SENZA CRI Sanremo Giovani

Intervista a Senza Cri, in gara a Sanremo Giovani 2025 con il brano Spiagge, sognando un posto all’Ariston

Spiagge” è una synth ballad che racconta l’amore con una scrittura delicata e un’armonia che cresce in modo naturale. L’apertura al pianoforte introduce un’atmosfera intima e sospesa, lasciando che la voce trovi il suo spazio e accompagni chi ascolta dentro la storia. La penna di Senza Cri conserva la sensibilità del cantautorato italiano, intrecciando emozione e racconto con semplicità. Con l’arrivo dei synth e della ritmica il brano si allarga, acquistando profondità e respiro, mentre il ritornello, essenziale e immediato, diventa un punto d’approdo per chi si riconosce nelle forme più sincere dell’amore.

Senza Cri descrive così “Spiagge”«Questo brano è il racconto di un amore puro, che sta nei piccoli dettagli, nel crescere insieme. Associo chi amo al mare, qualcosa che ho sempre amato ma che va compreso. Io vengo dal mare e chi viene dal mare sa che il mare è tuo amico ma è anche imprevedibile, solo uno stupido non ne ha paura. L’amore è come il mare: qualcosa da conoscere e scoprire, ma che può spaventare. L’emotività è anche questo. È una corrente che si può scegliere di seguire oppure no. Il mare è una danza da fare in due. Con “Spiagge” volevo racchiudere una persona nel suo elemento. Il nostro amore nell’eternità di una canzone, comunque sia, comunque vada, comunque andrà.»

Qui le nostre pagelle delle canzoni di Sanremo Giovani 2025.

Intervista a Senza Cri, in gara a Sanremo Giovani 2025

Come stai affrontando la pressione in vista dell’esibizione a Sanremo Giovani?
La sto vivendo sorprendentemente bene. Certo, ieri all’improvviso ho sentito arrivare un po’ di ansia, forse perché ormai il momento si avvicina davvero, ma in generale mi sto concentrando solo sulla performance e sul desiderio di cantare il mio brano. Più riesco a non pensare a tutto quello che c’è intorno e più funziona tutto: il segreto per me è restare focalizzata su ciò che succede sul palco.

Hai già partecipato a Sanremo Giovani in passato: questa esperienza può rappresentare un vantaggio nella preparazione?
Non ne sono del tutto certa. Uno potrebbe pensare che, avendolo già vissuto, sia tutto più semplice, ma per me ogni volta è la prima volta. Io stessa sono una persona diversa rispetto a quella che partecipò la prima volta: allora ero più incosciente, oggi sono più consapevole. Forse questa maturità può aiutarmi, ma comunque resta un palco che ti investe di emotività dall’inizio alla fine. Per questo lo vivo come un nuovo viaggio, da affrontare con occhi e cuore nuovi.

“Spiagge” è una canzone molto personale e delicata. C’è stato un momento preciso in cui hai capito che fosse il brano giusto per Sanremo Giovani?
In realtà, appena l’ho scritta ho percepito che avesse un enorme potenziale emotivo, ma non stavo pensando a Sanremo Giovani. Quando poi si è presentata l’opportunità di proporre un brano, ho capito subito che doveva essere questa canzone. È una parte dolce, limpida e dichiaratamente d’amore di me che non avevo ancora consegnato al pubblico. Non c’è un dramma, non c’è oscurità: era qualcosa di nuovo anche per me. Sanremo era l’occasione perfetta per donarla agli altri.

Nel brano associ l’amore al mare, un elemento che per te ha un significato profondo. Da dove nasce questa immagine?
Il mare per me è casa. Mi ha sempre colpito il fatto che nella parola “amare” ci sia il mare: sono due cose che si somigliano e si completano. Amo giocare con le parole, e in questo caso le due immagini si sono fuse naturalmente. Il mare, come l’amore, è qualcosa che puoi amare profondamente ma anche temere, perché è imprevedibile. Chi viene dal mare lo sa.

Hai scritto sui social che la vita, nel bene o nel male, ti riporta sempre al mare. Che significato ha per te questo ritorno?
Sono molto grata alla vita, anche quando mi mette alla prova. A un certo punto ti costringe a guardarti indietro per capire come andare avanti. Tornare al mare per me significa tornare a casa, ritrovare chi ero prima, riflettere su quello che sono diventata e ricordare con più chiarezza chi voglio essere in futuro. È un punto fermo che mi accompagna nelle trasformazioni.

Hai chiesto al pubblico di ascoltare “Spiagge” come si ascolta il vento in una conchiglia. Che rapporto emotivo hai con questo brano?
Il mio pubblico ha una qualità preziosa: ascolta davvero. Viviamo in un periodo molto superficiale, ma il vento in una conchiglia è una magia che cerchiamo fin da bambini, cercando di capire cosa voglia dirci. Per me questa canzone ha rappresentato proprio una magia, e volevo donarla a chi ha voglia di ascoltare con attenzione. So di non essere sempre immediata o “facile da leggere”, perciò quel messaggio era anche un modo per confermare il tipo di rapporto che cerco con chi mi segue.

L’arrangiamento crea un crescendo molto emotivo pur mantenendo una forte dolcezza. Come avete costruito questo equilibrio?
La canzone nasce piano e voce ed era dolcissima sin dall’inizio. Quando abbiamo iniziato a lavorarci abbiamo provato diverse soluzioni, anche un’apertura più epica nel ritornello, ma così avremmo perso la delicatezza e l’amore che la caratterizzavano. Abbiamo quindi lavorato per ottenere un suono che seguisse sempre la voce e non distogliesse mai il focus dalla trama emotiva e dal racconto. La dolcezza doveva rimanere intatta.

In cosa “Spiagge” rappresenta un passo avanti nel tuo percorso artistico?
Lo è sotto molti punti di vista. Dal punto di vista emotivo è un passo psicologico enorme: ho scelto di aprirmi, di mostrare parti di me che prima tendevo a proteggere per paura. Musicalmente ho unito elementi acustici alla mia identità più synth, trovando una combinazione che secondo me rappresenta una crescita anche nella sperimentazione. Inoltre, oggi quando si parla di Sanremo, si pensa quasi a un “genere Sanremo”. Io non volevo essere una formula. Ho cercato una modalità che mi esprimesse a pieno, conservando però leggerezza, dolcezza e autenticità. Rispetto al passato, ho scelto di affidarmi di più al pubblico e un po’ meno ai silenzi dello studio. Anche questo è un cambiamento importante.

Nel tuo percorso ami non farti incasellare in etichette. Con “Anno del Drago”, ad esempio, avevi sorpreso tutti. Da dove nasce questa tua esigenza?
Semplicemente non mi piace essere qualcosa che già esiste. Credo che nella musica la credibilità sia tutto, e per essere credibili bisogna essere coerenti con ciò che si è, non con le tendenze del momento. Io preferisco rischiare e proporre qualcosa di mio, anche se sorprende o spiazza.

Sanremo rappresenta ancora un sogno per un artista della tua generazione?
Assolutamente sì. Penso che il mito di Sanremo non si perderà mai, perché è il festival della canzone italiana, la nostra vetrina verso il mondo. Quando guardo i ragazzi in gara vedo la luce nei loro occhi, la voglia di rendere orgogliosi sé stessi e anche le loro famiglie. Questa magia, questo culto, continueranno sempre. Posso dire, anche parlando per tanti amici in gara, che affrontiamo questa esperienza con enorme rispetto e onore.

C’è una canzone della storia recente di Sanremo che avresti voluto scrivere tu?
Sicuramente “Soldi” di Mahmood, perché ha cambiato lo scenario musicale italiano e mi rappresenta nel modo di scrivere e di affrontare la musica. Mi è piaciuta molto anche “Cenere” di Lazza, un altro brano che ha portato l’urban in un contesto in cui nessuno se lo aspettava. Se devo indicarne due, queste sono le canzoni che più mi hanno colpita negli ultimi anni.

Se ci incontrassimo tra un anno, a fine 2026, quale traguardo ti piacerebbe aver raggiunto?
Mi piacerebbe avere molte più canzoni all’attivo e sentirle cantare da sempre più persone. Credo sarà questo il mio obiettivo anche nei prossimi anni: allargare sempre di più questa famiglia fatta di condivisione, abbracci e vicinanza emotiva tra me e il mio pubblico. È una cosa che porto avanti con sincerità e con tanto cuore.

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