ignazio deg

Non è solo una canzone; “Puglia Nuova” di Ignazio Deg è un manifesto; un inno elettronico pizzicato che parte dal cuore del Salento e finisce dritto nei cuori (e nei piedi) di chi ama ballare, vivere e – perché no – riscoprire la propria terra con occhi nuovi. 

Il videoclip, uscito in questi giorni, è una vera esplosione visiva e culturale. A guidarci in questo viaggio onirico e festoso ci sono due icone assolute: Nonna Ncetta e Graziella, già virali nei reel del comico Mandrake, qui trasformate in nonnine punk con cresta e giubbotti borchiati, pronte a dare il via a un’odissea pugliese fuori da ogni cliché. Ma non è finita: nel cast anche le celebri nonnine del visionario Tommy Cash, che si scatenano al ritmo di pizzica elettronica come se non ci fosse un domani. Il risultato? Un cortocircuito tra passato e futuro che travolge. 

Il video è stato girato tra San Pietro in Bevagna (Ta) e Masseria Sansone di Ostuni. Ignazio Deg si muove tra Harley Davidson rombanti (grazie agli Indian Bikers MC Taranto 1% Mimmo Breccia), danzatori in cerchio e ragazzi speciali, uniti in una festa collettiva dal respiro sociale e umano. 

Tra i momenti più surreali e memorabili del video, c’è un uomo misterioso che imbocca le ballerine con delle orecchiette “magiche”, capaci di ridare loro l’energia per ballare ancora più forte. 

Una scena cult, simbolica e gustosamente ironica che trasforma la tradizione gastronomica in pura benzina da danza. 

La regia e la produzione, firmata da Carmine D’Angela, che restituisce immagini potenti, con momenti sospesi tra poesia visiva e follia punk. La bellezza autentica della Puglia prende forma: tra bar di paese, tamburelli al tramonto, pizziche sotto il sole, e ritmi digitali, “Puglia Nuova” è una dichiarazione d’amore alla terra. Ma anche un grido generazionale: “siamo ancora qua”. 

Un lavoro corale che ha visto il contributo di tantissime realtà, dai ballerini delle scuole di pizzica come “I Pizzicati di Amalia” e “Le Tarantoline di Amalia”, fino al supporto delle comparse, della Street School di Teddy Wigga, e delle location magiche come il Bar Rifugio di San Pietro e il Piccolo Fiamma di Villa Castelli. 

Ignazio Deg non canta solo la Puglia. La reinterpreta. La reinventa. La elettrifica. E alla fine del video, la scritta “PUGLIA NUOVA” esplode su un tamburello, al tramonto. Una chiusura che è tutto un programma. Guardalo, ballalo, vivilo. Puglia non è mai stata così nuova. 

Intervista a Ignazio Deg

Cosa rappresenta “Puglia Nuova” nel tuo percorso artistico?

“Puglia Nuova” è un punto di svolta. È la sintesi di tutto ciò che sono oggi: le mie radici, la voglia di sperimentare, e il bisogno di raccontare la mia terra con uno sguardo contemporaneo. È il brano che meglio rappresenta la mia identità, fatta di tradizione e futuro, pizzica e synth.

“Puglia Nuova” viene descritta come un “manifesto” e un “inno elettronico pizzicato”. Qual è il messaggio principale del brano e perché lo definisci un manifesto?

Perché è una dichiarazione d’amore e di ribellione. Volevo dire che la Puglia non è solo cartolina, non è solo passato. È una terra viva, che pulsa, che cambia. Il messaggio è: siamo qui, siamo cambiati, siamo orgogliosi. E lo facciamo ballando, con la nostra musica e la nostra voce.

Hai bilanciato le radici tradizionali della pizzica con sonorità elettroniche e sperimentali. Come ci sei riuscito e quali sfide hai affrontato?

Il rischio più grande era fare un “pastiche”, qualcosa di forzato. Invece ho scelto di lasciarmi guidare dall’istinto e dal rispetto. La pizzica è dentro di me da sempre, ma ho voluto metterla in dialogo con suoni nuovi, senza snaturarla. La sfida era farli convivere senza che uno sovrastasse l’altro: penso di esserci riuscito.

Il videoclip è una vera “esplosione visiva e culturale”. Come è nata l’idea di trasformare Nonna Ncetta, Graziella e le nonnine di Tommy Cash in icone punk?

Volevo rompere gli schemi. Le nonne nel nostro immaginario sono dolci e silenziose. Ma io ne ho conosciute di tostissime! Ho pensato: e se le rendessimo protagoniste di una rivoluzione? Così sono diventate punk, ribelli, simbolo di una Puglia che non ha paura di cambiare.

Il video crea un “cortocircuito tra passato e futuro”. Qual era l’obiettivo di questo contrasto e che effetto pensi abbia sul messaggio del brano?

L’obiettivo era spiazzare. Mostrare che la tradizione può convivere con il futuro, se la guardi con occhi nuovi. Credo che questo mix renda il messaggio più forte: la Puglia è pronta per una nuova narrazione, più libera, più audace.

C’è un simbolo nel video che consideri particolarmente significativo per il messaggio del brano?

Sì: le orecchiette “magiche” che danno energia alle ballerine. È una scena surreale ma profondamente vera: il cibo, le radici, le mani che nutrono, sono ciò che ci tiene vivi. È un gesto simbolico che racchiude affetto, forza e rinascita.

“Puglia Nuova” è anche un “grido generazionale: ‘siamo ancora qua’”. A chi si rivolge questo messaggio?

A chi ha creduto nella Puglia anche quando sembrava dimenticata. A chi è partito e a chi è tornato. Ai giovani, ma anche agli adulti che hanno avuto il coraggio di cambiare. È un grido per dire: non siamo più quelli di prima, ma non abbiamo dimenticato chi siamo.

Quanto è stato importante coinvolgere la comunità e le tradizioni locali nel videoclip?

Fondamentale. Senza le persone del posto, senza i volti autentici, senza la musica suonata davvero dai tamburelli e i passi della pizzica, sarebbe stata solo un’idea. Invece è diventato un rito collettivo. Un “noi” che si vede e si sente in ogni fotogramma.

Com’è stata la collaborazione con Carmine D’Angela nella realizzazione del video?

Carmine ha capito subito cosa volevo: un videoclip che fosse cinema, poesia e spettacolo insieme. Ha saputo tradurre la mia visione in immagini potenti, piene di simboli. Lavorare con lui è stato stimolante e umano: ci siamo spinti a vicenda oltre i limiti.

Qual è la tua visione per la “Puglia Nuova” raccontata nel brano e nel video?

Una Puglia che non si accontenta più di farsi bella per i turisti, ma che si guarda allo specchio e dice: “Mi voglio bene, anche così, piena di contrasti”. Una Puglia consapevole, che balla, che accoglie, che osa. E che ha ancora tantissimo da dire.

Cosa vuoi che il pubblico porti via dopo aver visto e ascoltato “Puglia Nuova”?

Una scossa. Una voglia di prendere la macchina e venire giù, ma non solo per il mare: per conoscere le persone, i sapori, le storie. Voglio che resti la sensazione di un viaggio emotivo, tra folklore e futuro. E magari anche un sorriso.

Qual è il bilancio della prima parte del tuo 2025?

Direi “allucinante” (cit.). Tante emozioni, tante sfide, tante porte che si stanno aprendo. Ho capito che quando metti cuore, visione e un pizzico di follia, le cose succedono davvero. E “Puglia Nuova” è solo l’inizio.

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