Nel secondo anniversario del 7 ottobre, artisti israeliani in gara all’Eurovision si uniscono alle famiglie delle vittime in una cerimonia di memoria e resilienza.
Nel secondo anniversario del massacro del 7 ottobre, si terrà una cerimonia speciale promossa dal movimento “Kumu” (Wake Up) insieme alle famiglie delle vittime assassinate e dei rapiti. L’evento, guidato dai fondatori Yonatan Shimriz e Omri Shifroni, unirà musica e memoria, con l’obiettivo non solo di onorare chi ha perso la vita, ma anche di rafforzare la richiesta di giustizia e di libertà per gli ostaggi ancora prigionieri.
A testimoniare il legame tra cultura e resilienza collettiva, saliranno sul palco numerosi protagonisti della storia di Eurovision in Israele, voci che da oltre cinquant’anni rappresentano il Paese sulla scena internazionale.
Tra gli artisti presenti ci saranno:
- Yuval Raphael, rappresentante di Israele all’Eurovision 2025.
- Eden Golan, concorrente nel 2024.
- Rita, amatissima icona della musica israeliana e rappresentante all’Eurovision 1990.
- Shlomo Artzi, sul palco europeo già nel 1975 e poi divenuto una delle figure più iconiche della musica nazionale.
- Shiri Maimon, in gara nel 2005.
- Yardena Arazi, che rappresentò Israele due volte: nel 1976 con il gruppo Chocolate Menta Mastik e nel 1988 come solista.
Particolarmente significativa sarà la partecipazione di Daniel Weiss, finalista del talent The Next Star for Eurovision, che nel massacro al Kibbutz Be’eri ha perso entrambi i genitori. La sua presenza sul palco assume il valore di una testimonianza personale, intima e dolorosa.
Eurovision e il peso del 7 ottobre
Negli ultimi due anni, l’ Eurovision è diventato, suo malgrado, parte del dibattito politico e sociale seguito agli eventi del 7 ottobre.
Durante l’edizione 2024 a Malmö, la partecipazione di Israele fu fortemente discussa: critiche e polemiche legate al conflitto a Gaza si intrecciarono alla musica, tanto che Eden Golan fu costretta a modificare il testo del suo brano. Nonostante pressioni e contestazioni, l’artista divenne un simbolo di resilienza, conquistando il sostegno del pubblico in patria e all’estero.
Un anno dopo, anche Yuval Raphael dovette affrontare contestazioni e accuse di “strumentalizzazione” della sua esperienza di sopravvissuta al Nova Festival. Ma la sua interpretazione intensa e la frase pronunciata in finale – “Am Yisrael Chai” (“Il popolo di Israele vive”) – hanno fatto breccia, portandola al primo posto nel televoto e al secondo nella classifica generale.
Memoria e resilienza
In questo contesto, la cerimonia promossa da “Kumu” vuole ribadire che la musica israeliana, portata per decenni sul palco di Eurovision, non è soltanto spettacolo ma anche memoria, resilienza e impegno civile. Gli artisti, con le loro voci, danno forza a una richiesta condivisa: non dimenticare le vittime e continuare a chiedere il rilascio degli ostaggi.
La musica è la sua grande passione, segue come inviata l’Eurovision Song Contest e il Festival di Sanremo. Negli anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Ama i gatti, il Giappone e la cultura manga!
