Intervista alla Regina dei balli latino americani, Cecilia Gayle, che torna con il singolo “Pasito Patras“ (pubblicato per New Music Group e distribuito da Ada-music).
Il brano segna un intrigante crossover che fonde il tipico calore latino con elementi più popolari, come l’uso della fisarmonica, unendo così culture, generazioni e stili.
Con un testo diretto che inneggia alla rinascita, all’energia e al movimento, “Pasito Patras” è un invito universale a ballare. Celebra la danza come libertà di espressione e momento di incontro.
Grazie a una coreografia semplice ma coinvolgente e alla portata di tutti, il brano si candida a diventare il nuovo, inarrestabile tormentone e l’anima di ogni festa.
Intervista a Cecilia Gayle
Cecilia, parliamo del tuo nuovo singolo, Pasito Patrás. Ci spieghi meglio cosa significa il titolo?
“Pasito Patrás” vuol dire letteralmente “un passo indietro con movimento”. È una frase molto comune nel mondo latino e perfetta per un brano che invita tutti a ballare.
È una canzone estremamente danzereccia: come è nata e cosa rappresenta per te?
Nasce dal desiderio di creare un brano forte, capace di coinvolgere tutti, dai bambini agli adulti, anche chi non sa ballare. Un giorno davanti allo specchio mi sono venuti in mente dei movimenti semplici, accompagnati da una melodia. Da lì è partito tutto: la base è di Antonio Suma, poi riarrangiata insieme a un musicista cubano. Io ho aggiunto la mia idea di movenze facili e accessibili a tutti.
Nel singolo unisci calore latino e suoni popolari, come la fisarmonica. Com’è nato questo crossover?
Il merito è di Pippo Landro: è stata sua l’idea di inserire la fisarmonica con un arrangiamento popolare e orecchiabile. Ha reso il brano ancora più particolare e vicino a tutte le generazioni.
Il testo parla di rinascita, energia e movimento. In che modo riflette il tuo momento personale e artistico?
Mi rispecchia pienamente: sono Cecilia, fatta di positività, gioia, voglia di lasciarsi andare e di coinvolgere gli altri. La musica e il ballo per me sono occasioni uniche per interagire con il pubblico e regalare sorrisi.
La coreografia è semplice e accessibile a tutti, proprio come in molti tuoi brani storici. Pensi che sia questa una delle chiavi del tuo successo?
Credo che la semplicità sia importante, ma non basta. Dietro un brano ci deve essere un team forte: la canzone giusta, il momento giusto, la promozione giusta e l’arrangiatore giusto. È un insieme di tanti elementi.
Che emozione provi quando milioni di persone ballano le tue canzoni, da El Pam Pam a Tipitipitero al nuovo singolo?
Felicità assoluta! Vedere il pubblico entusiasta mi dà soddisfazione e mi fa dormire bene la notte. Quando riesco a coinvolgere tutti durante un concerto, per me è la gioia più grande.
Parli spesso della tua musica come esperienza collettiva. Quanto conta per te l’aspetto umano?
Conta tantissimo. Mi piace il contatto diretto con il pubblico: parlare, dialogare, scambiare energia. Nei miei spettacoli non c’è solo musica, ma anche racconti e condivisione.
Hai già citato Pippo Landro, figura fondamentale nel tuo percorso. Che ruolo ha avuto in questi trent’anni?
Ha cambiato la mia vita. Quando nessuno mi conosceva, ha saputo vedere in me quello che altri non vedevano. Capisce profondamente la musica latina, e non è facile trovare in Italia musicisti con questa sensibilità.
Questo brano non esce in estate, ma in inverno. Una scelta insolita?
Voglio sfatare l’idea che la musica latina vada bene solo per l’estate. La musica porta il sole dentro di noi tutto l’anno. È terapeutica, fa bene al cuore e all’anima: perché non ballarla anche a Capodanno, al Carnevale o in pieno inverno?
Tu sei nata in Costa Rica, ma ormai sei italiana d’adozione. Come convivono queste due anime sul palco?
In realtà non sono così diverse: italiani e latini hanno molto in comune, dall’allegria alla voglia di divertirsi. Sono stata fortunata a nascere in Costa Rica e a essere adottata dall’Italia: due paesi pieni di positività.
Guardandoti indietro, cosa ti manca degli anni ’90?
La spontaneità. All’epoca saltavo anche sui tavoli per ballare! Poi ho imparato che in Italia certe cose vengono interpretate diversamente, quindi mi sono adattata. Ma quella energia ce l’ho ancora, solo espressa in altro modo.
Com’è cambiata la percezione della musica latina in Italia?
Tantissimo. Trenta anni fa, se dicevo di essere del Costa Rica, mi rispondevano “ah sì, Brasile”. Ora la musica latina fa parte del tessuto sociale: ci sono scuole di ballo, maestri, serate, eventi. È diventata un “multivitaminico” per l’anima: conosco persone che mi hanno detto di essere uscite dalla depressione grazie al ballo.
Se dovessi riassumere il messaggio di Pasito Patrás in poche parole, quale sarebbe?
Portare gioia, positività e ballo tutto l’anno. Con la mia musica voglio accendere il sole dentro ognuno di noi.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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