Intervista alla cantautrice Ginevra, che ha appena pubblicato il nuovo album “FEMINA“ (Asian Fake/Sony Music Italy). Ad anticipare la release, insieme ai precedenti “cupido” e “my baby!”, il nuovo singolo “30 anni”.
Intervista a Ginevra
Benvenuta Ginevra, parliamo del tuo nuovo album Femina. Cosa rappresenta questo disco nel tuo percorso artistico?
Femina rappresenta un momento fondamentale per me. È un disco di evoluzione e transizione, un passaggio da un percorso più elettronico a uno più organico. Questo album parla tanto di me ma si rivolge anche all’esterno. La title track Femina è un brano importante, dedicato alle donne e ai loro diritti, contro ogni tipo di violenza. Ho voluto espormi in modo diretto, senza filtri, su temi che sento profondamente. È un lavoro maturo e profondamente personale.
Qual è stata la scintilla che ti ha spinto a creare un disco così incentrato sulla femminilità?
Il tema della femminilità è emerso verso la fine del processo creativo. All’inizio scrivo sempre in modo caotico, senza una direzione precisa. Poi, scrivendo Femina, ho capito che il tema centrale era proprio quello della donna, il mio racconto personale come donna e la mia visione della femminilità. È stato un processo graduale, ma naturale.
Hai scelto di passare da un suono elettronico a uno più organico. Cosa ti ha portato a questa decisione e quali sfide hai incontrato?
La decisione nasce dalla necessità di arrivare al pubblico in modo più diretto, senza filtri. Questo si riflette nei testi, nella voce meno digitale, più grezza e sincera, e nei suoni più concreti, come le chitarre. Volevo che tutto fosse tangibile, meno etereo e interpretabile, ma preciso. È stata una sfida, ma anche una scelta consapevole per raccontarmi in modo autentico.
Hai curato anche la produzione e l’editing vocale di alcune tracce. Quanto è stato importante mantenere un controllo diretto su questi aspetti?
È stato molto importante, anche se non è sempre facile. Ogni tanto è fondamentale delegare, e infatti ho avuto un team straordinario che ha tradotto molte delle mie idee. Ho lavorato in prima persona su molti aspetti, come la registrazione delle voci, ma senza il supporto del team non sarebbe stato possibile ottenere il risultato desiderato.
La pausa forzata dovuta ai problemi alle corde vocali quanto ha influenzato il tuo approccio alla scrittura e alla registrazione?
La scrittura non è stata influenzata, perché i brani erano già stati scritti. Tuttavia, ho dovuto prendermi una pausa fisica che mi ha permesso di dedicarmi ad altre parti del progetto, come il concept fotografico del disco. È stato difficile rimandare le registrazioni di un album a cui tengo tanto, ma è stato un momento di crescita e un’opportunità per portare avanti altre idee creative.
Lo scenario del fiume e gli oggetti personali presenti nelle fotografie che accompagnano il disco trasmettono intimità e autenticità. Come è nato questo immaginario?
È nato naturalmente, lavorando con Aurora Manni, l’art director del progetto, e Giulia Gatti, la fotografa. Abbiamo deciso di raccontare una storia personale, portando sul set elementi legati alla mia vita. Giulia ha un approccio documentaristico e ha catturato questa intimità con grande sensibilità. Tutto è nato dalla volontà di tradurre la mia storia in immagini autentiche.

Hai scelto un team tutto al femminile per rappresentare visivamente questo progetto. Quanto è stato importante per te?
È stato fondamentale. Solo una sensibilità femminile poteva tradurre ciò che avevamo in mente. È stata una scelta radicale ma necessaria per questo disco, e sono felice di aver coinvolto persone che rispecchiavano pienamente la mia visione.
La title track Femina affronta il tema della violenza contro le donne in modo diretto. Quanto è stato necessario scrivere questa canzone?
È stato necessario e liberatorio, una vera urgenza espressiva. L’ho scritta in un momento in cui sentivo troppe notizie di violenze e femminicidi. È un tema delicato, e avevo paura di essere banale, ma è stato un bisogno sincero. Avrei voluto non dover scrivere questa canzone, ma sono felice di essermi esposta su un argomento così importante.
Il brano Ragazza di Fiume sembra un manifesto personale. Quanto ti rivedi nella protagonista?
Mi rivedo completamente. La Ragazza di Fiume è una parte importante di me, ribelle, coraggiosa, che sceglie la propria identità sopra ogni cosa. È un personaggio che mi dà forza e rappresenta la mia essenza.
Perché hai scelto 30 anni come singolo di lancio?
30 anni è un brano centrale per me. L’ho scritto mentre lavoravo all’album, in un periodo in cui compivo 30 anni. È un dialogo introspettivo in cui mi paragono a mia nonna e rifletto su di lei, su di me e su come siamo cambiate le cose nel tempo.
Quali sono le tue aspettative per questo album?
Spero che il pubblico capisca questa transizione come necessaria e importante. Vorrei portare il disco dal vivo il più possibile. Non vedo l’ora di condividere queste nuove sonorità con il mio pubblico.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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