Filippo Bertipaglia

INTO YOUR SWEETNESS (prodotto da RayDada e distrubito da EMI / Universal Music Italia) è il nuovo EP del chitarrista padovano Filippo Bertipaglia. L’EP, prodotto da Corrado Rustici, arriva dopo l’uscita del singolo Night Shift, che ha ottenuto ottimi riscontri tra gli addetti ai lavori.

Intervista a Filippo Bertipaglia

Cosa rappresenta l’Ep “INTO YOUR SWEETNESS” nel tuo percorso artistico? 

Presenta un’anticipazione di quello che sarà l’album vero e proprio. Al contempo però la forte connotazione malinconica dispiegata è sintomatica di ciò che si andrà a sentire nell’opera completa. Ci sono tutti gli elementi dell’opera omnia racchiusi in tre canzoni: melodia, malinconia e imprevedibilità.

Come mai hai scelto di proporre come titolo del progetto proprio un brano che celebra la purezza dei bambini?

I bimbi sono privi di maschere, filtri e sono genuini nei loro comportamenti; raramente hanno doppi fini. Dovremmo imparare da loro e cercare di riappropriarci di queste caratteristiche che per la maggior parte di noi sono state dimenticate e chiuse a chiave in qualche angolo remoto del nostro cervello, ormai viziati dallo spirito di arrivismo inevitabile che la società moderna e l’età adulta ci portano a vivere. Il tema del brano nella sua cantabilità mi sembrava indicato da associare alla sensazione di dolcezza e serenità che i bimbi emanano. 

Qual è il consiglio più importante che ti ha dato Corrado Rustici?

Quello di sviluppare un tema melodico elaborandolo, ovvero facendogli compiere un percorso di crescita, di arricchimento. Invece di inanellare una melodia dietro l’altra ha molto più senso sviluppare un tema fino ai suoi massimi livelli e possibilità.

Come mai hai scelto di proporre una rivisitazione di “Time After Time” di Cindy Lauper?

E’ un pezzo che mi è sempre piaciuto per la sua semplicità d’esposizione ma al contempo è struggente perché parla di una storia d’amore travagliata e quasi al limite del suo corso dove però c’è ancora speranza in un ricongiungimento. Il mondo sonoro così malinconico che è stato imbastito per questo brano mi ha sempre fatto impazzire così quando Corrado Rustici mi ha chiesto di scegliere un brano per realizzarne una cover ho pensato che questo fosse un buon banco di prova. Anche se ci sono tonnellate di versioni per chitarra sola ho voluto inserire la mia estetica muovendomi in maniera polifonica. Speriamo si riconosca per chi lo ascolta per la prima volta 🙂

Cos’hai provato quando hai ricevuto i complimenti del leggendario chitarrista Don Ross?

Molta gioia e soddisfazione chiaramente, Don è un chitarrista acustico titanico e sapere che a un umile sconosciuto come me vengano elargite delle così belle parole fa un enorme piacere. Quello che più mi ha rallegrato sono stati i complimenti riguardanti la musica, il suo non era un complimento tecnico da addetto ai lavori ma da musicista. 

Filippo Bertipaglia, nella tua musica quanto conta, in percentuale, la tecnica e quanto il sentimento?

La tecnica è esclusivamente un mezzo per realizzare l’amalgama sonoro che nasce spontaneo all’interno della mia testa. Il sentimento è la miccia necessaria per iniziare a mettere giù qualche idea, il motore trainante: devo essere stato investito da qualche esperienza nel mio quotidiano per iniziare a scrivere nuova musica. Diciamo che entrambi i parametri sono dipendenti tra loro ma hanno una gerarchia ben precisa. 

Cosa pensi quando si parla di intelligenza artificiale legata alla composizione musicale?

Penso che l’AI sia incredibile sotto moltissimi aspetti e renderà la nostra vita migliore e più facile, raggiungendo obiettivi finora inimmaginabili. Ho letto pochi articoli scientifici a riguardo ma per ora il pensiero generale è che la creatività intesa come guizzo estemporaneo che rompe gli schemi rispetto a ciò che viene prima non appartiene all’intelligenza artificiale ma è appannaggio dell’essere umano. Partendo da questo concetto arrivo a due considerazioni della musica prodotta in studio. La prima riguarda la maggior parte della musica mainstream prodotta chiaramente per racimolare denari e spremere l’artista di turno fino al passaggio del testimone alla new sensation. In questo caso la musica è diventata talmente standardizzata e piena di cliché che non servono compositori e tantomeno strumentisti che registrino perché l’AI ha perfettamente compreso quali sono le caratteristiche dei brani che vanno ai vertici della classifica: dalla stesura alla lunghezza del brano passando per le caratteristiche sonore è tutto immagazzinato nel suo bagaglio di informazioni. E ti dirò di più. Essendo ormai negli ultimi anni i brani sempre più editati, iperprodotti, compressi e “standardizzati”, l’AI sarà migliore dell’uomo nella produzione (voce inclusa) dei suddetti brani. E qui arriva la seconda considerazione. Forse resterà realmente a scrivere e a registrare materiale sonoro (che può avvalorarsi del nome di Musica) solo chi ha delle idee nuove, chi è genuino. Non sto dicendo che debba essere un diplomato in composizione cum laude che studia dalla mattina alla sera. L’aspetto più importante del musicista è, a mio parere, quello di compiere un lavoro di ricerca introspettiva per esprimere davvero sé stesso tramite la musica, perché vissuta in questa maniera l’arte musicale diventa un’esigenza interiore impossibile da reprimere. Ho questa strana sensazione che l’AI in qualche modo darà nuova linfa vitale alla musica, forse pure quella mainstream, perché banalmente le persone hanno un disperato bisogno dell’elemento umano e dell’imprevedibile, siamo stati programmati in questo modo. Per quanto riguarda la muzak e tutto ciò che concerne la musica di sottofondo nei vari supermercati e affini è chiaro invece che diventerà dominio assoluto dell’intelligenza artificiale e molte persone rimarranno disoccupate, ma non sarà un grave danno per l’arte.

Filippo Bertipaglia, qual è l’aspetto della tua musica che ti rende particolarmente orgoglioso?

E’ da molti anni che le persone, dall’ascoltatore superficiale al professionista attento, mi dicono che il mio stile è molto riconoscibile. Questo mi soddisfa tanto. Un’altra cosa, nella soggettività di ognuno ovviamente, è l’emozione che certi brani riescono a donare a chi li ascolta: viaggi mentali fatti di note e malinconia. 

Se dovessimo incontrarci tra un anno quale traguardo vorresti avere raggiunto?

Innanzitutto dovrebbe essere sicuramente uscito il mio album. Tramite questo vorrei aver allietato e confortato la daily routine di molti con la mia musica perché per me questo è l’obiettivo principale del mio pensiero musicale. Concretamente avere una buona attività live o forse addirittura un tour chi lo sa. Non desidero altro. 

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