Il cantautore romano Mauro Di Maggio torna con un nuovo singolo inedito dal titolo “AVVELENATO“. Il brano è accompagnato dal videoclip ufficiale, prodotto da Borotalco Tv con la regia di Giulio Cannata e la produzione esecutiva di Matteo Stefani.
Nel video viene descritto il risveglio dall’inconsapevolezza, una presa di coscienza da un malessere che spesso si radica, con il passare del tempo, nelle nostre vite dove quasi sempre si è indotti a perseguire modelli che non ci appartengono, scelti in base ad esempi e credenze più o meno imposti dalla società che ci circonda. Tale avvelenamento esistenziale viene rappresentato attraverso attori e ballerini che si mostrano delusi e sofferenti come se vivessero in uno stato di assenza, distacco, noia. Tuttavia, proprio all’interno di un bar, negli incontri tra gli avventori si manifestano da una parte evidenze di dolore e rabbia, dall’altra tenerezze e sguardi che trasmettono accoglienza, un’accoglienza che abilita la ribellione del nostro essere interiore. Un risveglio raffigurato dal regista e dagli attori, attraverso una danza istintiva, primitiva e catartica. Una danza che dal singolo arriva al collettivo, simboleggiando un risveglio condiviso. Il video è il racconto di una rinascita che dal profondo culmina in un cambio di passo.
Intervista a Mauro Di Maggio
Cosa rappresenta Avvelenato nella tua carriera?
Rappresenta un nuovo, gigantesco capitolo. Ogni volta che esco con una nuova canzone è un colpo enorme di emozione. Avvelenato è un grido, rivolto a chi, come me, ha vissuto un periodo in cui si sentiva avvelenato da ciò che lo circondava, dai modelli che abbiamo assorbito e preso per buoni, ma che possono creare malessere. Ho sentito la necessità di riscoprire la mia consapevolezza e decidere come volevo vivere.
Nel videoclip del brano vediamo una danza collettiva che simboleggia il risveglio condiviso. Ci puoi spiegare il significato dietro questa scelta?
Sì, insieme al regista Giulio Cannata abbiamo lavorato con l’intenzione di manifestare il disagio che tutti possono vivere. Il bar, presente nel video, rappresenta un luogo comune dove i personaggi condividono il loro malessere. Ma, attraverso gesti di affetto e condivisione, si risvegliano e si ribellano, esprimendo una voglia di liberarsi da questo avvelenamento esistenziale.
Come pensi che la musica possa risvegliare la consapevolezza delle persone?
La musica ha un impulso molto forte, se riesce a toccarti, ti colpisce nel profondo. Credo che una canzone possa far risuonare certe corde interiori e suscitare delle domande dentro di noi. Può risvegliare certi sentimenti nel nostro inconscio, aiutandoci a cambiare prospettiva o passo nella vita.
Spesso ci vengono imposte delle scelte. Come vedi il rapporto tra il controllo esterno e la volontà di creare i propri percorsi?
È vero, spesso le scelte sono già predisposte. Nasciamo senza consapevolezza, trovando tutto pronto: scuola, religione, storia. Il punto è riuscire a cogliere questi binari e, quando possibile, creare i nostri. Non si tratta necessariamente di ribellarsi al sistema, ma di comprenderlo e scegliere consapevolmente se seguirlo o no.
La tua carriera è iniziata ormai un quarto di secolo fa. Tu hai sempre preso il tuo tempo, in un mercato sempre più frenetico. Cosa rappresenta per te l’attesa oggi?
Ho sempre cercato di muovermi secondo i miei tempi, al di fuori della competizione. Devo sentirmi pronto e centrato in ciò che faccio. Anche se può sembrare rischioso, credo che la forza delle cose fatte con convinzione possa rompere i meccanismi del tempo. Vivo in modo un po’ romantico, ma è così che sento di dover affrontare la mia musica.
In questi 25 anni, qual è l’aspetto della musica di Mauro Di Maggio che è cambiato di più?
Sicuramente è cresciuta la mia consapevolezza tecnica e artistica. Ora ho più controllo, non inteso come auto-controllo, ma nel senso di padronanza di me stesso e della mia arte. Questo mi permette di fare meglio ciò che amo: la musica e rappresentare me stesso.
Hai collaborato con diversi artisti nel corso della tua carriera. Qual è il valore aggiunto di una collaborazione per te oggi?
Il valore aggiunto è nell’esperienza. La musica è intimità, come l’amore. Quando un’esperienza condivisa è bella ed edificante, tutto diventa magico.
Cosa provi oggi quando ascolti una tua canzone, come Non ti voglio fermare?
Ormai sono un po’ anestetizzato, avendola ascoltata tante volte. Però il messaggio resta forte, soprattutto in un periodo come questo, dove assistiamo a violenze e possessività nelle relazioni. La canzone esprime la libertà dell’amare: amare qualcuno significa lasciarlo libero di essere se stesso.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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