“questi dannati vent’anni” è il primo album di Itto, pubblicato da Nigiri e in distribuzione Sony Music Italy.
L’album d’esordio del cantautore torinese racchiude alti e bassi degli stati d’animo della vita di un ventenne. Un progetto che rappresenta per Itto l’ingresso nella vita adulta, catturando gli stati d’animo più intensi e affrontando alcune tematiche vicine al vissuto dell’artista.
Il disco è impreziosito da diverse collaborazioni, tra cui quella con chiamamifaro nella focus track “brutti giorni”, un brano indie rock uptempo che racconta le varie facce della depressione, tra graffianti chitarre distorte e batterie tribali che scandiscono un tempo che sembra interminabile. Gli altri featuring contenuti nell’album vedono la partecipazione di Still Charles, Danu e ARYA.
“questi dannati vent’anni” racchiude tutto il mondo – sempre spontaneo, colorato dal romanticismo e dall’autoironia – di Itto, che compie un percorso introspettivo per raccontare senza filtri l’evoluzione della propria anima, sia dal punto di vista umano che quello artistico, durante il primo decennio di vita adulta, con riferimenti all’amore (perso e ritrovato), alla propria storia personale e familiare, alle ansie generazionali da affrontare tutti i giorni.
TRACKLIST
1. brutti giorni (feat. chiamamifaro)
2. mood (feat. Still Charles)
3. claudia!!
4. chicago girl
5. tutto sbagliato
6. corridoi
7. bar della città (feat. DANU)
8. insonnia
9. minù (feat. ARYA)
10. maledetta estate
11. fortezze
12. granelli (outro)
Intervista a Itto
Cosa rappresenta l’album “questi dannati vent’anni” nel tuo percorso artistico?
È la chiusura di un cerchio grandissimo che si è aperto il giorno in cui ho preso in mano una chitarra per la prima volta 15 anni fa. Il grande passo del “primo album” mi ha sempre fatto un po’ paura, oltretutto in un momento in cui la mia salute mentale non era al massimo non sapevo come avrei potuto affrontarlo. Col senno di poi, questo disco mi ha costretto a riprendere in mano la mia vita e starci dentro perché nessuno lo poteva fare al posto mio.
Musicalmente si tratta di un disco estremamente variegato. Quali sono i riferimenti a cui ti sei ispirato nella composizione?
Ho ascolti molto disparati, da Brunori Sas a Dominic Fike, a molti emergenti meno conosciuti (per lo più americani). Tuttavia, più che prendere ispirazione diretta da altri musicisti, leggo molto, guardo tanti film, e mi faccio troppe domande. Non credo che l’ispirazione debba necessariamente partire da un altro musicista. Le mie canzoni sono solo pezzetti di me che rappresento con una più o meno accurata selezione di suoni e vibrazioni. Non scopro di certo l’acqua calda quando faccio un pezzo indie rock o una ballata chitarra e voce, ma le mie vere ispirazioni sono prevalentemente non musicali.
In “brutti giorni” hai collaborato con chiamamifaro. Qual è il punto di incontro tra le vostre idee di musica?
Ho conosciuto Angelica qualche anno fa e avevamo già collaborato su alcuni brani suoi nell’ultimo anno. Ho sempre invidiato la sua grinta in studio e sul palco, e la sua schiettezza nella scrittura. “brutti giorni” è uno degli ultimi due pezzi che ho scritto per il disco, e sentivo che mancava un brano che affrontasse una tematica per me fondamentale: la depressione. La collaborazione con chiamamifaro ci ha permesso di esplorare questo argomento con una profondità e un’autenticità che da solo non avrei saputo raggiungere. Sono molto contento di questo featuring perché è un’artista di cui sono sempre stato fan e penso che abbia veramente alzato il livello del brano.
Nel disco ci sono anche Still Charles, Danu e ARYA. Come mai li hai scelti?
Sono tutti e tre miei amici da tempo, e abbiamo collaborato negli anni su tante cose. “minù” è una canzone nata insieme ad ARYA durante una settimana di songwriting a Formentera (in compagnia anche di Etta Matters e Macs con cui l’ho coprodotta). Le sono sempre stato grato per questo brano e mi sembrava giusto registrarlo con le nostre due voci così come è nato. Volevo fosse tutto come ce l’avevo in testa quindi, per la prima volta, ho fatto io anche il mix. Con DANU e Still Charles ho scritto e prodotto tante canzoni, abbiamo fatto tanti live insieme e volevo assolutamente averli nel mio album. Ci sono altri amici con cui avrei voluto collaborare, sarà per il prossimo disco.
Credi che “corridoi”, con le sensazioni di rabbia e disillusione che evoca, possa essere considerato il brano manifesto del disco?
Il disco è a più riprese disilluso e rabbioso, ma penso che ci sia un sottofondo di speranza sempre, a partire dal duetto con chiamamifaro, in cui ci auguriamo che siano “solo solo brutti giorni”. “Corridoi” è un bel brano di pancia, che parla di un sentimento che ho provato però solo quella sera in quei venti minuti in cui ho scritto il pezzo. L’approccio iper istintivo è sicuramente alla base di tutta la mia musica però.
Il progetto prende vita a partire dalla copertina. Che significato ha per te?
È una foto che ho scattato a Ibiza: ritrae un bambino col viso nascosto dietro un albero e una mamma che guarda dalla parte opposta. Appena l’ho vista nel display della fotocamera ho capito che sarebbe stata la copertina dell’album. Mi evoca un profondo senso di nostalgia per la mia infanzia nelle Baleari, rappresentando al contempo l’essere vicini ai genitori ma scoprire l’indipendenza. Per me sintetizza perfettamente il tema dell’album, che esplora la tensione tra la crescita personale e i legami affettivi.
Quanto ha inciso la tua origine torinese nel tuo approccio musicale?
Amo Torino e penso che tornerò a viverci per un po’, ma trovo che, per essere una grande città, abbia una scena musicale un po’ timida, forse per la vicinanza con Milano che ne assorbe tanti talenti o forse per la nostra mentalità sabauda un po’ chiusa. Spero di ricredermi, oppure di creare un mio piccolo giro di artisti emergenti torinesi che abbiano la stessa mia voglia di creare per il gusto di farlo.
Precedentemente hai pubblicato un progetto in lingua inglese. Cosa ti ha spinto a cambiare direzione e a scrivere in italiano?
Nell’italiano ho trovato inizialmente più immediatezza nel riuscire a descrivere precisamente le sensazioni che provo in maniera spontanea. Però ora che mi trovo a parlare (e pensare) spessissimo in inglese con la mia ragazza e a passare tanto tempo a Chicago, sto ricominciando a scrivere anche in inglese e a collaborare con artisti stranieri. Ho una ventina di demo americane che prima o poi vedranno la luce.
Oggi qual è l’aspetto della tua musica del quale sei più orgoglioso?
Penso di non aver mai fatto due volte la stessa canzone, cerco sempre di inventare qualcosa che nel mio percorso non sia ancora stato sperimentato.
Se dovessimo incontrarci nuovamente tra un anno, quale traguardo vorresti avere raggiunto?
Un tour in America con annesso vlog/documentario. E poi tanti traguardi personali che sono ancora più importanti.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.