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Eurovision e memoria: gli artisti israeliani insieme alle famiglie delle vittime del 7 ottobre

Yuval Raphael

Nel secondo anniversario del 7 ottobre, artisti israeliani in gara all’Eurovision si uniscono alle famiglie delle vittime in una cerimonia di memoria e resilienza.

Nel secondo anniversario del massacro del 7 ottobre, si terrà una cerimonia speciale promossa dal movimento “Kumu” (Wake Up) insieme alle famiglie delle vittime assassinate e dei rapiti. L’evento, guidato dai fondatori Yonatan Shimriz e Omri Shifroni, unirà musica e memoria, con l’obiettivo non solo di onorare chi ha perso la vita, ma anche di rafforzare la richiesta di giustizia e di libertà per gli ostaggi ancora prigionieri.

A testimoniare il legame tra cultura e resilienza collettiva, saliranno sul palco numerosi protagonisti della storia di Eurovision in Israele, voci che da oltre cinquant’anni rappresentano il Paese sulla scena internazionale.

Tra gli artisti presenti ci saranno:

Particolarmente significativa sarà la partecipazione di Daniel Weiss, finalista del talent The Next Star for Eurovision, che nel massacro al Kibbutz Be’eri ha perso entrambi i genitori. La sua presenza sul palco assume il valore di una testimonianza personale, intima e dolorosa.

Eurovision e il peso del 7 ottobre

Negli ultimi due anni, l’ Eurovision è diventato, suo malgrado, parte del dibattito politico e sociale seguito agli eventi del 7 ottobre.

Durante l’edizione 2024 a Malmö, la partecipazione di Israele fu fortemente discussa: critiche e polemiche legate al conflitto a Gaza si intrecciarono alla musica, tanto che Eden Golan fu costretta a modificare il testo del suo brano. Nonostante pressioni e contestazioni, l’artista divenne un simbolo di resilienza, conquistando il sostegno del pubblico in patria e all’estero.

Un anno dopo, anche Yuval Raphael dovette affrontare contestazioni e accuse di “strumentalizzazione” della sua esperienza di sopravvissuta al Nova Festival. Ma la sua interpretazione intensa e la frase pronunciata in finale – “Am Yisrael Chai” (“Il popolo di Israele vive”) – hanno fatto breccia, portandola al primo posto nel televoto e al secondo nella classifica generale.

Memoria e resilienza

In questo contesto, la cerimonia promossa da “Kumu” vuole ribadire che la musica israeliana, portata per decenni sul palco di Eurovision, non è soltanto spettacolo ma anche memoria, resilienza e impegno civile. Gli artisti, con le loro voci, danno forza a una richiesta condivisa: non dimenticare le vittime e continuare a chiedere il rilascio degli ostaggi.

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