Intervista a Marco Di Carluccio, in arte Black Emme, artista nato e cresciuto a Napoli, che ha pubblicato l’Ep Tu crir e p semp.
“Tu crir e p semp” è un brano intimo, personale e molto autobiografico. Nasce infatti dal vissuto di Black Emme e rimanda a un periodo della sua vita in cui si sentiva distaccato sentimentalmente e lontano da qualsiasi legame emotivo. È l’incontro inaspettato con una ragazza diversa dalle altre che gli fa cambiare prospettiva e lo porta a ricredere sull’amore e sulla sua durata. Un incontro che è come un fulmine a ciel sereno, da cui rimane assuefatto e che lo porta a “credere ai per sempre”. Più che una canzone, “Tu crir e p semp” è quindi un omaggio, una dedica, una serenata – resa ancora più romantica dall’utilizzo del dialetto napoletano – in cui l’artista dimostra di non aver paura di mostrare le proprie fragilità, vulnerabile di fronte a un sentimento inaspettato ma bellissimo.
Con questo singolo Black Emme, artista che non insegue le tendenze ma fa della sua emotività l’arma vincente, dà così inizio ufficiale al proprio percorso musicale, regalando un pezzo che vive come ogni sua canzone, ossia come la storia di un film.
Intervista a Black Emme
“Tu crir e p semp” è un brano molto personale e autobiografico. Ci racconti cosa ti ha ispirato a scriverlo e cosa rappresenta per te?
Il pezzo è autobiografico e personale, uscivo da un periodo in cui avevo smesso di credere all’amore e al “per sempre”. Poi l’incontro con una persona mi ha portato a ricredermi. Questa canzone è dedicata a lei e alla fiducia che mi ha saputo nuovamente infondere.
Nel brano racconti un cambiamento di prospettiva sull’amore. Come descriveresti il momento in cui hai iniziato a “credere ai per sempre”?
Lo descriverei come un momento in cui mostri la tua vulnerabilità e la tua parte più sensibile. Di fatto, si può considerare anche un momento di debolezza, perché cominci ad aver paura di crederci fino in fondo, per timore di essere nuovamente deluso.
Hai scelto di scrivere e cantare in napoletano, un elemento che aggiunge profondità e intimità al pezzo. Quanto è importante per te il dialetto nella tua musica?
Per me rappresenta l’istinto, la mia identità, scrivere in napoletano riflette la mia natura. Credo che il dialetto faccia uscire la parte più intima e personale di una persona, che sia quello napoletano o quello romano non importa.
Definisci *Tu crir e p semp* come una serenata moderna. Hai avuto ispirazioni particolari da altri artisti o brani del passato?
In realtà no, non con questo specifico pezzo. Mi sono basato su questo beat di chitarra e sulla storia che avevo da raccontare, le melodie si adattavano a ciò che volevo esprimere, è venuto tutto fuori molto di getto, più istintivamente rispetto ad altri pezzi.
Il tuo nome d’arte, Black Emme, ha una storia forte e significativa. Come ha influenzato questa scelta il tuo percorso musicale e personale?
A dire la verità, è avvenuto il contrario, sono stati il mio percorso musicale e personale a ispirare il mio nome. Io sono da sempre contro il razzismo e credo fermamente che la musica possa abbattere le barriere.
La tua musica abbraccia diversi generi, dal pop al drill, passando per l’R&B. Come decidi quale stile usare per raccontare le tue emozioni?
Spesso mi faccio ispirare dalla base, come nel caso di questo brano. Penso che però valga anche il discorso inverso: se si ha bisogno di comunicare un determinato sentimento, ad esempio tristezza o rabbia, si può cercare la sonorità più adatta ad esprimere ciò che provi.

Scrivi testi immersivi, perfetti per un ascolto intimo e riflessivo. Da dove nasce questa tua sensibilità verso la scrittura?
In realtà è sempre stato così, io prima di essere un cantante e un rapper nasco scrittore, la mia passione è sempre stata scrivere in rima per esprimere ciò che vivo e le mie emozioni, per questo le mie canzoni sono molto intime.
Parli spesso di tuo fratello adottivo Giovanni e della sua esperienza con il razzismo. In che modo la tua musica è un veicolo per affrontare tematiche sociali?
Io penso che la musica sia unione e che sia un veicolo per abbattere tutte le barriere. Quando ascolti una canzone non badi a chi la sta cantando o di che nazionalità è, ti fai solo trasportare da ciò che esprime. Io spero che la mia musica sortisca lo stesso effetto.
Hai dichiarato di fare musica anche per confortare tuo fratello. Che tipo di riscontro hai ricevuto da lui e dalla tua famiglia nel tuo percorso artistico?
Mio fratello è il mio primo fan, ascolta tutte le mie canzoni, le canta e le fa ascoltare agli amici. È appassionato dell’hip hop e della musica. Il resto della mia famiglia mi supporta tantissimo, a loro basta che io sia felice.
Cosa vorresti che il pubblico portasse con sé dopo aver ascoltato *Tu crir e p semp*?
Vorrei che il pubblico si facesse coinvolgere e che si soffermasse sul senso di alcune frasi, che si immedesimasse in ciò che ho scritto, magari ritrovando la voglia di innamorarsi.
Hai dato inizio ufficiale al tuo percorso musicale con questo singolo. Quali sono i prossimi passi? Possiamo aspettarci un EP o un album?
In un futuro, anche se per ora lontano, mi piacerebbe pubblicare un album. In questo momento però mi sento di dire solo che voglio fare uscire tanta musica.
Come vedi la tua musica evolversi nel prossimo futuro? Hai un genere o una direzione specifica che ti piacerebbe esplorare?
In realtà spero di intraprendere diverse strade e che la direzione sia varia, non voglio focalizzarmi su un solo genere o lingua. Mi piacerebbe scrivere una canzone in italiano, sperimentare più generi musicali – come pop e trap – e mostrare più sfaccettature della mia personalità, con canzoni allegri, triste e riflessive.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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