Un’Estate fa, cover elegante e raffinata dell’indimenticabile Franco Califano, è il nuovo singolo di Marcello Romeo. Produzione e arrangiamento di Roberto Costa, produzione esecutiva Raffaele Montanari, distribuzione e Label PMS studio, edizioni BMRG. Il video è a cura di Oscar Serio.
Una versione speciale che il cantautore bolognese “indossa”, senza violarne l’atmosfera, portandoci, come sempre, in un mondo dove la musica ci avvolge facendoci sognare. Immagini che scorrono insieme a ricordi che attraversano il tempo riportandoci profumi ed emozioni talvolta, dimenticate.
Intervista a Marcello Romeo
Per quale motivo hai scelto di reinterpretare Un’estate fa?
Abbiamo scelto di inserire nell’album e nel concerto questo brano perché è un must della produzione di Franco Califano, un tassello che non poteva mancare. Ha un Groove che rimane dentro, ti si incolla addosso superando i limiti del tempo. Mi sono reso conto che arriva anche ad un pubblico giovane che non l’aveva mai ascoltata prima. Poi ci sono tante piccole “casualità” che mi hanno spinto a realizzarla, a partire dal mio sodalizio personale ed artistico con Roberto Costa che lo aveva mixato per Mina che ne ha curato l’arrangiamento. Ultima chicca, è sua la fotografia che ne è diventata la cover!
Dal punto di vista della composizione musicale, quale credi sia il valore aggiunto del brano?
Il valore aggiunto del brano è un insieme di peculiarità, che tuttavia non ne hanno violato l’essenza. Credo che una cover del genere debba essere “indossata” con rispetto e quello che mi auguro che sia riascoltata ed apprezzata per questo. A renderla speciale, la splendida interpretazione di NYA che con la sua voce pura limpida e così pulita segna un percorso ben preciso nel brano: un’autostrada dove correre.
Musicalmente, cosa ti lega alla scrittura di Franco Califano?
Le mie fonti di ispirazione sono sempre state Dalla e Califano. Apparentemente due mondi lontanissimi ma accomunati dalla grande credibilità delle musiche e dei testi. Quindi sono legato sicuramente ai testi del Califfo soprattutto quelli d’amore, senza troppi abbellimenti, così crudi semplici cantati con voce roca suadente immersa nella sua vita ribelle e nella sua fama di latin lover fin dai tempi dei fotoromanzi. Dalla è tanta roba, è un maestro silenzioso che ha tracciato una strada per chi come me vuole raccontare attraverso le canzoni. Anche lui, romantico, ma anche “ruvido”, con brani che hanno precorso i tempi.
Quali sono gli step che compi quando lavori a una cover?
Quando lavoro ad una cover mi comporto nello stesso modo come facevo tanti anni fa nei night. La interpreto senza rincorrere l’artista originale. Importante è entrare nel brano e nella mente come approfondimento psicologico di chi quel brano lo ha portato al successo. Nel teatro si definirebbe metodo Stanislavskij. Credo che sia fondamentale, non inseguire l’artista né l’arrangiamento se si vuole pubblicarne una nuova versione, altrimenti sarebbe una “brutta” copia o, peggio ancora un karaoke.
In quali termini si è sviluppata la collaborazione con Roberto Costa?
La collaborazione con Roberto Costa inizia anni fa con il brano Smeraldo e Catrame, attualmente ancora la mia hit, il brano dei miei bis ai concerti. Una canzone che invito sempre ad ascoltare per capire le origini del mio modo di scrivere musica e testo. Da quel brano e successivamente con la formazione della band, è iniziata questa collaborazione con il maestro che prepara e segue tutte le parti musicali di ogni singolo componente.
In quale aspetto artistico sei stato condizionato dalla tua origine bolognese?
Per quanto riguarda la musica bolognese sì, sono stato condizionato dalla scuola di Dalla e quindi Ron, Stadio, Carboni. Tutti, ma soprattutto Lucio. Le mie primissime canzoni (Di mondi, La danza di Anna, Ghibli, La grammatica del cuore) hanno evidenti segni di contaminazione.
Oggi esiste ancora una scuola bolognese o, secondo te, l’origine non fa più la differenza?
La scuola bolognese di cantanti ha un lungo elenco a iniziare da Morandi Mengoli e via avanti così, ma se parliamo di cantautore, musica d’autore …ha un solo nome, un solo genio: Lucio. Per me la scuola bolognese è quella. Punto. Attualmente non posso associare alla musica d’autore i ragazzi che fanno trap e derivati senza sapere comporre e suonare.
Qual è la lezione più importante che hai imparato da Lucio Dalla?
La lezione più importante che ho imparato da Lucio è il cercare di narrare una storia su una partitura musicale ricca di misteri e scoperte. Avere una capacità di unire stili musicali diversi affascinanti. Naturalmente Roberto Costa, ogni qualvolta si studia un brano di Lucio, ti insegna qualcosa di nuovo che ti aiuta ad entrare più in profondità. Lui ha suonato con lui trent’anni ed è custode di un grande patrimonio musicale.
Oggi qual è l’aspetto della tua musica che ti rende particolarmente orgoglioso?
L’aspetto della mia musica, che mi rende orgoglioso, è il fatto che mi si inviti a festival o incontri musicali e addirittura in alcuni circoli culturali importanti (Roma, Perugia, Firenze e recentemente a Bologna) mi chiedano una serata concerto per presentare miei brani per gli associati. Queste sono per me occasioni preziose perché sono serate dove la musica è davvero protagonista e c’è spazio per leggere i testi prima dell’ascolto. Tra questi ci sono spesso Zattera di Sale, Mani Leggere, Lambretta61, Pericolosa-Mente, giusto per citarne qualcuno, che sono racconti e pagine di vita che potrebbero leggersi anche senza musica.
Foto di Marcello Romeo di Ermes Tazzari

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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