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Intervista a Mimì, in gara a Sanremo Giovani 2025

Mimi_Sottovoce

Intervista a Mimì, vincitrice di X Factor 2024, in gara a Sanremo Giovani 2025 con il brano Sottovoce.

“Sottovoce” nasce dall’esigenza profonda di raccontare un percorso difficile ma consapevole. Mimì crea un brano che vive in equilibrio tra forza e fragilità, costruito lentamente tra parole, suoni e pensieri nati dal suo diario personale.

“Sottovoce” mette al centro un processo profondo: imparare ad allontanarsi da una persona cara quando quell’affetto inizia a far male, un gesto difficile, quasi silenzioso, che richiede coraggio, lucidità e una nuova forma di tenerezza verso sé stessi. L’artista racconta le fasi di questo percorso con grazia, scavando nella complessità delle relazioni e nella bellezza delle emozioni non dette.

In studio, Mimì ha trovato ispirazione nelle atmosfere di SZA, dando vita a un paesaggio sonoro intimo e avvolgente, dove la malinconia si fonde con la leggerezza. “Sottovoce” è un invito ad ascoltarsi davvero, a riconoscere il momento in cui l’amore deve trasformarsi in libertà, restituendo al silenzio tutta la sua potenza emotiva.

Qui le nostre pagelle delle canzoni di Sanremo Giovani 2025.

Intervista a Mimì, in gara a Sanremo Giovani 2025

Mimì, quest’anno sei tra i 24 artisti in gara a Sanremo Giovani per conquistare un posto tra le Nuove Proposte del Festival 2026. Come stai vivendo questa preparazione e quali sensazioni stai provando?
Sono davvero felice. Io adoro mettermi alla prova e, quando è arrivata l’occasione di partecipare a Sanremo Giovani, ho pensato subito: “Ok, andiamo! Vediamo cosa succede”. In questi giorni sto provando tantissimo, più del solito, perché più mi preparo e più mi sento tranquilla con me stessa. Sto facendo vocali, prove su prove e persino tanto tapis roulant per migliorare il fiato. È un periodo intenso, ma mi carica molto.

Una cosa che colpisce di te è la tua versatilità vocale: nonostante la tua giovane età, proponi sempre soluzioni nuove e personali. Come stai costruendo la tua identità artistica?
Mi fa molto piacere che si noti, perché è uno dei miei obiettivi. Sto costruendo la mia identità un passo alla volta, lavorando tantissimo in studio. Amo fare top line, scrivere melodie, sperimentare. A volte vado anche a casa di amici con la chitarra solo per creare qualcosa di nuovo. È bello scoprire lati di me che non conoscevo e vedere che questo lavoro sta portando frutti.

Quanto contano gli ascolti in questa fase di crescita? E quanto ciò che ascolti entra nelle tue composizioni e nella produzione?
Tantissimo. La musica per me è quasi una religione, è una presenza costante. Sto iniziando ad avvicinarmi anche al lato produttivo e credo che conoscere tanta musica serva proprio a nutrire l’artista. Più ascolti e più rubi dai mondi che ami. Ogni venerdì mi ascolto tutte le nuove uscite, sono super curiosa. E questa attitudine mi aiuta poi a scrivere meglio, a capire cosa mi piace davvero.

Porti a Sanremo Giovani “Sottovoce”, un brano intimo e delicato. Cosa vi ha fatto scegliere proprio questo pezzo per un palco così importante?
R: Credo l’energia. Quando il brano stava nascendo in studio, ho sentito fin da subito che aveva una vibrazione speciale. Dicevo ai ragazzi: “Se quest’anno dovessi andare a Sanremo, ci andrei con questa”. Mi piace il suo punch, la sonorità, la storia che racconta. Ha una forza pulita, sincera, che secondo me funziona molto in un contesto come quello del Festival.

Non è un brano semplice da interpretare perché tocca corde emotive molto delicate. Come trasformi questa fragilità in forza sul palco?
Io sono una persona estremamente sensibile ed empatica, forse anche troppo. Le mie emozioni escono sempre nella musica. Per me scrivere o improvvisare top line è una forma di terapia: mi permette di affrontare temi che magari non saprei esprimere a parole in una conversazione. Cantare “Sottovoce” davanti agli altri mi aiuta a capire come la mia fragilità arriva al pubblico. Condividere è una delle cose che amo di più: raccontare e dialogare attraverso la musica mi viene naturale.

Dal punto di vista produttivo, “Sottovoce” ha un respiro internazionale. Sei intervenuta in modo diretto nelle scelte di produzione?
Sì, ma soprattutto in fase di top line. A livello produttivo siamo partiti da un beat di SZA. Quella drum mi faceva volare e ha ispirato la ritmica del secondo verso, quando il pezzo si apre di più. Io ho dato input sulla struttura melodica e sulla scrittura, che sono le parti in cui mi sento più forte. Poi ho lasciato il resto alla magia dei produttori. Magari un giorno riuscirò a produrmi un brano da sola: ci sto lavorando.

Dopo l’esperienza mainstream di X Factor, è cambiato il tuo rapporto con l’immagine? E come dialoga oggi la tua musica con la parte visiva?
Tantissimo. Ho un grande desiderio di costruire un concept visivo solido, con un filo conduttore preciso, come fanno gli artisti che stimo. Mi piace l’idea delle “ere”, dell’evoluzione estetica. In questo momento stiamo ancora sperimentando, cercando la direzione giusta, ma abbiamo molto materiale e tante idee. Non vedo l’ora di creare un immaginario più definito e coerente.

Quest’estate hai condiviso il palco con Shablo. Quanto è stata importante questa collaborazione?
Moltissimo. Con Shablo mi sono sentita subito a mio agio: lavorare con lui e con musicisti così bravi è stato come stare in un parco giochi musicale. Mi ha dato tanti consigli preziosi e mi ha aiutata a riconnettermi con i miei generi: soul, blues, R&B. È stata un’estate piena, che mi ha fatto fare tanta palestra artistica. Sono grata per ogni palco che abbiamo calcato insieme.

Rispetto ai tuoi singoli precedenti, “Brooklyn” e “Chakra”, cosa rappresenta “Sottovoce”?
Rappresenta un passo avanti nella consapevolezza. Sto imparando a capire chi sono, cosa voglio dire e come voglio dirlo. Mi sento più sincera con me stessa e questo rende più naturale raccontare storie: le mie, quelle degli amici, o della mia famiglia. Mi sto innamorando sempre di più dello studio e questo mi aiuta a capire la direzione che sto prendendo.

Sanremo, oggi, cosa rappresenta per te e per la tua generazione?
Per me è la settimana santa della musica! Da anni faccio il FantaSanremo con i miei amici: lo guardiamo insieme, ci divertiamo, commentiamo, viviamo tutto come una grande festa. È una settimana di celebrazione della musica, dalla serata delle cover ai momenti più tradizionali. È un evento culturale che unisce, e per noi giovani è un’occasione per mostrare davvero chi siamo.

C’è una canzone della storia del Festival che avresti voluto cantare tu?
Ce ne sono tantissime, ma penso a “Gioventù Bruciata” di Mahmood: è un pezzo scritto benissimo, con top line incredibili. Mi ha colpita profondamente. Mi piaceva molto anche “Splash” di Colapesce e Dimartino, una canzone meravigliosa. E poi Serena Brancale, che nella serata cover mi ha fatto piangere: pura magia.

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