Intervista a La Municipàl, il progetto di Carmine Tundo nato nel 2013, che pubblica il suo quinto album in studio, intitolato “Dopo tutto questo tempo“.
Nel 2024, dopo essere stato in tour sia in Italia sia all’estero e aver portato avanti un’intensa attività da produttore che mette in risalto le sue diverse sfaccettature artistiche, La Municipàl pubblica diverse canzoni nate in alcuni momenti cruciali della sua vita e le mette insieme in un nuovo lavoro discografico, denso e sincero, una narrazione complessa e sfaccettata di una generazione di giovani adulti, protagonisti di profondi cambiamenti sociali, che si confrontano con le responsabilità della vita.
Intervista a La Municipàl
Cosa rappresenta l’album “Dopo tutto questo tempo” nel tuo percorso?
Si tratta di un album che è arrivato dopo un periodo di svuotamento, in cui sono stato in giro con altri progetti e con altre band. E’ la prima volta che non sono stato centrato proprio su La Municipàl. Stare in giro mi ha fatto percepire la composizione del nuovo disco quasi come un’esigenza. Ho aspettato che arrivassero le canzoni giuste nel momento giusto. Quindi mi è ritornato l’entusiasmo e questa è la sensazione che ha guidato la lavorazione del progetto.
Dal punto di vista testuale si tratta di una celebrazione dell’autenticità delle relazioni umane.
Diciamo che in questo disco mi sono messo abbastanza a nudo, quindi ci sono un sacco delle mie relazioni che possono essere amicizie, amorose o anche di famiglia. Parlo molto della mia famiglia, come per esempio in “Giacomo”, che è un brano che parla del mio primo nipote, in “Nelle vele” parlo un po’ di mio padre. Quindi è un album molto intimo.
Musicalmente si tratta di un disco estremamente variegato, in cui si avvertono anche quelle che sono tutte le varie sfaccettature della tua personalità artistica. Dal punto di vista sonoro, quali sono stati i riferimenti?
In realtà in quest’album ho anche un po’ sperimentato con altre sonorità, contaminando il suono de La Municipàl con quello che faccio con altre band. Mi sono aperto a delle collaborazioni esterne con altri produttori, cosa che comunque in tutti gli altri album non c’erano, perché li ho sempre prodotti io. Ho cercato di avere in alcuni brani un punto di vista esterno, anche per avere degli stimoli diversi, perché un immaginario introdotto da una persona esterna su un mio brano può portare la canzone in un’altra direzione e devo dire che è un esperimento che mi è molto piaciuto. Lo farò anche in futuro.
Mi diverte collaborare con altre persone perché altrimenti sto sempre chiuso in solitaria in studio e quindi è un esperimento che mi è piaciuto.
Hai scritto sui social ‘ogni pubblicazione è un po’ traumatica per me perché alcuni brani sono delle ferite aperte.’ Come si supera il pudore nel proporre determinati brani?
È un po’ traumatico, ma ho scelto sin dal primo album di non autocensurare nessun brano, perché ho sempre visto che poi i pezzi nati proprio da un’urgenza profonda, poi sono quelli che arrivano di più. Quando cominci a lavorare di mestiere, a scrivere troppo di mestiere si perde quell’immediatezza necessaria. A volte capita che qualche persona che citi in qualche brano ci rimane male o ci rimane bene, però è anche poi il bello di fare questo lavoro. Puoi dire quello che vuoi, tanto alla fine possono essere solo delle canzoni.
‘Condividere aiuta a superare’ e tra l’altro il concetto di condivisione è ancora più importante proprio perché ti sei affidato anche ad altri produttori, quindi un’idea ancora più a 360 gradi.
Ho deciso di coinvolgere anche tanti amici musicisti con i quali ho condiviso qualcosa nel corso degli anni, anche un sacco di voci femminili. Nel tempo ho creato una sorta di famiglia artistica.
Hai pubblicato anche delle versioni più intime dei pezzi come per esempio per “Cemento”; come mai?
Diciamo che alcuni brani si prestano a una dimensione più intima. Mi piace anche sperimentare con diversi sound, andare oltre rispetto alla versione del disco, che spesso è parte di un concetto e messaggio sonoro molto più ampio. Devo dire che è molto divertente ed è un esperimento che farò sempre più spesso. Ora sto preparando delle altre versioni con altri strumenti che non ho mai utilizzato. Un modo anche per collaborare con altri musicisti che stimo. È anche una questione tecnica, di tonalità. Alcuni brani li riporto un po’ alla loro fase iniziale. Questo lavoro mette in risalto la mia crescita come produttore. E’ meglio togliere e non sovra-produrre. Sento il bisogno di arrivare all’essenziale.
Sei tornato sul palco del Concertone del Primo Maggio, dove hai proposto, tra l’altro in anteprima, “Odio Cantare”. Cosa significa questo pezzo per te?
La mia più grande paura, sin da piccolo, è quella di cantare e di stare al centro dell’attenzione. Ovviamente è un controsenso perché ho scelto di fare questo mestiere. Io però sono molto appassionato della fase produttiva dei pezzi. Amo stare in studio, però poi ho imparato a convivere con i live. L’emozione che si prova sul palco è un qualcosa di molto creativo. Mi diverto a stare in giro con un tour. Come in ogni situazione ci sono aspetti belli e altri meno.
Qual è l’aspetto che ti rende particolarmente orgoglioso della musica de La Municipàl?
La sincerità. Ho sempre cercato di non censurarmi, anche perché in alcuni progetti non avevamo delle aspettative commerciali. Quando è così non ha senso cambiare. Una delle cose di cui vado
più fiero e più contento è riuscire a fare la musica che voglio senza filtri e senza che nessuno possa mettere bocca. Cerco sempre di fare i dischi che ho in mente, belli o brutti che siano. Ogni canzone è come se fosse una cartolina o una fotografia di un preciso momento.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
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