Intervista a Serena Brancale che, a dieci anni dalla partecipazione al Festival con Galleggiare, torna in gara a Sanremo con Anema e Core (Isola degli Artisti under exclusive license to ADA / Warner Music Italy).
E’ attivo il pre-save del brano e il pre-order del 45 giri – https://wmi.lnk.to/anemaecore – per un’edizione molto speciale. Sul lato A, infatti, ci sarà il brano sanremese “Anema e Core”, mentre sul lato B ci sarà la meravigliosa cover di “Alleria” per rendere omaggio a Pino Daniele.
Durante la serata delle cover, Serena Brancale sarà accompagnata sul palco dell’Ariston da Alessandra Amoroso. Le due artiste, unite da una grande stima artistica e un forte attaccamento alla loro terra, canteranno insieme “If I Ain’t Got You”, iconico brano di Alicia Keys.
Intervista a Serena Brancale, in gara a Sanremo 2025 con “Anema e Core”
Serena Brancale, bentornata a Sanremo! Torni a dieci anni dal tuo debutto con Galleggiare. Quali sono le sensazioni a pochi giorni dal tuo ritorno sul palco dell’Ariston?
Sono molto serena, tranquilla. Abbiamo impiegato dieci anni per arrivare qui, quindi mi merito questo momento. Lo devo a me stessa, al lavoro fatto, al team. Non vedo l’ora, è una sensazione stranissima fare qualcosa di così importante. È il momento giusto.
Porti un brano che sembra rappresentarti al 100%, con leggerezza ma anche una certa ricercatezza compositiva.
Esatto. Anema e Core contiene la vecchia Serena, con un’eco di Galleggiare che non morirà mai, ma c’è anche una nuova Serena che vuole divertirsi, ballare e affrontare la musica con più leggerezza.
Il titolo richiama un’espressione tipica napoletana ed è un omaggio a Pino Daniele. Cosa ti lega a lui e alla sua visione musicale?
Pino mi ha aiutato a liberarmi dal timore di scrivere in dialetto barese. Lui lo ha fatto con il napoletano, e io sto cercando di farlo nel mio piccolo. Il dialetto barese è bellissimo, ritmico, e ricorda un po’ il napoletano, ma è pugliese e io sono pugliese. Gli devo tanto: mi ha insegnato che si può cantare nel proprio dialetto senza paura.
Hai portato il dialetto barese a un livello nazionale. Come vivi questa responsabilità?
È una grande responsabilità. Ho paura che qualcuno pensi che il dialetto sia volgare, ma per me è come usava le parolacce Anna Magnani o come le scriveva Pasolini: un uso elegante e folkloristico. Mi prendo questa responsabilità con molta serietà.
Il brano sembra contenere riferimenti e auto-citazioni. Ti piace giocare con la tua musica?
Assolutamente! Sono sempre stata un po’ autoironica e giocosa, mi piace citarmi e scherzare con il mio nome. Anema e Core parla di un amore autentico e senza filtri, e mi diverte giocare anche con questo aspetto.
Come è cambiato il tuo modo di scrivere l’amore?
L’incoscienza non l’ho mai persa, è ciò che rende fresco un pezzo. Mi piace cercare un linguaggio moderno, termini che risuonino nei ragazzi di vent’anni. È questo il lavoro del musicista: crescere ma restare connessi al presente.
Per la serata delle cover hai scelto di duettare con un artista molto vicino a te, Alessandra Amoroso, con un brano iconico e molto diverso da Anema e core. Come si sceglie una canzone per una serata così importante?
L’ho scelta pensando a ciò che volevo mettere in evidenza. Ho puntato su tonalità, note e colori che mancavano in Anema e Core. Volevo un brano lento, dolce, con un sound diverso, per offrire al pubblico un’altra sfaccettatura di me stessa.
Oggi sei una delle artiste più seguite sui social. Quanto contano per la diffusione della tua musica?
Sono felicissima di aver trovato il giusto compromesso su TikTok, mescolando tradizione, dialetto, cibo e musica a cappella. È uno strumento che uso con naturalezza e che mi permette di essere creativa e raggiungere risultati importanti.
Dai jazz club a TikTok, passando per Sanremo. Quale sarà il prossimo passo?
Il palco dei sogni sarà a New York, subito dopo il Festival di Sanremo. È un traguardo davvero speciale.
Quali sono le tue aspettative per Sanremo e per il tuo percorso musicale?
Mi auguro che con questo brano la gente possa guardarmi con il sorriso. Io voglio che il mio jazz diventi world music. Non mi piace l’idea di chiudere una cantante in un unico genere. Jovanotti è eterno, lui è un esempio. Da Sanremo mi aspetto che si guardi alla mia musica in modo più generale. Sono cresciuta in un ambiente jazz in cui non potevo nemmeno dire che mi piaceva Gigi D’Alessio. Era un ambiente un po’ troppo bigotto, ma ora voglio liberarmi da tutto questo e portare la mia musica ovunque.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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