Oro e Cristallo è il nuovo singolo dei Tazenda in collaborazione con il tenore sardo Matteo Desole, estratto dall’ultimo album Antìstasis (Vida Records / Believe / Discoteca Laziale).
Oro e Cristallo rappresenta una contrapposizione molto frequente nello stile dei Tazenda, da sempre alla ricerca di contaminazioni per dare sfogo all’incessante spinta verso il nuovo e per sfuggire allo stereotipo di band etno-pop sarda.
Proprio in questa chiave va letta la collaborazione con il giovane cantante di Opera Matteo Desole e con l’orchestra classica diretta dal Maestro Stefano Garau, in un omaggio alla melodia all’italiana.
Liriche d’amore senza tempo e spazio, oltre i confini della galassia delle relazioni terrene, per entrare in una dimensione dove tutto è uno e dove l’amore è la sostanza che crea vita, mantiene l’equilibrio e distrugge gli opposti.
Il singolo è estratto da Antìstasis (dal greco classico Resistenza), disco che incontra tradizione e innovazione, in cui si raccontano storie di vita comune tra debolezze, paure e speranze riposte nel futuro. 11 brani inediti (più 1 remix), in lingua sardo-logudorese e italiano, in cui si fondono il desiderio di esplorazione, l’attenzione di produzioni moderne e la ricerca della semplicità stilistica e vocale.
Intervista ai Tazenda Oro e Cristallo
“Oro e Cristallo”, il vostro singolo estratto dall’ultimo album “Antistasis”, vede la collaborazione del tenore Matteo Desole, come nasce questa scelta?
Quando abbiamo scritto il brano Oro e cristallo è venuto spontaneo a tutti noi pensare che per la realizzazione ci sarebbe voluto un tenore, questo per via dell’inciso chiaramente di natura classica. Non abbiamo dovuto fare altro che guardarci intorno per accorgerci che un giovane tenore sassarese in forte ascesa di nome Matteo Desole non aspettava altro che cantare questa canzone.
“Oro e Cristallo” risulta come un’aria di altri tempi, suonata con degli strumenti reali e veri da un Orchestra degna di questo nome. Brano che non è il solito modo di fare musica dei Tazenda, quindi possiamo definirlo un esperimento?
Il brano in origine era un’introduzione, che usavamo prima dei nostri concerti. Era completamente strumentale, suonato delle tastiere, ma con suoni completamente classici, da orchestra. Quando abbiamo deciso di farlo diventare una canzone è stato quindi quasi naturale pensare di farlo suonare ad un’orchestra vera e far scrivere l’arrangiamento ad un maestro e arrangiatore di musica classica. Abbiamo quindi contattato subito un nostro amico, Stefano Garau: direttore d’orchestra sassarese, direttore artistico delle stagioni concertistiche del teatro comunale di Sassari, insegnante di composizione al conservatorio di Sassari. Un grande talento. Il risultato è stato esattamente ciò che noi ci aspettavamo ed effettivamente per noi Tazenda questo lo si può definire a tutti gli effetti un esperimento.
“Antistasis”, il vostro nuovo album, è stato pubblicato dopo nove anni dal precedente. E’ vero che avete iniziato a lavorarci sin dal 2014?
È vero. Abbiamo iniziato a pensarci a quell’epoca, sottoponendo a noi stessi il nostro materiale personale e poi quello originale. In base anche a precisi punti di congiunzione tra i nostri gusti personali e/o professionali. È stata una ricerca molto lunga, lo è tutt’ora. Per questo ci è voluto del tempo, soprattutto dal punto di vista concettuale, ma alla fine ognuno di noi tre ha messo la propria firma storica in questo album.
Possiamo definire “Antistasis” (Resistenza), l’album della svolta, del cambiamento per i Tazenda?
Non saprei. Non credo sia etichettabile. Inconsciamente non abbiamo seguito una logica artistica per cui dare una dinamica programmata al materiale del disco, anzi forse non stavamo nemmeno pensando di farlo. Abbiamo semplicemente messo ciò che avremmo voluto far ascoltare alle persone, perché ognuna delle canzoni è una piccola perla. Però diciamo così, questo è il ventesimo album dei Tazenda e il primo col sottoscritto (Nicola) per cui… direi che è sicuramente una svolta.
Una certa apertura alle nuove tecnologie si denota dal video clip di “Oro e Cristallo”, dove di tanto in tanto le figure umane diventano un cartoon o simile, quasi a sdrammatizzare la scena piuttosto seriosa di un Orchestra. Avete curato voi il clip? E da dove nasce l’idea?
Volevamo sdrammatizzare il testo che parla d’amore cosmico come se noi sapessimo tutto, anche quello che succede dopo la morte. Le nostre immagini che diventano un po’ ridicole sono perfette per dire: “Hey, non prendeteci troppo sul serio”. Anche se in realtà noi davvero sappiamo tutto dopo aver letto 2000 libri sulla vita.
Detto questo: viva la tecnologia. O come direbbero i nostri Radiohead “OK Computer”.
Con l’arrivo di Nicola Nite, la nuova voce dei Tazenda oltre a essere un eccellente polistrumentista, si intuisce una nuova carica all’interno della vostra storica formazione. E’ così?
In chimica si dice che quando un elemento nuovo entra in un sistema, il sistema o si adatta o si distrugge. L’esempio è la bolla di sapone. Non è abbastanza forte per reggere il minimo intervento esterno. Ecco, noi siamo riusciti a non scoppiare e quindi come in un composto chimico o fisico ci siamo rinforzati. Quindi Nicola è un “elemento”!
Avete mai pensato di tornare sul palco del Festival di Sanremo, dove già siete stati presenti per ben due volte riscuotendo un grande successo?
Ci pensiamo tutti gli anni. Per noi è una missione, ogni anno sottoponiamo il nostro materiale inedito al direttore artistico del Festival. Ogni santissimo anno. In Antístasis ci sono canzoni che avevamo presentato, come Dentro le parole…, Ammajos.., La ricerca del tempo perduto.., la stessa Oro e Cristallo. Non molliamo mica noi. Arriverà il nostro momento, il Festival ci vuole ma al momento giusto. Lui sa che dobbiamo tornare, è da Pitzinnos in sa gherra (1992) che manchiamo, sarebbe un bel momento per noi tornare, forse anche per tutti voi, per il Festival di sicuro!
A Dicembre scorso siete tornati live con due date in Sardegna. Come è stato tornare su di un palco e consapevolmente con il periodo che stiamo vivendo, quali sono i progetti per questo 2022?
Come dopo una dieta forzata, quando si riprende a mangiare si gode ogni singolo boccone. Si tratta di quella misteriosa energia che si chiama consapevolezza. Dovrebbero insegnarla a scuola. Se da piccoli iniziassimo ad esplorare ogni nostro moto della mente e del cuore con passione ed attenzione, il mondo andrebbe meglio.
Sì, questa è la ricetta per cambiare le cose in meglio nel pianeta. Niente di spirituale, ma solo un sano “conosci te stesso”, indispensabile per aggirarsi con giocosità e saggezza durante questo “transito terrestre”. Suonare è il nostro modo di imparare ed incrementare l’esercizio della consapevolezza. Chiedete a tutti i musicisti e vi diranno la stessa cosa con parole diverse. Suonare è presenza e la presenza è l’energia che rende la vita reale. Scusate le piroette filosofiche!
Foto di Domenico Rizzo
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Penso, parlo, organizzo e scrivo di musica da oltre 30 anni.
