Intervista al cantautore Marco Guazzone, che la scorsa settimana ha pubblicato il nuovo singolo Giovedì in collaborazione con Malika Ayane.
L’artista, che nella sua carriera vanta una partecipazione al Festival di Sanremo e numerose collaborazioni importanti, è ora in tour proprio con l’amica Malika Ayane. Una tournèe teatrale che ha preso il via da Gallipoli. Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti.
Intervista a Marco Guazzone
Ciao Marco, questa volta, la nostra chiacchierata musicale è davvero speciale perché parliamo del tuo nuovo singolo “Giovedì”, in collaborazione con Malika Ayane. Come è nato questo pezzo e cosa rappresenta per te in questo momento della tua carriera?
Sono felicissimo di poter parlare di questo brano, anche perché la storia che ci lega a Malika è davvero unica. Tutto inizia nel 2012, quando partecipai a Sanremo tra i Giovani. Malika, che per me è sempre stata un modello di eleganza e raffinatezza, scrisse un tweet dicendo: “A me piace Guazzone.” Per un giovane artista come me, che la ammirava profondamente, fu un momento incredibile. Da lì, tra noi si è creata una connessione che non avrei mai immaginato potesse portare a un duetto.
Negli anni, abbiamo avuto altre occasioni di collaborazione. Ho aperto alcuni suoi concerti grazie all’intermediazione di Paolo Buonvino, un compositore straordinario. Poi, ci siamo ritrovati a lavorare insieme su un brano per un film, che è stato persino candidato ai Nastri d’Argento. È stata un’esperienza bellissima e, grazie alla nostra amica comune Alessandra Flora, autrice di lunga data di Malika, abbiamo ripreso a collaborare. Così, durante una sessione di scrittura a Berlino, è nata la prima bozza di “Giovedì”.
Sembra che la collaborazione con Malika sia stata naturale, ma anche piena di sinergie. Qual è stato il suo contributo specifico al brano?
Lavorare con lei è stato ispirante. Una volta che avevamo la prima bozza, ho avuto il coraggio di dirle che, secondo me, la sua voce poteva davvero dare vita alla canzone. Per fortuna, lei ha accettato subito, e da lì ha contribuito in modo profondo sia alla melodia sia al testo. Ha arricchito il pezzo, dandogli un tocco che solo un’artista della sua esperienza e sensibilità poteva dare. È stato un onore e un vero privilegio poter condividere questo percorso con lei.
Il brano tocca temi profondi come le relazioni interrotte improvvisamente, lasciando un senso di vuoto e smarrimento. È evidente un’attenzione particolare al “non detto”, che è così difficile da esprimere a parole. Come hai lavorato su questo aspetto?
Sono felice che tu lo abbia notato. È proprio questo il cuore della canzone: il rimpianto per le parole non dette, i gesti mancati. Anche se “Giovedì” nasce da un’esperienza d’amore, ho scoperto che molte persone vi si riconoscono, vedendoci il senso di perdita non solo in amore ma anche in amicizia o nella scomparsa di una persona cara. La magia della musica è proprio questa: riesce a essere uno specchio in cui ognuno può ritrovare un pezzo di sé.
Parlando di produzione, avete scelto un arrangiamento minimale, quasi intimo. Come mai questa decisione?
Volevamo creare uno spazio per il testo e la melodia, evitando elementi superflui. Abbiamo utilizzato pochi strumenti: pianoforte, chitarra classica e qualche traccia elettronica. In tutto, solo cinque tracce. Volevamo che fosse una canzone che arrivasse dritta al cuore, come uno schiaffo dolce, senza sovrastrutture. È una scelta controcorrente, visto il mercato di oggi, ma ci piace pensare che ogni brano meriti il suo vestito su misura. Con “Giovedì”, abbiamo scelto un abito semplice, intimo, che ricordasse un momento di raccoglimento.
Questa tua inclinazione a fare scelte controcorrente è una costante nella tua carriera. Nonostante questo, sei riuscito a farti spazio senza mai snaturarti. Qual è il segreto?
Credo che la mia strada sia seguire dove mi porta la musica, senza compromessi. Ho iniziato a fare musica da bambino e, per me, è sempre stata una sorta di medicina. Non potrei mai fare qualcosa che non mi fa stare bene. Forse questo mi rallenta un po’, ma alla fine, arrivare dove voglio con autenticità è impagabile. La musica è un’arte che va rispettata e, nel mio caso, questo significa rimanere fedele a ciò che sento.
La tua musica ha anche una classicità melodica italiana, pur rimanendo moderna. Come riesci a bilanciare questi due aspetti?
È stato un percorso di crescita. Ho imparato che la musica è un linguaggio che evolve, e per essere ascoltati è essenziale anche saper integrare elementi attuali. Ma, allo stesso tempo, mi piace mantenere quella classicità melodica che è tipica italiana, un po’ come una firma. Collaborare con autori di generi diversi mi permette di sperimentare e uscire dalla mia zona di comfort, mantenendo però intatta l’essenza della mia musica.
So che non sei un grande fan del reggaeton, ma hai imparato a vederlo in modo diverso.
È vero, inizialmente non mi piaceva. Ma ho capito che, per molte persone, il reggaeton ha un potere liberatorio. Anche un genere che io percepivo come superficiale può regalare tre minuti di spensieratezza, un momento di evasione. Questo mi ha insegnato che la musica non ha un solo scopo, ma può offrire qualcosa di diverso a ciascuno. Non dico che farò un pezzo reggaeton, ma ora capisco il valore che ha per chi lo ascolta.
Tornando a “Giovedì”, il lyric video è un’opera d’arte, realizzata con la tecnica dello stop motion. Come mai avete scelto di rappresentarlo in questo modo?
Abbiamo collaborato con Giada Bonatti, un’artista video con cui avevo già lavorato in passato. Abbiamo seguito l’idea di minimalismo che ha caratterizzato tutto il progetto, e Giada ha scelto di lavorare in bianco e nero con disegni fatti a mano, uniti poi in stop motion. Ogni fotogramma è stato curato singolarmente, come facciamo noi con la musica, lavorando pezzo per pezzo, giorno per giorno. Abbiamo impiegato un anno per scrivere questo brano, con la stessa cura con cui si fa crescere una pianta: la lasci crescere, poi la riguardi e capisci se sta andando nella direzione giusta.
Ora sei in tour con Malika Ayane. Come sta andando questa esperienza?
Sta andando davvero benissimo! Ogni giorno mi sembra un nuovo dono, e anche se Malika mi ha minacciato scherzosamente dicendomi che mi taglia le mani se la ringrazio troppo (ride), non posso fare a meno di farlo. È un’artista incredibilmente generosa, ha avuto il coraggio e la fiducia di coinvolgermi in questa super band, una formazione che include musicisti che la seguono da anni e anche altri che collaborano con artisti di altissimo livello. Per me, già solo far parte di questa squadra è un onore immenso.
Lavorare con Malika è speciale perché ha una visione molto chiara dei suoi progetti, ma allo stesso tempo offre spazio a ognuno di noi per contribuire. Abbiamo passato dieci giorni in uno studio immerso nella campagna di Arezzo per rielaborare gli arrangiamenti in vista di un tour teatrale. Malika desiderava riscrivere ogni pezzo, adattandolo al contesto del teatro, e trovo che questa sia una scelta affascinante e audace: vuole che ogni nota, ogni passaggio rispecchi l’intimità del luogo e la vicinanza con il pubblico.
Una delle cose più belle è che sul palco tutto è suonato dal vivo, senza basi pre-registrate, il che rende ogni serata unica. Malika può decidere sul momento di allungare un brano, di esplorare nuove linee vocali, e noi la seguiamo nell’improvvisazione, creando un’esperienza irripetibile ogni volta. Questo approccio libero è una vera gioia, e so che il pubblico lo percepisce.
Infine, c’è un’attenzione incredibile alla scaletta. Prima dell’inizio del tour, Malika ha chiesto al pubblico quali fossero i brani che desideravano ascoltare. La selezione tiene conto anche dei pezzi meno noti, non solo dei singoli, e questo dimostra il suo rispetto e la sua cura per ciò che i suoi fan amano. È un’avventura straordinaria, e spero che questo viaggio insieme continui a lungo.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
