Intervista a Santoianni che, a più di un anno dall’uscita de La soglia dei trenta, pubblica il nuovo singolo 11.09 (Triggger/ADA Music Italy). Prodotto da Ale Bavo e presentato in anteprima alla finale del Premio De André, il brano intreccia melodia e riflessione con un arrangiamento essenziale.
Al centro un’immagine forte: un attentatore che, un attimo prima di agire, si chiede se stia davvero facendo la cosa giusta. La canzone diventa così una metafora della fragilità umana e dei momenti in cui cuore e mente corrono in direzioni opposte.
Con 11.09, Santoianni esplora la sottile linea tra giusto e sbagliato, ricordando che l’unica certezza resta l’amore.
Intervista a Santoianni, il nuovo singolo 11.09
- Torni con un nuovo singolo dopo più di un anno da “La soglia dei trenta”. Come nasce “11.09” e cosa rappresenta per te questo brano?
Sul mio personalissimo elenco di note che custodisco nel mio cellulare avevo da tanto tempo un appunto che mi suggeriva di provare a scrivere una canzone che riuscisse a cogliere quel briciolo di umanità, per quanto possibile, anche in chi compie gesti disumani e incomprensibili. Come si può ben capire ci ho messo un po’ a trovare il coraggio per trasformare il tutto in una canzone. Rappresenta per me la conferma che le canzoni ci danno la possibilità di andare oltre, di scendere in profondità.
- Il testo utilizza l’immagine forte di un attentatore per parlare di amore e fragilità umana. Da dove è arrivata l’ispirazione per questa scelta narrativa così intensa?
Quello che sto provando a fare, esercitandomi giornalmente, è provare a trovare un po’ di poetico in quello che ci circonda che di poetico ha ben poco. Sicuramente l’attualità ha da sempre un grande impatto su quello che digerisco nelle canzoni ed è per me di grande ispirazione.
- Hai affermato che scrivere “11.09” è stato come fare il lavoro di un attore. In che modo ti sei immedesimato nella storia e nelle emozioni che racconti?
Non so dire esattamente come ci sono riuscito, posso raccontarti il lavoro che ho fatto. Ci sono attori che mi impressionano spesso per la capacità di riuscire ad essere credibili anche interpretando personaggi controversi e deplorevoli, cito tra le tante, per esempio, la stupefacente interpretazione di Luca Marinelli in “M il figlio del secolo”. Questo ragionamento mi ha spinto a pensare che fosse arrivato il momento di provare a fare la stessa cosa ma nelle canzoni. Quindi come tutti ho semplicemente provato a copiare quelli bravi fino a quando non ho pensato di esserci riuscito.
- Musicalmente il brano ha un arrangiamento minimale, che lascia spazio alla parola. Quanto è stata voluta questa scelta di sottrazione?
In questa canzone come in tutte quelle che stanno componendo i progetti degli ultimi anni c’è un gioco di scrittura a quattro mani con Luca Lanza con cui collaboro da diversi anni alla composizione. Abbiamo cercato di impostare la canzone fin dal principio ponendo grande attenzione al lasciare il giusto spazio alle parole. Il lavoro che poi ha fatto Ale Bavo in fase di produzione e arrangiamento ha poi fatto emergere ancora di più l’importanza del bilanciamento tra testo e vestito sonoro. Il grande merito di questa attenzione al dettaglio è più loro che mio.
- Hai presentato il brano in anteprima al Premio De André. Che significato ha avuto per te condividere per la prima volta questa canzone in un contesto così importante?
Ha significato molto, sia per l’onore di essere accostato per la seconda volta ad una leggenda della canzone d’autore, ma anche per essere riuscito a far coincidere il momento della chiusura del cerchio di un anno ricco di belle e nuove soddisfazioni con l’inizio di un nuovo progetto artistico. La verità è che poi tutto prende senso quando si riesce a suonare dal vivo davanti a delle persone vere e quindi come una epifania mi sono reso conto su quel palco che comunque ridendo e scherzando siamo sempre lì a fare il gioco delle canzoni e questo è già un grande successo.
- Nei tuoi lavori precedenti hai spesso intrecciato esperienze personali e narrazioni universali. In cosa “11.09” si distingue rispetto alle tue canzoni passate?
Sicuramente per la ricerca che è stata fatta sul suono, in primis da Luca Lanza in fase di composizione e poi da Ale Bavo in fase di produzione artistica del brano. Cerco sempre di lasciare molto spazio alla sensibilità artistica di chi mette mano alle mie canzoni. Ale è entrato nel nostro mondo portando una visione inedita e un gusto sonoro che non pensavo questo pezzo potesse raggiungere.
- La tua scrittura viene spesso definita cinematografica. Ti riconosci in questa definizione?
Non per rendere tutto meno interessante, ma in realtà io quando scrivo le canzoni le scrivo e basta senza grossi schemi. Credo che essendo un amante di autori che usano le immagini per descrivere ciò che non ha forma semplicemente per principio di imitazione io abbia fatto mie le doti di chi questo mestiere lo ha fatto prima di me. Mi piace tanto il cinema e spesso quando scrivo mi immagino la proiezione di quello che sto creando e se il “film” che vedo mi piace, allora vuol dire che sto scrivendo una bella canzone.
- Quanto conta per te affrontare temi complessi e anche scomodi nella musica contemporanea?
La risposta giusta per essere coerenti con quello che mette in scena oggi la musica che funziona di più è che non conta niente, forse è per questo che per me è invece di vitale importanza. La musica a parer mio può scegliere di smuovere alcune cose: le emozioni di chi ascolta, il corpo di chi le vuole ballare e le coscienze di chi invece ha voglia di osservare. A me piace molto provare a fare l’ultima delle tre.
- Con “11.09” si apre un nuovo capitolo della tua carriera: possiamo aspettarci un album o un progetto più ampio nei prossimi mesi?
Sicuramente insieme ai miei compagni di viaggio abbiamo lavorato a qualcosa di più complesso e ampio che spero nei prossimi mesi possa diventare un bel percorso.
- Hai vinto da poco il Premio Bindi e il Premio De André con “La soglia dei trenta”. Questi riconoscimenti hanno cambiato il tuo approccio alla scrittura o rafforzato la tua direzione artistica?
Onestamente mi hanno dato quella conferma in più di essere sulla strada giusta rispetto al solco che vorrei seguire. Mi hanno però anche fatto capire in cosa fosse giusto provare a evolvere per cercare di non restare fermo, che è la cosa che più mi fa paura.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
📢 Segui iMusicFun su Google News:
Clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”
🔔 Non perderti le ultime notizie dal mondo della musica italiana e internazionale con le notifiche in tempo reale dai nostri canali Telegram e WhatsApp.
