Dopo le tensioni dell’edizione 2025, la Slovenia torna a sollevare forti critiche all’EBU e questa volta ipotizza persino il ritiro dall’Eurovision Song Contest. A esprimere ufficialmente il malcontento è stata la direttrice di RTV SLO, Ksenija Horvat, che ha inviato una lettera aperta ai membri dell’Unione Europea di Radiodiffusione, sollevando una serie di questioni cruciali legate alla partecipazione di Israele e all’opacità del sistema di voto.
Per la prima volta, la partecipazione di Israele viene messa direttamente in discussione dall’emittente pubblica slovena. Nella missiva, Horvat esprime “una serie e crescenti preoccupazioni” per la presenza dello Stato mediorientale nella competizione, sottolineando come “la situazione umanitaria a Gaza e nei territori occupati si sia aggravata”, alimentando “un forte malcontento pubblico sia in Slovenia che in tutta Europa”.
RTV SLO si unisce così ad altri broadcaster – tra cui RTVE (Spagna) e RÚV (Islanda) – che hanno già sollevato interrogativi sull’opportunità di mantenere Israele in gara in un contesto così fortemente politicizzato. Una posizione che ricorda quanto accaduto nel 2022 con l’esclusione della Russia, accusata di portare “discredito” al concorso.
Altro punto caldo della lettera è il sistema di votazione, soprattutto dopo la controversa vittoria al televoto del brano israeliano “New Day Will Rise”, sostenuto da una massiccia campagna promozionale finanziata direttamente dal governo israeliano. Secondo RTV SLO, questo tipo di intervento mina “l’apoliticità del contest” e ha “ulteriormente eroso la fiducia del pubblico“.
Horvat solleva dubbi anche sulle modalità di raccolta del televoto, in particolare sulla sproporzione tra voti telefonici e online, chiedendo un confronto trasparente tra i due canali. “Come media pubblici, abbiamo il dovere di fornire informazioni accurate e verificabili“, scrive.
Ma la parte più netta della lettera arriva alla fine, dove la direttrice non esclude la possibilità di un ritiro futuro della Slovenia dal concorso:
“Se l’EBU non prenderà provvedimenti concreti, saremo costretti a riflettere sulla nostra partecipazione ai futuri eventi Eurovision”.
Un avvertimento senza precedenti da parte di RTV SLO, che non pone condizioni specifiche – come l’esclusione di Israele – ma esige un cambiamento strutturale. Horvat chiede all’EBU un “dibattito aperto, inclusivo e urgente” su trasparenza, regole di ingaggio e valori etici dell’Unione, coinvolgendo anche artisti e società civile.
Le tensioni post-Eurovision 2025 sembrano ben lontane dal placarsi. Il caso sloveno potrebbe aprire la strada ad altre prese di posizione simili da parte di broadcaster pubblici europei, soprattutto in vista di un dibattito sempre più acceso sull’identità e i principi fondanti del contest. L’EBU, ora, è chiamata a dare risposte concrete, prima che il malcontento si trasformi in diserzione.
La musica è la sua grande passione, segue come inviata l’Eurovision Song Contest e il Festival di Sanremo. Negli anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Ama i gatti, il Giappone e la cultura manga!