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Federico Baroni a sostegno dei musicisti di strada: “Fare musica è un’esigenza!”

Federico Baroni Non Vale

Gli artisti di strada sono molto, troppo spesso oggetto di ironia e critiche, ma Federico Baroni, uno dei busker più noti e talentuosi del nostro paese, non ci sta e in un video risponde alle polemiche.

Nei giorni scorsi l’influencer Giulia Torelli ha lanciato un’invettiva contro i musicisti di strada che, a suo parere, sono rumorosi e rendono corso Vittorio Emanuele e piazza Duomo a Milano poco percorribili.

“Corso Vittorio Emanuele presa in ostaggio dai chitarrini, mezza via presa in ostaggio da questi con la batteria che spaccano i timpani. Nell’altra metà c’è uno che fa le acrobazie. Cioè non si riesce a camminare in città… Devono esibirsi. Inquinamento acustico!”

Luca Bizzarri sempre sui social ha espresso il suo punto di vista.

“No non è inquinamento acustico, magari è stata gestita male dal Comune e ce ne sono troppi, ma quelli lì che suonano i chitarrini e fanno le acrobazie di solito ragazzi o ragazze che hanno studiato per suonare il chitarrino o per fare le acrobazie e se lo fanno a casa loro dove nessuno li guarda… Beh sono dei deficienti perché per esibirsi c’è bisogno di un pubblico e quindi lo devi fare dove c’è del pubblico. Per cui non è inquinamento acustico, sono ragazzi che si esibiscono e che magari hanno pagato anche una tassa per esibirsi lì.”

@federicobaroni_ Il mio pensiero su cosa significhi essere un #artistadistrada. #streetartist #inquinamentoacustico #perte ♬ suono originale – Federico Baroni

Federico Baroni a sostegno dei musicisti di strada:

Le parole di Federico Baroni in un video.

Ragazzi buongiorno, ci tenevo a fare questo video perché in questi giorni ho ricevuto tantissimi messaggi riguardo alle parole utilizzate da questa ragazza. Come busker, avendo suonato tanti anni per strada e avendo fatto (penso) anche delle cose abbastanza importanti per diffondere la cultura del busking in Italia, ci tenevo a rispondere nel modo giusto per cercare di far riflettere tutte quelle persone che, come la ragazza, hanno ancora questa visione e questa considerazione dell’artista di strada come un artista che non ce l’ha fatta, come un artista che ha bisogno di andare a suonare per racimolare qualche soldo o come un artista che non ha esperienza e ha solo la strada come palco su cui portare la propria musica.

Fare musica di strada è un’esigenza, un bisogno di esprimere e condividere questo bisogno con le altre persone. A me personalmente (e a tanti altri) suonare per strada ha cambiato la vita. Ho iniziato a suonare per strada nel 2014 ed eravamo in pochi, circa 5 o 6 a Roma, in Via del Corso. È qualcosa che mi ha fatto uscire e vedere la luce in un periodo in cui, dopo un anno in cui vivevo a Roma, suonavo nei pub e nei localini in cambio di un’ora e mezza di performance per due birre calde, davanti a 20 persone che non apprezzavano e non avevano interesse verso la mia musica.

Un giorno vedo un video di un artista che sarebbe diventato la mia guida e suona per strada con la loop station, cioè Ed Sheeran e rimango completamente folgorato da questo pensiero e dall’idea di portare la mia musica per strada in modo naturale, davanti alle persone. Così sono partito per l’Inghilterra da solo con la mia chitarra, per un viaggio di due mesi che mi ha letteralmente cambiato la vita. In quei due mesi ho capito che sarei tornato con un qualcosa di nuovo per ricominciare a credere nelle mie canzoni. Ho girato tutta l’Inghilterra fino a che Liverpool sono stato colpito nel vedere quanti artisti di strada ci fossero per la città e quanta ammirazione ci fosse da parte delle persone verso questi artisti e soprattutto quanto talento ci fosse per quelle strade. Un giorno a Liverpool un artista mi ha chiesto se volessi fare un brano, ho preso la mia chitarra, mi sono messo davanti al microfono e mi ricordo come se fosse ieri che ho iniziato a cantare questo brano che avevo scritto una settimana prima a Londra. In quel momento è scomparso tutto: era come se attorno a me ci fosse un silenzio generale e mi ricordo che non riuscivo a cantare, le mani mi tremavano e mi chiedevo come fosse possibile che cento persone fossero davanti a me non conoscendomi, non avendo ricevuto nessun invito e non capendo forse le mie parole perché stavo cantando in un’altra lingua, eppure mi guardavano come se mi conoscessero. Avevo proprio la sensazione che fossero entrati nella mia anima e stessero scoprendo delle parti di me. Questo è il vero significato del fare l’artista di strada, è questo che spinge un artista, nonostante tutti i no e tutte le porte sbattute in faccia in questo mondo ed è questo che ci fa andare avanti.

Va apprezzato il coraggio che c’è dietro la scelta di essere un artista di strada e di fare quello che è a tutti gli effetti un lavoro, un lavoro che ti porta a suonare con le mani congelate una chitarra anche in inverno con 0 gradi, a cantare con un freddo cane e a rimanere senza voce.

Dietro questa scelta c’è tanta passione, prima di tutto, ci sono tanti sacrifici, tante rinunce, tanto studio ed è giusto che questo lavoro venga considerato tale (in Inghilterra è effettivamente considerato come un lavoro).

Ci sono tanti artisti ogni anno, sempre in Inghilterra, che vengono presi dalla strada e lanciati a livello discografico, vengono dati addirittura dei sussidi statali per permettersi gli studi e concentrarsi su questo ma soprattutto c’è tanta ammirazione verso gli artisti di strada.

Ci tenevo a condividere con voi la mia esperienza e quello che penso perché fare musica per strada è stata l’esperienza più bella della mia vita: è qualcosa che ti travolge e che ti fa dimenticare del tempo.

Quando leggo questi messaggi mi dispiace veramente tanto perché ci dovrebbe essere molta più considerazione degli artisti di strada.

Spingiamo per valorizzare tutto questo e non facciamoci imbambolare dalle parole di chi scredita, sminuisce e ridicolizza gli artisti di strada.

Chiudo citando Luca Bizzarri, che ringrazio per aver difeso la nostra categoria e aver messo in luce il vero impegno che c’è dietro il lavoro dietro l’arte di strada e dico: dire le cazzate, questo sì che è inquinamento acustico.

Ciao ragazzi”

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