Tempo Da Aspettare è il nuovo singolo del cantante calabrese Barreca. Un brano che racconta l’attitudine di chi è capace di mettere in atto l’arte della contemplazione e di chi sapientemente abbraccia e apprezza la dilatazione del tempo, sempre più concepita come motivo di angoscia e non di quiete.
Nell’attitudine poetica e al contempo realista del protagonista del brano è possibile riscontrare quella quiete di fondo che caratterizza la totalità del brano.
Scritto da Benedetto Demaio e prodotto da Riccardo Anastasi, il Tempo Da Aspettare rappresenta un’ode all’estemporaneità della vita e alla gentilezza degli animi calmi.
Il brano è arricchito da sonorità volutamente retrò grazie all’utilizzo di stili e strumenti legati ai primi anni ’90, come a voler tornare indietro nel tempo e assaporare tutte le emozioni e i linguaggi musicali presenti.
Intervista a Barreca
Vorremmo far conoscere meglio l’Artista Domenico Barreca in arte BARRECA. Più volte hai affermato che le tue canzoni sono generate da un caos dentro, da cosa nasce questo tormento se così possiamo chiamarlo?
Io sono un trentacinquenne normalissimo che ha una natura abbastanza inquieta.
Ho bisogno, come dice il titolo Dall’altra parte del giorno, di sentirmi sempre dall’altra parte di qualcosa, nonostante dietro di me magari ci siano delle situazioni confortevoli e delle cose belle: i miei affetti, la mia terra e tutto quello che mi può offrire, l’amore; ho però bisogno di viverlo alla giusta distanza.
Questo, non mi permette di poter vivere con tutta la serenità del mondo, infatti, il caos è generato da questo, da tante fragilità, da ansie che in passato mi hanno fatto vivere nell’apatia. In tutto questo, però, c’è anche la consapevolezza che le fragilità possano diventare dei punti di forza veicolate attraverso la musica.
Oppure, c’è anche quella autenticità di poter vivere tenendo il buono in tutte e situazioni, quindi, tutto questo è stato poi riportato in un album che è stato una sorta di psicoterapia, mi ha permesso di poter vivere una seconda vita in modo bello e autentico.
Questo non significa che ho ritrovato la serenità e la felicità, però i lampi sì, e l’ho fatto attraverso delle semplici cose.
“Tempo d’aspettare” è il tuo nuovo singolo che tu stesso hai definito un inno agli animi calmi, come se trovare una sorta di pace sia l’imperativo dei nostri tempi.
Ho avuto il privilegio di vivere entrambe le fasi, quindi sono passato dall’ansia della frenesia e del tempo che mi divorava; non riuscivo a godermi le cose che finivano, non vedevo alcune cose.
Nell’ultimo periodo ho riacquisito un po’ questo senso dell’attesa, del dilatare il tempo e farlo nella maniera più semplice per poi riuscire a costruire una sorta di “Sabato del Villaggio”, una cosa meravigliosa perché vivi il sabato pomeriggio con attesa spasmodica e con un bellissimo sorriso per poi riuscire ad avere anche quel senso di nostalgia.
Tutto questo può essere un atto che non salva le persone, ma è una chiave per farle vivere meglio, soprattutto se le armi in questione sono il sorriso, che è un’arte che va conquistata, e la gentilezza.
Riuscendo a creare questo giusto mix si apprezza e si vede un po’ meglio cosa c’è di bello in questa vita, soprattutto quado i tempi che stiamo precorrendo dimostrano il contrario, dalla frenesia e dai toni sempre eccessivi, che invece la gentilezza può attenuare.
Nella copertina del singolo, molto semplice ma con una freccia diretta verso l’alto…ha un significato particolare nella sua semplicità?
Intanto ci tengo a ringraziare chi l’ha creata, l’artwork è di Salvatore Condello, un bravissimo creativo molto giovane, che è riuscito a raffigurare il senso del brano e del mio modo di essere. Nella sua semplicità questa freccia, che è stata incollata con dello scotch, va ad indicare la direzione di questo tempo dilatato e lo si vede anche nel videoclip. Mi piace quando si indica una direzione e siamo noi a dettare il cammino.

Nei tuoi lavori si denota una forte sensibilità pur rimanendo tecnicamente perfetto nelle esecuzioni. Senti davvero molto ciò che scrivi e canti?
Non potrebbe essere altrimenti, farei altro se non ci fosse questa componente. Non ho mai fatto musica, e mai lo farò, per puro esibizionismo, per cercare di far capire quanto sono bello e bravo, non mi appartiene per natura.
La musica è qualcosa che mi permette in primis di stare in connessione con il mio mondo ideale e di raccontare la fragilità e la malinconia in maniera più nuda possibile, senza filtri o maschere, anche quando racconto le storie degli altri, mi piace rielaborare un brano di artisti che mi fanno impazzire.
È più semplice per me riuscire a raccontarmi attraverso una canzone che in un altro modo perché mi chiudo a riccio e non esce la mia essenza.
Farlo come è successo nell’ultimo album è molto autentico e credibile perché tutto non è stato lasciato al caso e ogni nota e parola rappresenta me stesso e ciò che vivo, di questo ne sono molto orgoglioso.”
Come nasce e prende vita un brano di Barreca? Quanto influisce quella vena di poesia e sofferenza che è intrinseca nella gente del sud del mondo?
Ho la fortuna di avere una squadra di amici con la quale ormai lavoriamo in maniera naturale da anni e loro, ossia Benedetto Demaio che cura i testi e la musica e Riccardo Anastasi che si occupa degli arrangiamenti e la produzione artistica, hanno la capacità naturale di superarsi tutte le volte perché mi descrivono con un vestito cucito addosso su misura.
Io mi ritrovo a raccontare i miei flussi di coscienza, le mie peripezie, le mie disgregazioni amorose, a volte mi ritrovo anche nelle storie degli altri, mi rendono l’interprete di me stesso. Tutto questo è bello perché comunque anche l’aspetto primordiale di un brano, quando arriva un chitarra e voce, un pianoforte e voce e inizi a vestirlo piano piano, c’è questa gestazione che rende tutto così poetico e profondo.
È una delle cose più emozionanti che mi ritrovo a vivere.
Il sound di “Tempo d’aspettare” strizza l’occhio credo volutamente a quel sound tipico degli anni ’90. Perché hai fatto questa scelta? Colpa della “Canzone d’Autore” a cui sei molto affezionato?
La scelta è stata richiamata dal testo, dal significato del brano e da questo effetto nostalgia. Poi c’è questo amore viscerale per la canzone d’autore che non ho mai nascosto, riesco anche a veicolarlo attraverso i live, omaggiando i grandi del passato.
Ci tengo a sottolineare che l’amore per questo tipo di canzone è condiviso anche con Riccardo e Benedetto, quindi questo brano aveva già questo tipo di sound già dal provino e si capiva la direzione che avrebbe preso. Ne siamo completamente soddisfatti.
Questa estate 2021 ti ha portato una ventata di novità ricca di soddisfazioni, Premio Miglior Nuova Proposta nel contest Fatti di Musica, l’apertura del concerto di Rende di Colapesce e Di Martino, e dal 17 di settembre il nuovo singolo…
In realtà sto elaborando in questi giorni tutto quello che è successo perché il 28 settembre è finita questa prima trance del tour promozionale ma si chiude anche un anno sicuramente intenso per la nascita del primo singolo, poi dell’album, i live, le presentazioni e i premi.
Mi sono ritrovato a non godere pienamente di tutte queste emozioni, lo sto facendo guardandomi indietro, guardando i filmati e le foto, fermandomi a pensare in questi giorni ed è stato tutto straordinario.
A prescindere dal resto ho soltanto tanta gratitudine nei confronti della vita e delle persone che hanno mi hanno sostenuto e sono state con me sul palco.
Mi guardavo intorno durante i live e vedevo gli amici, i musicisti e le persone con cui potevo realizzare questo tipo di percorso e quindi sarò sempre grato. Ho fatto tanti incontri bellissimi, è qualcosa che terrò sempre con me.
Con la pandemia e il proliferare dei social e quindi dei leoni da tastiera, il mondo pare si sia incattivito ancor di più. Sei sempre convinto ancora oggi che i sorrisi e le gentilezze siano dei gesti rivoluzionari?
All’inizio questa definizione che mi veniva data del cantante dai toni gentili e da una timbrica calma mi destabilizzava un po’, ma poi ho capito che è il mio modo naturale di veicolare i concetti.
Ho osservato che in un mondo dove i toni sono sempre accesi, dove l’odio viene addirittura travestito da propaganda e dove c’è sempre la voglia di continuare a dire la propria anche quando non si hanno le competenze, forse il vero gesto rivoluzionario è la gentilezza, è questo che ti rende così diverso e anticonformista piuttosto che alzare i toni anche quando non si dovrebbe.
Insieme a questo, come dice una canzone che fa parte dell’album, ossia “Il peso delle virgole”, bisognerebbe, in mezzo a tutto questo caos, riuscire a rispettare le pause, i silenzi e le virgole. Magari, da quel rispetto, da quel reset potremmo creare davvero dalle piccole cose.

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Penso, parlo, organizzo e scrivo di musica da oltre 30 anni.
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