Intervista a Giulia Molino, che è tornata con il singolo M’Annammor ‘E Me – Vol. 1, brano che nasce da una presa di coscienza profonda e dolorosa: racconta il momento in cui si impara a riconoscere l’amore vero, partendo da sé stessi.
Attraverso una scrittura intensa e diretta, Giulia Molino affronta il tema dell’autoaccettazione e della rinascita interiore, mettendosi a nudo in un racconto che intreccia vulnerabilità e consapevolezza. Il brano esplora la difficoltà nel distinguere l’amore dal turbamento e il coraggio necessario per intraprendere un percorso di crescita personale, imparando a convivere con le proprie fragilità.
Intervista a Giulia Molino, il singolo “M’Annammor ‘E Me – Vol. 1“
Giulia, bentrovata! Partiamo dal tuo ritorno con M’annamor ‘e me – Volume 1. Un titolo forte e poetico. Cosa significa per te questa canzone e come nasce l’idea di scriverla?
M’annamor ‘e me è un inno all’amor proprio, all’accettazione di se stessi e al riconoscimento del proprio valore, prima che lo facciano gli altri. È nata circa un anno fa, mentre stavo portando avanti anche il tour del musical di Mare Fuori. È rimasta nel cassetto per un po’, ma finito il tour, il mio team ha scelto di rimettersi in viaggio con me nella musica, e io non potrei essere più felice.
Nel brano racconti un percorso di autoaccettazione e rinascita. C’è stato un momento in cui hai capito di dover imparare ad innamorarti di te stessa?
Sì. Io amo amare, quasi più di essere amata. Nelle relazioni ho sempre cercato qualcuno a cui dedicarmi, anche perché inconsciamente riempiva me stessa. Ma questo mi ha portata a mettermi da parte, a dimenticare le mie esigenze e il mio valore. Dopo varie delusioni, ho capito che non mi ero voluta bene abbastanza. Così ho deciso di stare sola, di dedicare tempo ed energie a me stessa.
M’annamor ‘e me è una presa di coscienza dolorosa ma liberatoria. Quanto è stato difficile mettere in musica emozioni così intime?
Molto. Non è semplice parlare di questi temi senza diventare banali, soprattutto in un periodo in cui si discute tanto di empowerment femminile. Con Andrea Buono, con cui ho scritto il brano, abbiamo lavorato molto sulle parole, e il fatto che proprio un ragazzo mi abbia aiutata a scrivere un pezzo sull’amor proprio femminile mi ha dato molta speranza.
Il napoletano in questo brano lo rende ancora più autentico. Quanto è importante per te il legame con Napoli e le tue radici?
Fondamentale. Sono cresciuta con i classici napoletani grazie alla mia famiglia. Poi, studiando canto, mi sono spostata sull’inglese e sul pop italiano, ma crescendo ho capito quanto fosse liberatorio tornare alle radici. Ora mi sento completamente a mio agio a cantare in napoletano.
Il dialetto diventa quasi una lingua universale. Credi che la forza del messaggio stia anche in questa immediatezza emotiva?
Sì. Quando si trova la propria dimensione artistica e si è autentici, si abbatte la quarta parete tra artista e pubblico. L’emozione arriva sempre dalla verità.
Il brano è anche un manifesto di empowerment femminile. Cosa significa per te essere una donna libera e consapevole nella musica?
È fondamentale. Le quote rosa sono ancora poche, ma sento crescere sempre più la forza delle artiste. Vorrei trovare il mio posto accanto a colleghe che stimo tantissimo. E se potessi farlo portando anche un messaggio sociale, sarebbe meraviglioso.
Anche nel videoclip emerge la vulnerabilità come forma di forza. Quanto è importante per te raccontarti senza filtri?
Fondamentale. Sono una persona molto sensibile e assorbo tanto dall’esterno. Ho imparato a vivere la vulnerabilità come una cifra personale, e grazie ai social ho capito che parlarne può aiutare tante persone. Ne sono fiera.
Dal 2020 ad oggi sei cresciuta molto. Come senti di essere cambiata come artista e come persona?
L’arte cresce con noi. In quasi sei anni ho vissuto esperienze che mi hanno cambiata. La scena musicale è mutata, ma per fortuna sta tornando la musica cantata. Oggi ho più consapevolezza stilistica e personale. E, per certi versi, l’80% della Giulia di allora è ancora qui.
La tua musica unisce scrittura cantautorale e influenze urban. Dove sta andando questo nuovo progetto?
Vorrei fondere le anime che amo: pop, R&B, urban e la musica napoletana. Ascolto molto rap, mi piace anche rappare… unire tutto questo sarebbe fantastico.
L’esperienza del musical Mare Fuori cosa ti ha lasciato?
Tantissimo. È stata una grande palestra, sia fisica che mentale. È un lavoro faticoso: si viaggia molto, si dorme poco, si convivono mille emozioni e persone diverse. Ma devi dare sempre il massimo, perché il pubblico ha pagato un biglietto. Mi ha regalato consapevolezze importanti, come quella di voler tornare a essere sola sul palco con la mia musica. E mi ha donato amicizie bellissime, come quella con Maria Esposito.
Il titolo Volume 1 lascia pensare a un seguito. Puoi anticiparci qualcosa?
Che ci sarà il Volume 2! (ride)

La musica è la sua grande passione, segue come inviata l’Eurovision Song Contest e il Festival di Sanremo. Negli anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Ama i gatti, il Giappone e la cultura manga!
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