Lilie Hoax snags_cover

La giovane cantautrice Lilie Hoax debutta con l’album “SNAGS”, dopo i buoni riscontri dei singoli “Pretty Sweet Little Mess”, “Melodramatic” e “Vicky”.

Il progetto raccoglie anche le tracce pubblicate negli scorsi mesi, confermando la sua crescita artistica.
La produzione ha un respiro pop internazionale che mette in risalto la sua identità musicale.
Grazie al sound fresco e contemporaneo, l’album ha attirato l’attenzione di pubblico e critica.
Lilie Hoax si conferma così una delle giovani promesse più interessanti della nuova scena musicale.

Intervista a Lilie Hoax

SNAGS” è il tuo primo album: come descriveresti il viaggio che ti ha portato dai tuoi primi brani scritti in cameretta fino a questo debutto ufficiale?

Mi ha insegnato molto a partire da me stessa, anche se ho ancora molto da imparare. È stato un viaggio pieno di emozioni diverse, poiché ho affrontato vari aspetti, soprattutto quelli più difficili, ma allo stesso tempo molto divertente. La cosa più difficile nella scrittura penso sia la capacità di autoanalisi, su cui sto ancora cercando di lavorare.

Lilie Hoax, hai raccontato che il disco è nato un pocome un diario personale. Che effetto ti fa oggi condividere quelle pagine intime con chi ti ascolta?

Ogni tanto è intimidatorio sapere che chi ascolta possa conoscere i miei pensieri e le mie emozioni. Non tendo a parlare di quello che mi succede attorno, ma allo stesso tempo è piacevole poter condividere con chi ha provato cose simili.

Lalbum abbraccia tanti generi diversi, dal punk alle ballad. È stata una scelta spontanea o cercavi consapevolmente di esplorare più sonorità possibili?

Inizialmente è stata una scelta che mi è venuta naturale. Ho sempre scritto maggiormente ballad, ma quando ho scoperto la composizione up-tempo, mi sono appassionata e ho deciso di scrivere canzoni che mi avrebbero permesso di divertirmi. Il pezzo pop-country dell’album (Unprofessional) è stato quello su cui ho ricercato di più lo stile. Era importante per me avere vari generi diversi perché volevo trasmettere vari aspetti della mia persona.

In che modo il lavoro nello storico studio romano Digital Records e il confronto con musicisti e produttori esperti hanno influenzato la tua scrittura?

Non ero molto consapevole di come far prendere vita a dei pensieri che erano scritti su fogli e nella mia testa. Ho potuto osservare da più vicino l’arrangiamento di una canzone, la produzione e ho iniziato a scrivere sulla base di quello che avevo imparato. È stato bello confrontarsi con musicisti che hanno ascoltato le mie idee e le hanno prese a cuore, per decidere che tipi di suoni appartenevano meglio all’album.

Hai iniziato a scrivere in spagnolo, poi in inglese: cosa cambia per te nel raccontarti in una lingua diversa dallitaliano?

Sono sempre stata un’appassionata della lingua inglese. Mi piace di più il suono della mia voce e adoro il fatto che sia una lingua internazionale. Ascolto canzoni esclusivamente in lingua inglese, e questo ha reso la scelta più naturale. Ho provato a scrivere canzoni in italiano e in spagnolo ma quando ho scritto in inglese mi ci sono riconosciuta di più.

Molti brani nascono da esperienze personali: come gestisci il confine tra la tua vita privata e ciò che scegli di trasformare in musica?

Non ho mai segnato un vero confine. Scrivo come se scrivessi su un diario, e principalmente lo faccio per divertirmi o perché voglio dire qualcosa. Ci sono determinati aspetti che metto sotto un’altra luce perché preferisco tenerli per me, ma senza troppi limiti. Quando esagero provo a riformulare.

Spesso dici che cantare ti permette di esprimere cose che non riesci a dire ad alta voce. Pensi che la musica possa essere una forma di terapia?

Per me lo è stata e lo è. Nella musica ci sono vari aspetti che possono rappresentare: la melodia, gli strumenti, le parole, la voce e tutto messo insieme. Ci sono canzoni scritte per divertirsi, canzoni scritte per urlare e canzoni che ti permettono di dire ciò che non riesci ad esprimere.

Not for Me” è nato da una rottura e dalla rabbia che ne è seguita: riascoltandolo oggi, che rapporto hai con quella versione di te stessa?

Non credo che sarei in grado di scrivere di nuovo questa canzone. L’ho composta in un momento in cui ero arrabbiata sulla base di quattro accordi suonati alla chitarra elettrica, ma ero più piccola. Avevo bisogno di sfogarmi e l’ho scritta tutta d’un fiato. Ricordo quella versione di me come una parte che mi ha aiutata a crescere. È una parte che ho dovuto affrontare.

Like January” è una delle ballad più personali dellalbum: c’è stato un momento in cui hai avuto paura di esporti troppo?

È stata la prima canzone che ho scritto per l’album e quando l’ho composta non sapevo che un giorno sarebbe diventata pubblica, quindi non mi ero posta molti problemi su cosa dire o cosa non dire. Ad oggi è una delle canzoni che faccio più fatica ad ascoltare. Mi rendo conto di quanto fossi piccola e di quanto fossi vulnerabile. Pensavo sarebbe stata una canzone che avrei tenuto per me, ma se avessi saputo che avrebbe fatto parte di un album avrei pesato le parole, quindi da un lato è stato meglio così, la trovo più genuina.

In Idiot” affronti con ironia limbarazzo nelle relazioni. Quanto è importante per te sdrammatizzare attraverso la scrittura?

Considerando che i temi dell’album sono abbastanza pesanti per me, sdrammatizzare è stata l’arma che ho usato più volte nei confronti delle emozioni che non volevo affrontare. Mi è capitato molte volte di sentirmi ingenua nelle relazioni e quando si è trattato di una persona importante è stato più difficile gestire questa mia ingenuità. Raccontarlo attraverso l’ironia rende l’imbarazzo e la difficoltà più leggere.

Pretty Sweet Little Mess” è un brano in cui ti mostri senza filtri, raccontando anche i tuoi difetti: credi che la vulnerabilità possa essere una forza?

Sono sicura che la vulnerabilità e più in generale i difetti siano punti di forza, ma i miei ancora non ho imparato ad utilizzarli, quindi rimangono difetti che ogni tanto sono divertenti da analizzare. Credo che il punto di forza più grande sia il fatto che ci contraddistinguono e io non ho mai avuto un buon rapporto con il conformismo e con la noia.

Vicky” invece è più giocosa e racconta un personaggio quasi da teen movie: quanto ti diverte trasformare antipatie e momenti difficili in canzoni leggere?

Vicky è stata la prima canzone che ho scritto perché non avevo niente da fare. Mi sono divertita a trasformare una persona che non sopportavo in una canzone da canticchiare. Devo dire che mi ha dato molta soddisfazione avere trasformato i momenti con lei in una serie di frasi che pensavo su musica. È sicuramente uno dei miei aspetti preferiti quello di poter descrivere un momento pesante con un genere che contrasta il tipo di emozioni. Mi permette di analizzarlo da ogni punto di vista e di non vedere solo il lato negativo.

Dainty Jane” sembra essere una delle canzoni a cui tieni di più. È stato più difficile scriverla o cantarla?

In realtà è stata una delle canzoni che ho scritto più facilmente. Ricordo che questa persona era appena uscita da casa mia e quando mi sono seduta al piano la canzone si è scritta da sola. Volevo così tanto affrontare quell’emozione che ho pesato ogni termine e ogni strofa. Inizialmente avevo messo due tipi di ritornelli diversi perché avevo tante cose da dire, ma alla fine abbiamo deciso di tagliarne uno. La canzone originale durava quasi cinque minuti. Ti confermo che è effettivamente una delle mie canzoni preferite dell’album.

In It-Girl” giochi con gli stereotipi della ragazza perfetta”: ti senti più vicina alla figura che ironizzi o al contrario che proponi?

Sono sicuramente più vicina alla figura contraria. Sono molto impacciata e decisamente lontana dallo stereotipo della ragazza che non sbaglia mai. Ma trovo che questa sia la cosa che mi contraddistingue. Non mi piace fare finta di essere chi non sono e non ci provo neanche. Ho pregi e difetti e faccio il massimo, questo è ciò che mi rende me stessa, anche se impacciata.

The Worst Judge” chiude il disco in maniera intima e introspettiva: perché hai scelto proprio questa come ultima traccia?

Ho il terrore di crescere, perché ho il terrore di sbagliare e di non fare abbastanza. Sono sempre stata molto esigente con me stessa ed ecco perché mi sono definita il mio peggior giudice. La canzone finisce con delle note aperte che si sfumano: è il mio modo di dire che c’è ancora tanta strada da fare e ci sono tante cose da imparare.

Guardando indietro ai tuoi 19 anni e alle prime canzoni, cosa diresti oggi a quella Lilie Hoax che iniziava a scrivere lalbum?

Le direi di vivere a pieno le sue emozioni e di divertirsi. Allo stesso tempo sono contenta di non averle potuto dire niente, perché così ha percorso questo viaggio come credeva fosse giusto e ha permesso a me di essere più consapevole.

Lilie Hoax, hai citato Hannah Montana ed Elvis tra le tue prime ispirazioni: quali artisti ti influenzano oggi?

Mi piace ascoltare vari generi e quindi ho varie influenze: Miley Cyrus, Sabrina Carpenter, The Neighbourhood e Olivia Rodrigo tra i più recenti. 

Sei cresciuta tra note accennate al pianoforte e grandi produzioni in studio: ti senti più cantautrice da studio” o artista da palco”?

Sono un po’ entrambe. Sicuramente ho una preferenza per lo studio, perché ho la possibilità di divertirmi a comporre e a vedere formarsi tutte le idee che prima erano solo nella mia testa. Quella è la mia parte preferita del processo. Ma mi piace anche andare su un palco e cantare tutti quelli che prima erano solo pensieri.

Qual è stata la sfida più grande nel dare forma a SNAGS”?

La sfida più grande è stata capirmi, affrontare tutte le emozioni che volevo evitare e imparare che avrei fatto errori e avrei sbagliato altre volte. SNAGS è un album che raccoglie tanti momenti difficili e divertenti di una parte della mia vita, che ogni tanto canto. È stata una sfida divertente.

Lilie Hoax, cosa speri che chi ascolta il disco porti con sé dopo averlo sentito?

Spero che chi lo ascolta si senta più libero di essere se stesso, che non si senta in dovere di essere qualcun altro e che si possa divertire. Spero che aiuti chi non si sente abbastanza a rendersi conto di quanto vale. Nel mio momento difficile ci sono state canzoni in cui mi sono sentita capita, ora spero di poter fare lo stesso.

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