltre 90 istituzioni culturali hanno firmato una lettera aperta contro la decisione dell’emittente nazionale ORF di tagliare i fondi destinati alla cultura per coprire i costi dell’evento musicale più seguito d’Europa, che si terrà a maggio 2026.
La protesta sta dividendo l’opinione pubblica e solleva un interrogativo sempre più pressante: vale davvero la pena sacrificare il patrimonio culturale del Paese per ospitare un evento di tale portata?
Da una parte, l’Eurovision rappresenta un’opportunità unica: milioni di euro in arrivo grazie al turismo, una visibilità mondiale con centinaia di milioni di spettatori e un rafforzamento dell’immagine dell’Austria come Paese della musica e della cultura. Dall’altra, autorevoli personalità del mondo culturale, tra cui la Premio Nobel Elfriede Jelinek, avvertono che i tagli potrebbero portare alla chiusura di programmi storici e allo smantellamento di infrastrutture culturali costruite nel corso di decenni.
«Organizzare uno dei più grandi eventi culturali d’Europa non può avvenire a spese del ricco panorama culturale austriaco», ha dichiarato la stessa Jelinek.
La corsa per aggiudicarsi l’organizzazione dell’Eurovision 2026 vede in gara principalmente Vienna e Innsbruck. La capitale, che ha già ospitato il concorso in passato, può contare su infrastrutture consolidate e su spazi adeguati, mentre Innsbruck si propone come città giovane, dinamica e pronta a offrire una nuova energia al contest.
Il verdetto è atteso per l’8 agosto. Dietro le quinte, però, la partita si gioca anche sui costi enormi richiesti dall’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU): sicurezza, tecnologia, trasporti e logistica richiedono investimenti ingenti. Non a caso molte altre città si sono già ritirate per motivi economici.
Quest’anno l’evento assume anche un valore simbolico particolare, essendo la 70ª edizione dell’Eurovision.
Se da un lato il festival promette ricadute positive in termini di turismo e prestigio internazionale, dall’altro resta il timore che la cultura locale venga ridotta a mero “capro espiatorio di bilancio”, penalizzata per soddisfare standard produttivi altissimi.
Secondo dati recenti, sia in Austria sia in altri Paesi che hanno ospitato il contest, l’offerta culturale e turistica cresce dopo l’Eurovision, ma questo porta spesso a ripensare le priorità di spesa pubblica.
«La scena culturale locale non può diventare vittima collaterale nella corsa al prestigio internazionale», hanno dichiarato i portavoce della coalizione di artisti.
Tra i fan dell’Eurovision l’attesa è altissima. Sui social si rincorrono speculazioni sulla città ospitante, sui conduttori (tra i nomi più discussi Conchita Wurst e JJ) e sui possibili record di ascolti. Alcuni vedono in questa edizione l’opportunità per rilanciare il contest a livelli ancora più alti in termini di innovazione musicale. Altri, invece, temono che le polemiche e i tagli di budget possano compromettere l’autenticità e lo spirito del concorso.
Quel che è certo è che l’Eurovision 2026 in Austria si annuncia come uno degli appuntamenti più discussi e controversi della sua storia recente.

La musica è la sua grande passione, segue come inviata l’Eurovision Song Contest e il Festival di Sanremo. Negli anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Ama i gatti, il Giappone e la cultura manga!
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