Lauryn Hill

Un’apertura memorabile — e interminabile — per l’edizione 2025 dell’Essence Festival of Culture, andata in scena il 4 luglio al Caesars Superdome di New Orleans. Sul palco: giganti dell’R&B come Babyface, Maxwell e una Lauryn Hill arrivata a sorpresa ma penalizzata da un orario di esibizione assurdo. Il risultato? Un’arena semivuota nel cuore della notte, tra ritardi, nostalgia e grande musica.

Come riportato da Nola.com, ad aprire la lunga notte è stato Kenneth “Babyface” Edmonds, uno dei più prolifici produttori e autori degli anni ’80 e ’90. A 66 anni, ancora impeccabile, Babyface ha regalato al pubblico un tuffo emozionale nei classici da lui scritti e/o prodotti: da “Can We Talk” di Tevin Campbell a “I’ll Make Love to You” dei Boyz II Men, da “Roni” di Bobby Brown a “Love Should Have Brought You Home” di Toni Braxton. “Sono stanco morto”, ha confessato, ma ha tenuto la scena con grazia ed energia.

Alle 00:55, con un Superdome già semivuoto, è toccato a Maxwell, che ha ripercorso parte della sua carriera soul e neo-soul con brani come “Lake By the Ocean”, “Bad Habits” e l’immancabile “Ascension”. Più che una performance esplosiva, è stato un set elegante ma contenuto, durato circa 40 minuti. L’omaggio a New Orleans con la Rebirth Brass Band è stato uno dei pochi momenti davvero “live” della serata.

Il momento più atteso — e al tempo stesso più surreale — è arrivato alle 2:31 del mattino, quando Lauryn Hill è salita sul palco. Aggiunta al cartellone solo due giorni prima, la sua esibizione ha trovato un’arena quasi completamente vuota. Ma l’artista non si è scomposta: ha parlato con i fan, ha improvvisato (“I Gotta Find Peace of Mind”, “Tell Him”), ha coinvolto i figli Zion e Joshua “YG” Marley, ha offerto momenti intimi e potenti.

Il climax è arrivato con “Killing Me Softly”, “Fu-Gee-La” e una versione micidiale di “Doo Wop (That Thing)”, rifatta due volte fino a quando la band non ha trovato il groove giusto. “Love you, Essence!” ha gridato alla fine, lasciando il palco alle 3:37 del mattino tra pochi applausi residui.

La serata è stata pesantemente condizionata da ritardi accumulati sin dall’inizio, con otto artisti sul main stage (almeno due di troppo), cambi palco lenti e scalette troppo lunghe. L’organizzazione ha fatto un grave errore di valutazione: programmare Lauryn Hill alle 2:30 del mattino ha tolto potenza all’intero evento. Nonostante la sua performance sia stata tra le più autentiche e ispirate degli ultimi anni, è stata sprecata in un’arena spettralmente vuota.

La scelta di riservare il palco secondario Superlounge ai possessori di biglietti “VVIP” aveva già sollevato polemiche. Ma ironicamente, alla fine, l’intero Superdome si è trasformato in un lounge deserto, in cui solo i più resistenti sono rimasti ad assistere alla chiusura della serata.

L’edizione 2025 dell’Essence Festival si è aperta con grandi nomi e grandi ambizioni, ma una gestione discutibile del tempo e del pubblico ha trasformato un evento celebrativo in una lunga maratona dai risultati altalenanti. Babyface ha emozionato, Maxwell ha sedotto, Lauryn Hill ha incantato… ma quasi nessuno era rimasto a guardare.

Una lezione importante per il futuro: la magia va rispettata anche nei tempi, non solo nei nomi.

Foto su licenza Depositphotos

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