Concerti Novembre 2021

Dino Lupelli, General Manager di Music Innovation Hub e direttore di Linecheck parla dell’ottava edizione di Linecheck – Music Meeting and Festival: cinque giorni di eventi, dedicati a professionisti e music lovers al Base Milano.

Intervista a Dino Lupelli, General Manager di Music Innovation Hub

Il tema principale del festival è #1NEXILE. Cosa significa nello specifico?

L’esilio creativo e sociale. L’esilio creativo è positivo, è la dimensione in cui l’artista e la sua community ritrovano il senso del fare cultura; l’esilio sociale è quello che invece abbiamo visto succedere con la guerra, il covid e con le grandi migrazioni, che sono oggi quelle dei paesi meno sviluppati, ma un tempo è stata la nostra migrazione, di tanti addetti ai lavori che lavorano ora a Milano arrivando da fuori. Quindi è una dimensione di esilio che ci ha portato a riflettere come la musica possa essere un elemento di superamento della condizione negativa.

Alla base di Linecheck c’è da sempre l’idea di un continuo scambio tra nazionale e internazionale. Quale può essere il ruolo della città di Milano in questo percorso?

Bisogna fare una premessa: Milano deve entrare in una fase per cui può ambire ad essere una delle capitali internazionali della musica. Facendo questo libereremmo energia su un territorio più ampio a livello nazionale, coinvolgendo città che sono anche loro parte della storia della musica come Napoli, Bologna, Genova… insomma un po’ tutta Italia, dando a Milano un nuovo obiettivo in prospettiva, cioè riuscire a dialogare e rappresentare l’intera scena italiana sul mercato internazionale. Portando il pubblico internazionale a contatto con il pubblico italiano, almeno una volta all’anno come fa Linecheck, ma anche grazie alle varie music conference che in Italia si stanno, per fortuna, sviluppando, possiamo creare un legame continuo, che è ciò di cui ha bisogno un mercato in continua evoluzione come quello della musica.

Quanto la scena musicale italiana è attualmente pronta ad accettare questo meccanismo di scambio?

La musica in Italia ha un contesto frammentato, e su questo si sta lavorando per creare sinergie. Un esempio positivo è quello della Milano Music Week, una forma di collaborazione ormai continuativa da diversi anni tra tutte le istituzioni della filiera. Bisogna agganciare più dal basso, in modo più spontaneo, più legato alla musica come bene comune o come patrimonio creativo e culturale. Il ruolo a questo punto della musica nel processo d’internazionalizzazione cambia perché paradossalmente sono proprio le scene più avanguardiste, più underground avremmo detto un tempo, ad avere già un sistema di connessione aperto. La scena mainstream, grazie a esempi come i Maneskin, è tornata alla ribalta internazionale e si susseguono tour anche di artisti italiani di classifica, ma non esiste internazionalizzazione che non preveda uno scambio bidirezionale; per esportare bisogna anche importare, bisogna quindi bilanciare quello che è l’interesse delle realtà straniere a venire sul mercato italiano, lasciando anche spazio sui propri territori alla musica italiana.

Qual è il peggior difetto sul quale è necessario lavorare?

Il difetto è quello della frammentarietà dell’ecosistema, suddiviso in comparti differenti: il difetto è una lentezza nel cambiamento dei modelli di business che si applicano alla musica, per esempio passare da una dimensione di tournée ad una dimensione di format e di festival, che aggiungono valore, creano un brand e danno maggiori possibilità di visibilità internazionale e di esportazione. Forse, però, il difetto maggiore, anche se più che di difetto parlerei di stato dell’arte, è quello del ricambio generazionale, soprattutto in una dimensione manageriale: non perché debbano andare via quelle persone che hanno tante esperienze sulle spalle, ma perché si deve dare spazio ai giovani, nuova responsabilità ai giovani, formandoli. In generale, sia i giovani che quelli più esperti devono aderire ad un’idea di formazione continua, perché un mercato in così forte evoluzione necessita di un continuo aggiornamento professionale.