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Elisa, il significato di tutte le canzoni di “Ritorno al futuro / Back to the future”

Elisa Ritorno al Futuro

Elisa Ritorno al futuro significato canzoni
I primi riscontri di Ritorno al Futuro / Back to the future, il nuovo progetto discografico di Elisa, sono davvero entusiastici. I fans e gli appassionati di musica hanno colto la volontà dell’artista di Monfalcone di trovare una chiave personale e originale in un percorso innovativo, ma che non rinnega il passato.

Venticinque tracce – tutte inedite – con il meglio della scena musicale italiana del momento e la firma di Elisa, nella musica, produzione e testi, che unisce i diversi mondi sonori presenti in questo eccezionale progetto che si conferma uno dei più attesi del 2022.

Da Jovanotti a Mace, da Calcutta a Elodie, e ancora Giorgia, Rkomi, Franco126, DRD, Venerus, Michelangelo, Takagi&Ketra, Don Joe, Roshelle, Andrea Rigonat, Andy, Stevie Aiello, Sixpm, Marz & Zef: un firmamento di nomi per questo album in cui, come la stessa Elisa ha affermato “L’aspetto della collettività e della condivisione era ancora più importante e più centrale rispetto ad altre volte”.

Paradossalmente, questo può essere definito un disco molto ‘up’ ed Elisa adesso guarda fuori e fotografa ciò che vede intorno. Quasi una reazione dell’artista a tutti gli impedimenti e le mancanze degli ultimi mesi.

Il filo conduttore del disco è infatti l’idea di reagire a questi tempi e alla situazione mondiale che si sta vivendo, pensando alla necessità di un cambiamento radicale anche, soprattutto, a favore dell’ambiente, tema centrale del disco. L’esigenza di una rivoluzione umana guidata da valori non materiali; il desiderio di un mondo un po’ più lento, più sano, senza la continua iper produzione, che lascia spesso indietro la qualità a favore della quantità.

Ed ecco il motivo del titolo “Ritorno al futuro”: cercare di non rifare gli stessi errori, cambiare atteggiamento, l’essere più consapevoli del nostro peso sul mondo e di quello che possiamo fare.

Nel disco c’è così il rispetto per il pianeta (“Show’s rollin’”, “I feel it in the Earth”, “Hope”), l’amore nelle varie declinazioni (“A tempo perso” per un amico, “Come sei veramente”, “O forse sei tu” per la persona cara, “Non me ne pento” e “Drink to me” per se stessi) l’amicizia al femminile (“Luglio”), la corsa spietata della società capitalista (“Let it go to waste on me”, “Fire”), la voglia di vivere (“Quando arriva la notte”, “My mission”, “Palla al centro”).

Elisa Ritorno al futuro significato canzoni

Musicalmente, invece, questo disco è un mosaico di suoni che raccoglie i più grandi produttori presenti oggi in Italia e nomi rinomati all’estero (da Stevie Aiello – al lavoro con Thirty Seconds to Mars – a Patrick Warren – già con Bob Dylan, Bruce Springsteen, Avril Lavigne -), dove il segno di Elisa arriva forte e chiaro e la sua voglia di sperimentare e mettersi in gioco corre libera, fuori dagli schemi predefiniti.

​L’impronta soul è molto forte in questo disco, più che in altri, ed è come se fosse collegato agli inizi della carriera; ma elettronica e pianoforte si succedono e si sovrappongono, mentre nella produzione si mescolano basso, batteria, chitarre e strati di moog, alcuni lisergici e psichedelici, altri più consistenti, ritmici, riffosi.

Due dischi, 25 brani inediti, inglese e italiano, “Ritorno al Futuro / Back to the Future” racchiude tante storie, fatte di momenti più spensierati e altri più concreti, molte nate nell’era di FaceTime, altre venute fuori dai cassetti della memoria. Come quella di “A tempo Perso” che racconta un momento di vita di un giovane ragazzo (Luigi Pulcinelli) con i suoi sogni e le sue fragilità. Una canzone autobiografica, scandita dal tamburello, dedicata ad un caro amico di Elisa scomparso, ma anche a tutti quelli che come lui, pur sentendosi fragili, “scalano montagne per le strade“.

Oppure il viaggio di “Seta” che vede la produzione di DRD e una piena e totale libertà. Una canzone che contiene tante stanze: c’è la stanza del riff, quella delle emozioni, quella dell’house con un pianoforte un po’ anni ’90. Ma c’è anche la spinta rock di “Come sei veramente” in uno strano ibrido tra il nuovo e l’antico, dove ci si può trovare Frou Frou, Imogen Heap, i Police, un po’ di Cranberries.

La melodia ha dei salti particolari che la rendono tesa e carica di energia, perfetta per i live. E poi ci si immerge totalmente nei suoni di “O forse sei tu”, portata sul palco del Teatro Ariston di Sanremo. Pianoforte e archi (scritti dalle stessa Elisa insieme a Will Medini), regalano una melodia magica su produzione di Andrea Rigonat e arrangiamenti di Patrick Warren. Il brano, scritto durante il lockdown, è uno degli esperimenti di scrittura via FaceTime per l’artista più sentiti ed emotivi.

Ironia e un gusto da cinema italiano retrò caratterizzano invece “Litoranea”, brano che nasce dalla penna di Calcutta – che torna a collaborare con Elisa dopo il successo straordinario di “Se piovesse il tuo nome”, certificato Doppio di Platino e per 9 settimane in vetta alle classifiche radiofoniche- e Davide Petrella.

In “Quello che manca”, invece, l’artista di Monfalcone torna a lavorare con Rkomi dopo il Doppio Platino di “Blu”. Qui sulla base dolce ed evocativa di Sixpm la voce calda di Rkomi regala un mix perfetto che si arricchisce delle metafore del testo. E poi arriva “Luglio” con la sua super formazione al femminile che vede Elisa cantare con tre grandi artiste dal timbro soul, Giorgia, Elodie e Roshelle, in un brano vestito dal dalla produzione di Mace e Venerus.

Una canzone che racconta un mondo di sorellanza, di complicità, amicizia e solidarietà fra donne. Qui la strofa soul un po’ ispirata a Lauryn Hill si apre in un ritornello aereo e romantico e i volutamente pochi strumenti utilizzati lasciano avanzare il ritmo. “Come te nessuno mai” nasce da un taglia e cuci emotivo durante il difficile momento del lockdown.

Un brano profondo al quale l’artista ha lavorato a lungo, arrangiato da Patrick Warren e Andrea Rigonat, scritto con Davide Petrella. “Non me ne pento” racconta invece il lato ribelle di Elisa, ed è un suo piccolo manifesto. La base di Don Joe è solenne, maledetta, dark, ma allo stesso tempo elegantissima e sognante. Il brano fa pensare che la musica ha veramente possibilità infinite.

Palla al centro” battezza la collaborazione di Elisa con Jovanotti. Un brano positivo che incita all’azione, con percussioni in levare e pieno di metafore potenti, d’energia e solarità.

Metafore nel testo, firmato insieme a Franco126 e Takagi & Ketra, il sapore anni ’60, la spensieratezza del ritornello: “Chi lo sa” è un crossover che con la produzione di Andrea Rigonat riesce ad unire influenze diverse e melodie molto ampie. Chiude il disco in italiano “Quando arriva la notte” e qui un giro di accordi di moog viene arricchito da un groove di batteria con delle percussioni tribali super rallentate; Elisa attacca il wurlitzer e inizia a cantare una melodia. Il tutto in una sola notte.

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Il sipario di Back to the Future si apre con “Show’s rollin’”, qui entra pulsante il tema dell’ambiente e sulla crisi climatica. Elisa stessa l’aveva raccontata così “Vorrei tornare nel futuro ma vorrei tornarci cambiando qualcosa. Salvando quello che è prezioso e lasciando andare quel superfluo in cui si rischia di annegare, di perdersi (…) Sembra un discorso che c’entra poco con la natura, ma forse invece c’entra”.

Il brano è una sorta di flusso di coscienza, un manifesto delle intenzioni, un giuramento. Incentrato molto sui cori e sulle voci, come un gospel moderno, suona anche come un pezzo molto ‘selvatico’. Il passaggio a “Let me”, riporta il suono soul ma in un crossover che si appoggia su una produzione resa solo con il basso, la batteria, delle chitarre e strati di moog.

Con “Drink to me” si brinda alla forza interiore che ritroviamo in noi stessi, quella che ci spinge a rialzarsi ogni volta che cadiamo. Su una solida base musicale organica e suonata, Marz e Zef hanno aggiunto potenza.

In “I feel it in the Earth” ritorna centrale il tema ambientale e il ritornello ed Elisa canta il grido di dolore della terra. Influenze di You’ve Got the Love di Florence + The Machine e delle vecchie produzioni di Mark Ronson segnano questo brano ricco di fiati (un altro segno dell’influenza del soul sull’album).

Ordinary Day” ha invece una melodia intensa ed emozionante che si sposa perfettamente con ul testo scritto da Elisa insieme a Jessica Childress, bravissima autrice sempre molto attenta alle parole.

Entra delicatamente “Tears May Roll Down Now”, un brano struggente che unisce gli archi scritti da Elisa e Will Medini a quelli di Patrick Warren che rendendo tutto il brano molto melodico. La produzione di Andrea Rigonat regala al ritornello potente un approccio elegante, quasi rétro.

Fuckin’ believers” è invece uno sfogo, una liberazione. E’ un brano che diverte ma allo stesso tempo possiede un contenuto estremamente serio. Ha un mood fisico che esce dalla griglia del pop. È pura linfa vitale.

Il testo di “Hope” usa invece l’idea di una casa che cade a pezzi come metafora per il nostro pianeta, parla della nostra incapacità di vedere, dell’ipocrisia di comodo di chi non vuole cambiare le sue abitudini, di chi è viziato e non riesce a rinunciare al comfort. Il pezzo, composto a Los Angeles insieme a Stevie Aiello si poggia su un potente riff di chitarra.

Poi arriva l’effetto sonoro di “Domino” dove un imponente pianoforte con l’andare del pezzo prende una dimensione più drammatica e dark. Il testo parla di qualcuno che non vuole rapporti profondi con le persone, che non vuole un confronto o un rapporto alla pari, come se fosse inavvicinabile.

In “Like I want you”, invece, il riff ipnotico di chitarra trasmette pace, mentre il testo romantico scalda tutto il brano. Elisa suona il wurlitzer, un piano elettrico vintage che dà al pezzo un sapore americano, quasi r&b.

My Mission” vede la collaborazione di Andy dei Bluvertigo. Un’armonia bella e insolita richiama i Depeche Mode e Martin Gore. E’ venuta fuori una canzone solare e motivazionale, un piccolo momento di magia. Ha una melodia pura, volutamente lasciata da Elisa un po’ spoglia.

Ed ecco “Fire”, una canzone autobiografica. Elisa qui descrive il suo fuoco interiore. “Fire” è l’accettazione dei suoi pregi e soprattutto dei suoi difetti. Ma è anche una falsa illusione, quella del finto divertimento, del finto benessere, le caratteristiche peggiori della società capitalista.

L’album si chiude con “Let it go to waste on me”, una canzone libera, che ha coraggio perchè fuori dal tempo ma che porta in sè un messaggio importate, quello dell’amore incondizionato per se stessi che deve essere indipendente dai successi o fallimenti.

Elisa ha deciso di chiudere il suo disco con questo messaggio “Di questi tempi mi pare importante dirlo, stiamo battagliando e abbiamo perso tante cose, ma non noi stessi. È fondamentale: il valore di una persona deve essere scollegato dal successo materiale”.

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