Intervista a Gio Evan che, a pochi giorni dalla partenza per un viaggio in Amazzonia e reduce da un 2024 più che positivo, ha pubblicato il nuovo singolo Palo Santo, distribuito da Ada Music.
Intervista a Gio Evan
Bentornato Gio Evan. Sembra che sia per te un periodo di grandi cambiamenti, vero?
Ciao, grazie! Sì, è vero, questo è un periodo in cui sto affrontando molti cambiamenti. Sono in una fase in cui seguo l’istinto, andando spesso controcorrente. Sento il bisogno di essere sempre stimolato e, paradossalmente, di annoiarmi anche un po’. È proprio in quel momento di noia che riesco a trovare nuove idee e ispirazioni. Il mio nuovo singolo, “Palo Santo”, è nato proprio così, da un momento di calma improvvisata, durante una giornata libera dal tour. E da lì è scaturita una gratitudine sincera verso la musica e i compagni di viaggio.
Il nuovo singolo trasmette l’importanza di accettare e mostrare le proprie vulnerabilità. Pensi che questo possa aiutare a creare legami più autentici?
Assolutamente. Però non penso a quanto posso arrivare agli altri. Credo che l’autenticità abbia valore anche senza cercare di dimostrarlo. Un po’ come un contadino che annaffia la pianta e si assicura che abbia abbastanza sole: c’è un momento in cui il resto dipende dalla pianta stessa. Non sono sicuro che il messaggio arrivi a tutti, ma in fondo non mi interessa nemmeno. Voglio solo essere sincero e mantenere vivo quel senso di raccoglimento, silenzio e gentilezza, che sono importanti per me.
Questa tua visione meditativa e consapevole si riflette nella tua musica. Come si lega tutto questo alla tua quotidianità e al concetto di gratitudine?
La gratitudine è una parte fondamentale di me, è come una preghiera silenziosa che accompagna ogni azione. In ogni cosa che faccio, anche nelle piccole cose, cerco di rimanere centrato e consapevole. Ho avuto la fortuna di essere stato educato dalla natura, dalla montagna, e credo che queste radici mi abbiano trasmesso un profondo rispetto per la semplicità e la spiritualità. Non potrei fare diversamente, è qualcosa che è ormai naturale per me.
Nella tua musica si percepiscono valori come la gentilezza e il rispetto. Secondo te, qual è il ruolo della musica e dell’arte nell’educare le persone alla riscoperta di certi valori?
Penso che l’arte debba avere uno scopo più alto, come diceva Jung: “L’arte è tale solo quando aiuta a guarire una persona”. Tutto il resto è tecnica. Per me, l’arte non dovrebbe dimostrare qualcosa ma semplicemente esistere, come diceva Fellini, un mio grande maestro spirituale. Non ho interesse a dimostrare nulla a nessuno; preferisco mostrarmi per quello che sono e lasciare che chi vuole possa trovarmi, capire cosa rappresento. È come una mostra in una galleria, chi vuole vedere sa dove trovarci, chi preferisce altro può cercare altrove.
Il tuo percorso mostra una volontà di essere sempre te stesso, anche a costo di restare fuori dalle dinamiche di mercato. Quest’anno è stato intenso, con tour e nuovi progetti. Cosa ti porti a casa dai mesi scorsi e quali sono i tuoi prossimi impegni?
Quest’anno mi ha arricchito molto. Sono sempre in movimento, sempre con la testa in nuovi progetti. Ad esempio, ho appena finito di scrivere un nuovo romanzo, anche se non so ancora se pubblicarlo o lasciarlo un po’ nel cassetto. Ma prima di tutto partirò per l’Amazzonia, un viaggio a cui tengo molto. E poi, per il 2025, ci sono nuovi eventi in programma, come il festival “Evanland”, che faremo di nuovo a luglio. Questa volta avremo anche un campeggio per permettere alle persone di vivere un’esperienza più completa, vicina alla natura.
Guardando le immagini di “Evanland”, è evidente che hai creato qualcosa di unico, quasi una comunità fuori dal tempo. È un evento che riflette la tua volontà di portare bellezza e autenticità, senza seguire le regole del mercato.
Ma sai, il merito va anche al mio team e in particolare a Bruce, che riesce a dare forma concreta alle mie idee. Io sogno, immagino, ma senza il suo supporto non saprei come realizzare tutto questo. Bruce è il lato più pratico di Gio Evan; insieme giochiamo sempre di anticipo, cercando di fare qualcosa di nuovo, che possa portare avanti un messaggio di bellezza e di autenticità. Credo che in Italia ci sia bisogno di una musica che riprenda l’anima, come ci ha insegnato Battiato, per ricollegarci a qualcosa di più grande.
Grazie mille, Gio. È sempre un piacere parlare con te. Buon viaggio in Amazzonia e ci vediamo presto!
Gio Evan: Grazie a te! Ci tengo anche io a vederci dal vivo, queste interviste hanno sempre più valore quando c’è un contatto umano. A presto!

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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