Pierdavide Carone

Intervista a Pierdavide Carone, che ha pubblicato la seconda parte dell’album Carone, arricchito dalle collaborazioni con il Coro lirico siciliano, Martina Attili, Alex Britti, Sacchini, Paolo Vallesi e Gigliola Cinquetti.

Il progetto segna un momento di grande maturità artistica e umana. Un disco che parla di incontri, amicizia e musica condivisa, e che arriva dopo un anno intenso di live, collaborazioni e crescita personale.

CARONE è un disco che non alza la voce, ma resta.
Resta nell’eco di una parola sincera, nei silenzi che diventano musica, nei gesti minimi che sanno ancora commuovere. Un lavoro che celebra la semplicità come forma di coraggio e la musica come l’unico modo, forse, per dire tutto senza spiegare niente.

TRACKLIST
LATO A
1. 
Hey | 2. Carla e la credenza | 3. Mi vuoi sposare | 4. Manchi | 5. Lilli senza il vagabondo | 6. Ogni 28 giorni | 7. I soliti film 

LATO B
1. 
Non ce l’ho con te | 2. Ave Maria (ft. Coro lirico siciliano) | 3. L’uscita degli artisti (ft. Martina Attili) | 4. Ti odio (ft. Alex Britti) | 5. Empatia (ft. Sacchini) | 6. Semplice (ft. Paolo Vallesi) | 7. Di notte (ft. Gigliola Cinquetti)

Intervista a Pierdavide Carone

Pierdavide, il Lato B di Carone arriva a suggellare un anno che definisci “molto solare”. In cosa si distingue questa seconda parte del progetto rispetto a Lato A?
Sì, è stato davvero un anno luminoso, pieno di incontri e nuove energie. Il Lato A era un disco più intimo, quasi solitario: l’ho scritto praticamente da solo, tranne una canzone, e registrato in quattro. Lato B invece è affollato di persone, di voci, di umanità. È un disco che nasce dal dialogo, dalla voglia di condividere, che per me sono due elementi fondamentali nella musica e nella vita.

Dal punto di vista autorale, ti sei sentito diverso in questo secondo tempo?
Decisamente sì. Per la prima volta nella mia carriera mi sono trovato a interpretare canzoni che non ho scritto io. È successo con il brano di Martina e con quello di Sacchini e Margherita, la mia tastierista, che mi ha fatto ascoltare questo pezzo di cui mi sono subito innamorato. Mi sono scoperto interprete, e devo dire che è stato bellissimo cantare le emozioni degli altri, farle mie, sentirle scorrere dentro di me come se le avessi scritte io.

Cosa serve, secondo te, per essere un cantautore credibile anche quando si interpreta la musica altrui?
Serve empatia. Quando canti un testo che non hai scritto, devi entrarci dentro come un attore in una parte. È un po’ una recita, ma non nel senso negativo del termine: devi immedesimarti nella storia, viverla. Le emozioni degli altri, in fondo, sono le stesse che attraversano tutti noi. Anche con un repertorio come quello di Gigliola Cinquetti, che appartiene a un’altra epoca, ti ritrovi dentro sensazioni universali.

Questo equilibrio tra solitudine e incontro è molto forte nel disco. Si sente che hai scelto i tuoi duetti seguendo il cuore…
Solo il cuore. Non ho cercato collaborazioni “di moda” o fatte per generare hype. Ho seguito il principio dell’umanità: in questo Lato B ci sono persone che amo profondamente, sia dal punto di vista umano che artistico. Ogni duetto è il frutto di un legame vero, non di una trovata promozionale.

Tra i brani più intensi c’è quello con Alex Britti. Una collaborazione nata da lontano, giusto?
Sì, quella canzone ha una storia particolare. Risale al periodo subito dopo la morte di Lucio Dalla, quando Alex mi aveva preso un po’ sotto la sua ala. Passavamo molto tempo insieme, a scrivere, a suonare, a parlare di musica. All’epoca non uscì molto di quel materiale, se non Sole per sempre, ma c’era tanto altro. Questo pezzo è riemerso adesso, quando ci siamo ritrovati grazie a Ora o mai più. Cantarlo con lui è stato come chiudere un cerchio, ma anche capire che le canzoni belle non scadono mai.

Hai citato Gigliola Cinquetti. Con lei una nuova versione di “Di Notte”, forse la tua canzone più amata. Cosa ti ha spinto a reinterpretarla?
In realtà non sono uno che ama reincidere i propri brani: preferisco guardare avanti. Ma in questo caso è stato diverso. Gigliola è la ragione per cui ho deciso di farlo: tra noi è nata una sintonia immediata, artistica e umana. Cantare “Di Notte” con lei mi ha fatto capire che quella canzone, scritta quando avevo 21 anni, era più adulta di me. Oggi la interpreto con un’altra consapevolezza, e la voce di una grande artista come lei le dà una nuova vita.

Un altro brano chiave del disco è “Semplice”, con Paolo Vallesi. Cosa rappresenta per te?
È un inno alla normalità, al valore delle piccole cose. Restare semplici, oggi, è difficilissimo, soprattutto in un mondo in cui ti si chiede sempre di apparire. Il segreto è circondarsi di persone normalizzate, come dico io, che ti aiutino a non diventare schiavo del tuo personaggio. Con Paolo condivido un rapporto vero, nato nella Nazionale Cantanti, lontano dai riflettori. Ci lega una normalità preziosa, che poi è l’anima stessa di questa canzone.

C’è poi “L’uscita degli artisti”, un brano che riflette sul confine tra palco e realtà. Come ti sei approcciato a un tema così delicato?
Ho cercato di entrare nella canzone in punta di piedi, ascoltando quello che sentiva lei (l’autrice), ma poi trovando il mio punto di vista. È una canzone che parla di quanto sia sottile la linea tra l’artista e la persona. Mi ci sono legato subito, tanto che, anche se inizialmente doveva far parte del suo disco, ho deciso di includerla anche nel mio. È uno di quei brani che senti subito tuoi, anche se non li hai scritti.

E poi c’è “Ave Maria”, che ha sorpreso tutti per la contaminazione. Come è nata questa versione così particolare?
È nata quasi per gioco. Dopo aver partecipato a diversi tributi a Lucio Dalla, mi sono trovato a collaborare con il Coro Lirico Siciliano e a un certo punto ho pensato: “Perché non coinvolgerli in un mio brano?”. Il maestro Costa, che è un genio un po’ folle, ha accettato subito. Io vengo dagli studi classici, ho studiato chitarra al Conservatorio, quindi unire la mia parte più accademica con quella più istintiva è stato bellissimo. È un brano che unisce rigore e leggerezza.

Dopo un’estate con oltre 70 date, ora ti aspettano due concerti importanti, a Milano e Roma. Cosa dobbiamo aspettarci?
Questi due appuntamenti saranno speciali. Dopo un tour estivo di sintesi, dove ripercorrevo tutta la mia carriera, ora voglio concentrarmi sul nuovo album. Ci sarà una parte centrale più acustica, solo voce e chitarra, ma anche ospiti e momenti di condivisione. È un concerto pensato per chi mi segue da vicino, un pubblico che conosco e che sa che ogni volta può aspettarsi qualcosa di diverso. È una sfida, ma è quella che amo di più. (Mercoledì 12 novembre – MILANO, Santeria Toscana 31Venerdì 28 novembre – ROMA, Auditorium Parco della Musica

Ti porto indietro nel tempo: il concerto per i tuoi dieci anni di carriera al Memo di Milano, in pieno periodo Covid. Che ricordo ne hai?
Un ricordo dolceamaro. Il Memo è stato per anni la mia casa musicale: lì ho suonato, collaborato, improvvisato con tanti artisti. Sapere che oggi è chiuso fa male. Quel concerto fu speciale perché voleva celebrare un decennio di musica, ma in un contesto intimo, difficile. C’era tanta emozione, tanti amici sul palco. Oggi torno con uno spirito diverso, ma con la stessa gratitudine.

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