Rockets Piccola Katy

Time Machine è il nuovo progetto discografico dei Rockets, che tornano con un album davvero interessante, in cui trovano spazio rivisitazioni di brani iconici.

Gli streaming complessivi del progetto discografico su Spotify hanno raggiunto quasi quota 2 milioni e la prima tiratura di vinili e cd è in esaurimento. Abbiamo parlato con Fabrice Quagliotti del progetto e del successo in un’intervista.

Intervista ai Rockets

Time Machine”, un disco ricco di suggestioni non solo musicali. Com’è nata l’idea?

L’idea è nata con una semplice chiacchierata con Roy, il nostro discografico. Quasi tutti i grandi artisti, grandi band hanno fatto un disco di cover, i Rockets no, quindi facciamolo!. È nato più di un anno fa, abbiamo scelto dei brani che sono molto importanti, dei brani cult come “Riders on the Storm” , “Walk on the Wild Side” , “Jamming”, “Sex Machine”. Credo che le nostre versioni siano interessanti.

Credo che uno dei segreti del successo di questo progetto sia legato alla rivisitazione di grandi classici, portandoli nel mondo Rockets. Come avete scelto la tracklist?

Le scelte nascono dal cuore, esperienze e gusti personali. Allo stesso tempo abbiamo cercato brani lontani dal nostro genere, con l’intento di riuscire a renderli nostri.

Avete lavorato anche a un brano quasi intoccabile, come Piccola Katy… Come mai l’avete scelto?

È un brano che non amo molto, ma solo perché i Pooh hanno fatto tante canzoni ancora più belle. L’ho scelta per il significato del suo testo, l’argomento che tratta che lo trovo ancora molto attuale. Ci abbiamo messo la nostra componente elettronica e anche del rap!

Ti aspettavi che il brano più ascoltato del disco fosse “Jammin’”di Bob Marley?

Devo dire che è uno degli episodi più riusciti di tutto il disco. L’idea nasce addirittura dal 1978, quando, a Parigi, eravamo in studio a registrare uno dei nostri album più significativi, “Electric Delight”. A un certo punto, finita la registrazione, ci siamo messi a fare una jam session suonando il brano in versione reggae. Mi son detto ‘un giorno farò una cover o un brano in reggae in versione Rockets’! Trovo questo esperimento davvero molto interessante.

In “Rock’n’Roll Robot” avete coinvolto Alberto Camerini. Com’è stato lavorare con lui?

L’ho contattato per parlarli della cover. Gli ho mandato il brano cantato da me e lo ha trovato una figata, così ho voluto coinvolgerlo ancora di più chiedendogli di cantarla con me, ma in Inglese. Questa versione ci piace molto anche perché si sviluppa in modo inattesa.

Siete riusciti a portare queste canzoni nel vostro mondo, rivisitazioni in cui avete preservato la forza dell’originale. Siete stati contattati dagli artisti originali dei brani?

Qualcuno ci ha chiamato per complimentarsi con noi. Per esempio i Pooh hanno molto apprezzato la nostra versione di Piccola Katy. Per noi sono soddisfazioni impagabili.

Ci sarà la possibilità di ascoltare dal vivo anche questi pezzi?

Alcuni brani li abbiamo già inseriti nella scaletta dei nostri concerti, ma ancora non sappiamo quanti faranno parte stabilmente degli spettacoli live che porteremo in scena anche prossimamente.

Intervista a Fabrice Quagliotti dei Rockets