Eyeline

Intervista a Eyeline, nome d’arte di Elena Passalacqua, in gara a Sanremo Giovani 2025 con il brano Finchè Dura.

Dopo essersi presentata inizialmente con cover, Eyeline ha virato verso l’espressione più autentica, proponendo i suoi brani inediti negli ultimi tre anni. Ha maturato importanti esperienze live, sia come corista in una band tributo ai Pink Floyd, sia come solista in repertori jazz e pop, accompagnata da pianisti e chitarristi. Una svolta decisiva per la sua carriera è avvenuta nell’ottobre 2024, con l’inizio della collaborazione con un team di professionisti: il manager Fabrizio Frigeni e gli autori Arianna Rozzo e Michele Clivati. Ha lavorato con produttori di rilievo come Francesco James Dini, Michele Clivati e attualmente con MCALLISTER (Federico Sapia). Eyeline si definisce una persona sensibile, una qualità che ha saputo trasformare nella sua “arma vincente” e fonte di determinazione. Con la sua musica, desidera parlare a quanta più gente possibile, forte della sua tenacia e della convinzione che la parola “basta” non sia contemplata nel suo vocabolario.

Qui il videoclip del brano Finchè Dura, sul portale RaiPlay.

Qui le nostre pagelle delle canzoni di Sanremo Giovani 2025.

Intervista a Eyeline, in gara a Sanremo Giovani 2025

Partiamo da questa grande occasione: cosa hai provato quando hai saputo di essere tra i finalisti di Sanremo Giovani?
È stata un’emozione grandissima, quella vampata di caldo che ti prende quando sei euforica. Non capivo più niente, ero davvero “in volo”! È stato difficile realizzarlo subito, ma me la sono proprio goduta. Penso di doverla realizzare ancora adesso, in realtà.

Da dove nasce l’idea del brano Finché Dura e cosa rappresenta per te?
Finché Dura nasce dal desiderio di raccontare un tema universale: una relazione che non funziona più, dove manca la comunicazione. È partita dall’idea di dire “se mi lasci andare, sai cosa ti perdi”, ma con un tocco pop e leggero, sempre col sorriso. È il risultato della collaborazione tra me e il produttore MCALLISTER, che è anche co-autore: insieme siamo riusciti a trasmettere davvero il messaggio che volevamo.

L’arrangiamento del brano si muove tra pop ed elettronica. Come l’avete costruito?
La grande creatività del mio produttore è emersa fin da subito e ha stimolato anche il nostro modo di scrivere. C’erano già delle idee di base, ma poi è stato tutto un lavoro di sviluppo, soprattutto sullo special del brano. Volevamo raccontare un tema magari negativo, non in modo struggente, ma con leggerezza, in modo divertente. Io stessa mi diverto molto quando lo porto sul palco, non vedo l’ora di farlo dal vivo!

Nel testo affronti la durata delle relazioni e la scoperta di sé. Quanto c’è di autobiografico?
Moltissimo. Ho solo 23 anni, ma ho già vissuto relazioni lunghe, due in particolare, quindi so bene cosa significa. Mi sono resa conto che spesso non ero io a perderci, ma l’altra persona. A un certo punto arriva quel “click” nella testa: “Sai cosa c’è? Basta”. È quel momento in cui capisci che chi ti ha perso non sa cosa si è lasciato sfuggire. Quindi sì, è un brano molto autobiografico, l’ho vissuto sulla mia pelle.

Il brano trasmette una grande forza, anche femminile tra eleganza e delicatezza. Quanto è importante per te raccontare la tua emotività attraverso la musica?
Tantissimo. La sensibilità e l’emotività sono la mia forza. Mi permettono di scrivere e di raccontarmi in modo autentico, così che chi ascolta possa riconoscersi. Voglio che le mie emozioni arrivino davvero al pubblico, sia quando canto dal vivo sia in studio. È fondamentale lasciarsi andare per riuscire a toccare gli altri.

Hai collaborato con autori come Arianna Rozzo e Michele Chivati. Che tipo di sinergia si è creata nel team creativo?
Con Arianna Rozzo collaboro tuttora, e tra noi c’è una bellissima sintonia, anche umana. È un rapporto di amicizia e questo ci permette di essere molto creative e veloci insieme. Ho lavorato anche con altri autori, come Federico Sapia per questo brano, ma con Arianna si è creata una connessione speciale che continua anche nei miei prossimi progetti.

In un panorama dominato da ritmi immediati e linguaggi diretti, tu sembri puntare su raffinatezza e introspezione. È una scelta consapevole?
Sì, assolutamente. Credo che ogni tanto bisogna sapersi fermare e guardarsi dentro. Viviamo in una società che corre, ma raccontare ciò che si ha dentro è importante. Solo entrando davvero in contatto con sé stessi e con gli altri si riesce a comunicare qualcosa di vero.

Hai un percorso ricco di esperienze: concorsi, accademie, teatro. Quanto hanno influito sulla tua identità artistica?
Tantissimo. I concorsi sono stati una gavetta fondamentale per imparare a esibirmi senza paura e a creare sintonia con il pubblico. L’Accademia Artisti mi ha aiutata a costruire la mia identità e a capire i passi da fare. Anche il teatro, fin dal liceo, è stato importante: mi ha insegnato a stare sul palco senza maschere, a mostrarmi per quella che sono. Penso che la verità e l’autenticità siano ciò che fa arrivare davvero al pubblico.

Sanremo ha per te un significato particolare anche perché sei ligure. Che rapporto hai con il Festival?
Immenso. Fin da piccola era un appuntamento fisso con la mia famiglia, ci riunivamo per guardarlo in tv. Pensare oggi di essere in gara per arrivare su quel palco mi fa un effetto stranissimo. Già essere tra i 24 finalisti di Sanremo Giovani è un traguardo enorme. All’inizio non ci credevo, ora voglio solo dare tutta me stessa.

Hai un’immagine che ti viene in mente pensando al momento in cui canterai sul palco dell’Ariston?
Io in ansia totale! (ride) È inevitabile su un palco così grande. Ma mi immagino anche piena di energia e di voglia di vivere quel momento fino in fondo. Sarà un’emozione immensa.

C’è un’artista o un’esibizione sanremese che ti ha ispirata?
Non una specifica, ma ci sono artisti che amo molto. Levante, per la sua energia, la femminilità e la genuinità. Annalisa per la grinta, la tecnica e la vocalità. E poi Marco Mengoni: per me lui è semplicemente “wow”, irraggiungibile.

Nella tua biografia parli di resilienza e di non arrendersi mai. Quanto è importante questa qualità nel mondo della musica di oggi?
È la base di tutto. Se ti arrendi, è finita. Bisogna sapersi imporre e farsi sentire, anche accettando le critiche costruttive. A volte le critiche negative possono diventare spinte positive, perché significano che hai smosso qualcosa. Non bisogna mai fermarsi, ma continuare, insistere e migliorarsi sempre.

Se dovessi descrivere in una sola frase il messaggio di Finché Dura, cosa diresti a chi sta per ascoltarla?
Direi: “In amore non bisogna mai arrendersi, ma godersi ogni momento finché dura, con il sorriso, e poi andare avanti”.

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