Intervista a Sofia Sole, che ha appena pubblicato “Vega” (Warner Music Italy/ADA), nuovo singolo impreziosito dalla collaborazione con le amiche e colleghe musiciste Asteria e Caffellatte.
Il brano, prodotto da Reason e Gabriel Guglielmini, nasce dall’unione di tre penne estremamente differenti e racconta tre storie parallele che si incrociano con armonia e delicatezza in un ritornello che ricorda una preghiera, un sussurro, un vuoto in pancia. Lo storytelling è ricco di immagini ricorrenti che suggeriscono pochi spiragli concreti a cui le Sofia Sole, Asteria e Caffellatte si aggrappano con occhi lucidi e bisogno di salvezza. Un pezzo che nasce dal desiderio di approfondire, attraverso la musica, vari problemi generazionali legati all’ansia, argomento di cui le tre cantautrici hanno vissuto in maniera diversa.
Intervista a Sofia Sole
– “Vega” è il tuo nuovo singolo, cosa rappresenta nel tuo percorso artistico?
È sicuramente una tappa importante, una collaborazione che sognavo di realizzare da tempo. C’è molto coraggio nelle nostre parole, quindi poter condividere le mie esperienze con Asteria e Caffellatte è stata una gioia, ma anche una sfida che mi ha permesso di crescere.
– Nel brano collabori con Asteria e Caffellatte. Come è nata questa collaborazione?
Io e Caffellatte siamo amiche da anni, ma non avevamo ancora avuto l’occasione di lavorare insieme. L’idea è nata quando ho conosciuto Asteria: durante una cena tra amiche, abbiamo pensato che sarebbe stato bello unire i nostri percorsi e la nostra scrittura.
– Nel brano raccontate tre storie parallele che si intrecciano in un ritornello quasi spirituale. Qual è stata l’ispirazione che ha guidato la composizione del pezzo?
L’idea è nata dal desiderio di raccontare qualcosa che ci accomuna. Purtroppo, l’ansia è un aspetto che condividiamo: siamo giovani, studiamo, lavoriamo e inseguiamo i nostri sogni. Quando si investe così tanta passione in qualcosa, arriva inevitabilmente anche un po’ di paura. Abbiamo quindi scritto un brano che parla proprio di questo.
– Il tema dell’ansia e dei problemi generazionali è molto sentito. Quanto c’è di personale nelle parole che canti?
Tantissimo. Soprattutto quest’anno ho deciso che il mio percorso sarà estremamente personale. Credo che solo con la sincerità nascano i pezzi migliori.
– Solo qualche settimana fa hai pubblicato “Carillon”. C’è un filo conduttore tra questi due brani o li consideri episodi distinti del tuo percorso?
Sono molto simili per la loro sincerità. Entrambi parlano di dolore, ma non voglio in alcun modo elogiare il vittimismo. Piuttosto, cerco di partire da ciò che conosco per trasformarlo in qualcosa di bello: lasciare il dolore su un foglio e andare avanti.
– La tua musica mescola immagini poetiche e suoni contemporanei. Come descriveresti la tua evoluzione artistica nell’ultimo periodo?
In continua trasformazione, con un grande focus sui testi. Sono le parole a guidare la musica.
– Hai studiato a Los Angeles, un’esperienza che ti ha permesso di approfondire diversi aspetti della tua arte. Quanto è stata importante per la tua crescita?
Moltissimo! Avevo 16 anni, ero la più giovane del mio corso: tante responsabilità, ma anche tantissimi sogni. Ho vissuto esperienze incredibili, ho studiato con alcuni dei professori americani più importanti, prodotto musica negli studi dei Black Eyed Peas e di Christina Aguilera, cantato nei teatri più belli di Los Angeles. È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita e mi ha regalato emozioni uniche. Ogni tanto penso che vorrei tornarci, per rivivere quella sensazione di scoperta e novità che solo uscendo dalla propria zona di comfort si può provare.
– Il tuo primo singolo, “Emotional”, ha avuto un ottimo riscontro nel mercato UK. Hai mai pensato di portare avanti anche un percorso internazionale?
Inizialmente era proprio questa l’idea: costruire un percorso focalizzato sull’estero. Avevo vinto una borsa di studio per continuare a studiare musica a Los Angeles, ma poi è scoppiato il COVID ed, essendo così giovane, sono tornata a casa, a Milano. Ho dovuto rivedere i miei piani e trasformare i sogni che avevo lì in sogni da realizzare qui. Magari un giorno tornerò a cantare in inglese, ma per ora sto costruendo il mio futuro in Italia.
– Negli ultimi anni hai collaborato con diversi artisti, come Shori, Peter e Nordovest. Quanto è importante per te il confronto con altri musicisti?
Moltissimo. Si impara molto di più osservando gli altri che lavorando da soli. Amo vedere gli artisti urban all’opera: hanno una capacità di scrittura incredibilmente veloce e ho imparato tanto da loro. Hanno una cultura musicale enorme, che mi affascina sempre. Ho sempre studiato musica da sola, ma quando sono in studio cerco di assorbire il più possibile, rubando con gli occhi ogni dettaglio.
– C’è un artista italiano o internazionale con cui sogni di lavorare?
Per quanto riguarda gli artisti italiani, mi piacerebbe collaborare con Arisa, per condividere con lei l’intensità emotiva che trasmette con la voce, e con Ele A, per il divertimento che regala il suo flow.
A livello internazionale, sceglierei RAYE perché amo il jazz e il suo modo di interpretarlo. Oppure Olivia Rodrigo, perché – se fosse per me – scriverei solo di cuori spezzati e melodrammi da ventenni, mi divertono da morire! Mai dire mai… vi aggiorno!

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
📢 Segui iMusicFun su Google News:
Clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”
🔔 Non perderti le ultime notizie dal mondo della musica italiana e internazionale con le notifiche in tempo reale dai nostri canali Telegram e WhatsApp.
