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Intervista a Marcello Sutera: “New Me Tour, un passaggio, una transizione interiore diventata musica”

Al via a dicembre nei teatri italiani il “NEW ME TOUR” del bassista e compositore MARCELLO SUTERA accompagnato da un ensemble di musicisti di altissimo livello e da ospiti speciali che uniranno potenza espressiva profondità timbrica, per un impatto di grande intensità.

L’artista romagnolo è noto per le collaborazioni con grandi nomi della scena internazionale del calibro di Dennis Chambers, Eric Marienthal, Scott Henderson, Frank Gambale, Fred Wesley, Randy Brecker, Lenny White e Bob Franceschini. Ha aperto concerti di Joe Cocker, James Blunt, Randy Crawford e Incognito e partecipato a produzioni con Mario Biondi e altri interpreti di rilievo.

Nel ruolo di bassista e direttore artistico, Marcello Sutera condurrà un’orchestra di altissimo livello: Alessandro Altarocca (pianoforte), Stefano Senni (contrabbasso), Bruno Farinelli (batteria), Donato Sensini (flauto e sax), Luca Mattioni (percussioni), Michela Zanotti (viola), Desislava Kondova e Anna Carrà (violini) e Chiara Di Bert (violoncello).

Il tour anticipa l’uscitadel suo nuovo disco strumentale di inediti “NEW ME” (prodotto dall’etichetta Collettivo Funk e distribuito da TuneCore), un lavoro che racconta un percorso personale e artistico fatto di crescita, ricerca e libertà espressiva. «NEW ME è il suono di una ripartenza: scrittura curata, energia live e il coraggio di cambiare restando fedeli alla musica» racconta Marcello Sutera.

Queste le date del “NEW ME TOUR” in alcuni deipiù prestigiosi teatri italiani:

Per lo spettacolo di Santarcangelo di Romagnaè possibile acquistare i biglietti al seguentelink: https://shorturl.at/8rTd0. Per tutte le altre date del tour, le prevendite sono disponibili su Live Ticket: https://www.liveticket.it/marcellosutera

Le tappe del tour saranno arricchite dalla presenza di ospiti d’eccezione del panorama musicale italiano e internazionale.

L’album “NEW ME“, interamente composto da brani inediti, sarà disponibile in vinile e CD entro la fine di dicembre, anticipato dal singolo strumentale “SALSEDINE“, già presente sulle principali piattaforme digitali.
Registrato a Rimini al Farmhouse Studio e mixato e masterizzato da Lorenzo Ricci e Andrea Felli, il disco si presenta come un vero manifesto di rinascita artistica che celebra la libertà creativa e l’evoluzione personale.

Intervista a Marcello Sutera

Partiamo dal tour: cosa rappresenta per te il “New Me Tour” e cosa hai voluto trasmettere con questa nuova avventura live?

Il New Me Tour rappresenta un passaggio, una transizione interiore diventata musica. Non è solo un titolo: è una dichiarazione. Dopo anni di esperienze, incontri, errori, silenzi e rinascite, sentivo il bisogno di raccontare una versione più autentica di me stesso. Con questo tour voglio condividere un’energia nuova, più consapevole, libera e profondamente emotiva. È un invito ad accogliere il cambiamento senza paura.

Il tour si prepara a toccare alcuni dei teatri più importanti d’Italia. Cosa cambia nel portare la tua musica in luoghi con un’acustica e un’anima così precise come quelle dei teatri?

I teatri hanno un’anima che respira con gli artisti. Sono spazi pensati per ascoltare — davvero. Lì ogni dettaglio, ogni sfumatura, ogni silenzio ha un valore. Suonare nei teatri mi obbliga a un rispetto ancora più grande per la musica: non puoi nasconderti. E allo stesso tempo, quel tipo di ambiente amplifica l’emozione, la rende fisica.

Sul palco sarai accompagnato da una vera orchestra di musicisti eccellenti. Come hai scelto la formazione che ti affiancherà e cosa ti lega artisticamente a loro?

Li ho scelti non solo per il loro talento, ma per la loro sensibilità. Sono musicisti che ascoltano, che respirano insieme, che non devono dimostrare nulla perché già sono. Ci lega una visione comune: suonare per servire la musica, non l’ego.

Ogni data avrà ospiti diversi, da Kelly Joyce a Fabrizio Bosso, Tony Momrelle, Nick The Nightfly e tanti altri. Che tipo di dialogo musicale ti aspetti da questi incontri sul palco?

Mi aspetto spontaneità. Ogni ospite porta un mondo, una storia, una vibrazione. L’incontro sarà diverso ogni sera: non sarà mai un esercizio di precisione, ma un atto di condivisione. È lì che nasce la magia.

“New Me” è definito come “il suono di una ripartenza”. Da cosa nasce questa rinascita personale e artistica?

Nasce dalla necessità di fermarmi, guardarmi davvero e ricominciare. Ci sono momenti in cui la vita ti costringe a mettere ordine, a capire cosa tenere e cosa lasciare andare. La mia ripartenza è stata dolorosa, sincera e necessaria. La musica ha seguito quella evoluzione.

 Il singolo “Salsedine” anticipa il nuovo album. Che atmosfera e immaginario volevi evocare con questo brano?

Salsedine è il sapore della libertà. È il mare che ti pulisce la mente, il vento che cancella il rumore, l’orizzonte che ti ricorda che tutto è possibile. Ho cercato un suono sospeso: nostalgico, ma pieno di vita.

 Il disco è interamente strumentale. In un’epoca dominata dalle parole e dai social, cosa significa affidare tutto alla musica?

Significa fidarsi del silenzio tra le note. La musica strumentale non ti dice cosa sentire: ti permette di scoprirlo da solo. È un linguaggio più puro, meno immediato, ma più profondo. È un rischio, ma anche un atto di verità.

La tua carriera ti ha portato a collaborare con giganti internazionali come Dennis Chambers, Frank Gambale, Randy Brecker e molti altri. Qual è l’insegnamento più importante che ti hanno lasciato?

L’umiltà del fuoriclasse. I grandi sono quelli che non smettono mai di imparare, di ascoltare, di mettersi in discussione. La vera grandezza sta nel servizio alla musica.

 Sei cresciuto come autodidatta. Quanto ha influenzato questa formazione il tuo approccio al basso e alla composizione?

Essere autodidatta mi ha permesso di sbagliare, tanto — ma anche di sviluppare un pensiero non schematico. Ho sempre vissuto la musica come un istinto, un’urgenza fisica. Questo ha influenzato tutto: il mio sound, la mia scrittura, la mia libertà.

L’album è stato registrato al Farmhouse Studio e mixato da Lorenzo Ricci e Andrea Felli. Quanto è stato importante il lavoro in studio nel definire il suono finale del progetto?

Fondamentale. Lo studio è un luogo dove il tempo cambia ritmo: tutto diventa dettaglio. Con Lorenzo e Andrea c’è stata una sintonia immediata. Abbiamo cercato non solo un suono perfetto, ma un suono vivo.

Da musicista e direttore artistico, come vivi il bilanciamento tra rigore tecnico e libertà creativa?

Sono due poli che devono convivere. La tecnica costruisce la struttura, ma la libertà dà anima. Senza rigore non c’è profondità; senza libertà non c’è emozione.

Il tuo stile fonde jazz, soul, funk, world e molto altro. Come si costruisce una voce musicale personale in un linguaggio senza confini?

Ascoltando tutto, ma copiando nessuno. A un certo punto smetti di cercare somiglianze e inizi a cercare te stesso. È un processo lungo, ma necessario.

Hai aperto concerti per artisti come Joe Cocker, James Blunt, Randy Crawford e Incognito. Hai un ricordo speciale legato a quelle esperienze?

Sì, più di uno. Ma quello che porto dentro è la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Ogni palco è stato una lezione: di musica, di umanità, di responsabilità.

Avere questo privilegio mi ha cambiato profondamente e fatto capire che non devi dimostrare di essere un artista … O lo sei o non lo sei…

 In “New Me” c’è un forte senso di crescita. Guardando indietro, cosa direbbe il Marcello di oggi al Marcello che iniziava con il basso?

“Non avere fretta. Fidati del tuo ritmo. Ogni passo ti sta portando esattamente dove devi essere.”

 Il tour arriva a dicembre, a ridosso dell’uscita del disco. Se il pubblico potesse portare a casa una sola cosa da questo viaggio musicale, quale vorresti che fosse?

Una sensazione di verità. Non importa se sarà gioia, nostalgia, energia, commozione. Vorrei che uscissero sapendo di aver vissuto qualcosa di autentico — non perfetto, ma vero.

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