Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze, Genova, Jesolo (VE), Matera, Acireale (CT), Alessandria, Bertinoro di Romagna (FC), Pesaro, Palazzolo Acreide (SR), Rimini, Trieste, Viterbo e Sanremo (IM). Sono questi i diciassette comuni che hanno risposto al bando indetto dalla Rai per ospitare la 66esima edizione dell’Eurovision Song Contest, compito che per il prossimo anno spetterà al nostro Paese grazie alla bella vittoria dei Maneskin.
In attesa della decisione ufficiale, che dovrebbe arrivare entro la fine di agosto, rumors e pareri si sprecano sui vari social network. Tra tutti il prestigioso endorsement di Laura Pausini, che ha sposato e appoggiato la candidatura di Bologna. Oltre che per questioni territoriali anche per motivi familiari, considerato che la proposta è stata avanzata da Free Event, società amministrata da suo cognato Andrea Camporesi.
Tralasciando le parentele, a oggi, il capoluogo emiliano ha tutte le carte in regola per giocarsi la possibilità di ospitare la manifestazione. Compresa la suggestiva iniziativa di dedicare l’intera edizione alla memoria di Raffaella Carrà. Un grande punto interrogativo per quanto riguarda Milano, considerata sulla carta la candidata numero uno per capienza e organizzazione. Un’ipotesi che, oggi come noi, non appare più così certa e scontata.
Eurovision 2022: bye bye Milano?
Due le papabili location della città meneghina che rispetterebbero i requisiti richiesti dall’EBU. Il Forum di Assago e il Palazzo delle Scintille di City Life. Nel primo caso, però, oltre alla capienza inferiore e alla struttura non proprio recentissima, fa riflettere la notizia che riguarda il nuovo tour di Francesco Gabbani, con due date nei palazzetti in programma il 6 maggio al Mediolanum Forum di Assago (MI) e l’8 maggio al Palazzo dello Sport di Roma.
Secondo quanto precisato nel bando ufficiale, oltre a possedere tutti i requisiti necessari per realizzare una produzione di alto livello, la struttura designata deve essere disponibile in esclusiva per le sei settimane prima dell’evento, per le due settimane destinate allo show (la cui messa in onda è prevista per il mese di maggio) e per la settimana successiva per il disallestimento. Quindi, per un totale di nove settimane.
Certo, trattandosi in entrambi i casi di strutture private, ci si può accordare con i vari booking in attesa di un eventuale mandato ufficiale. In tal caso, naturalmente, il concerto verrebbe dirottato senza alcun problema in un’altra location. Tutto ciò fa comunque riflettere, indebolendo per il momento ambedue le candidature. Due palasport forse troppo “obsoleti” per una manifestazione internazionale che richiede un certo tipo di modernità.
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.