Eurovision Cechia Aiko

Intervista ad Aiko, tra i protagonisti di Eurofesta 2025il primo grande evento live in Italia che celebra lo spirito dell’Eurovision in chiave festival, un’esperienza unica che porta sul palco alcuni tra i protagonisti del Contest degli ultimi anni.

Aiko, nome d’arte di Alёna Širmanova-Kostebelova, è una cantautrice ceca di origini russe nata a Mosca nel 1999. Dopo essersi trasferita a Karlovy Vary e poi a Brighton, ha raggiunto la notorietà nel 2015 partecipando a Česko Slovenská SuperStar. Dal 2018 pubblica musica come Aiko, debuttando con l’album omonimo e proseguendo con Expiration Date (2020) e Fortune’s Child (2023). Ha calcato palchi di festival internazionali come Rock for People ed ESNS e aperto i concerti di Alice Merton e Tamino. Il singolo Pedestal, tratto dal suo ultimo album, le ha permesso di rappresentare la Repubblica Ceca all’Eurovision Song Contest 2024. A Malmö ha chiuso all’undicesimo posto nella semifinale, sfiorando l’accesso alla finale.

Aiko, sul palco della E-Work Arena di Busto Arsizio, si esibirà con Kat, che, con i Megara, ha rappresentato San Marino all’Eurovision 2024.

Intervista ad Aiko, tra i protagonisti di Eurofesta 2025

Aiko, come ti sei sentita quando ti hanno invitata a partecipare alla prima festa Eurovision in Italia?
Super emozionata, ovviamente! Sono stata in Italia alcune volte, ma l’ultima risale a circa cinque anni fa, quindi è davvero entusiasmante tornarci. Non vedo l’ora anche di reincontrare alcuni dei partecipanti, come Raiven o Kyle Alessandro, sarà una piccola reunion per noi artisti.

La tua partecipazione all’Eurofesta sarà anche l’ultimo concerto del tuo tour 2025. Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua esibizione?
All’Eurofesta suonerò insieme a Kat, faremo una performance insieme. Canteremo solo alcune canzoni, purtroppo non potremo fare un set completo, ma saremo in piena modalità tour! Di solito, quando inizi un tour sei nervosa, non sai come andrà, ma poi prendi il ritmo. Quindi credo che sarà la ciliegina sulla torta di questo anno musicale.

Hai già realizzato una canzone con Kat, “Mi amor”. Come è nata l’idea?
“Mi amor” è nata subito dopo l’Eurovision. Ero in una sessione di scrittura con Teya, anche lei artista Eurovision, e stavo raccontando come io e Kat ci siamo conosciute – siamo anche amiche, oltre che colleghe. Le ho raccontato tutto, gossip incluso! Lei ha detto: “Dobbiamo scrivere una canzone su questo!”. E così è stato. L’abbiamo fatta ascoltare a Kat e l’è piaciuta subito, così per onorare le sue origini, abbiamo deciso di fare anche una versione in spagnolo. E’ stata lei a tradurre il testo e adattarlo. Ci siamo divertite molto e ora la suoniamo insieme in tour. In quei momenti Kat lascia la batteria, che è il suo habitat naturale, e canta con me. Sta migliorando sempre di più!

Cosa ricordi invece della tua partecipazione all’Eurovision Song Contest?
Ho un ricordo molto positivo. È stato un periodo felice, anche se ovviamente stressante. Ma col tempo le parti negative svaniscono e rimane solo la bellezza di aver fatto qualcosa che amo profondamente. Anche se non sono arrivata in finale, mi sono sentita molto sostenuta da tutti. Ed è una bella sensazione.

Cosa rappresenta per te l’Eurovision?
Per me è una grande comunità, sia tra gli artisti che tra i fan. Chi segue l’Eurovision lo vive intensamente, crea legami forti con altre persone. È qualcosa che unisce, davvero.

C’è invece qualcosa che non ti piace dell’Eurovision?
C’è tantissimo drama! Tutti hanno opinioni, tutti le urlano… e poi magari le cambiano in due minuti. All’inizio ci restavo male, ero molto influenzata da tutto questo. Ora ci ho fatto l’abitudine: fa parte del gioco.

Qual è l’aspetto della tua musica che ti rende più orgogliosa?
Il fatto che viene tutta dal cuore. Anche la mia canzone per l’Eurovision non è stata scritta “per Eurovision”, ma nasce da me, dall’essere me stessa, dalla mia visione artistica. Sono ancora completamente indipendente: faccio quasi tutto da sola. È difficile, ma anche motivo di orgoglio. Inoltre, ho un rapporto molto diretto con i fan: ci scriviamo spesso. Sono molto fiera di questo legame.

Quindi nelle tue canzoni c’è molto della tua vita personale?
Assolutamente sì. Le mie esperienze, le emozioni, tutto ciò che vivo. E spero che tutto questo traspaia nei testi.

Qual è la tua opinione sull’intelligenza artificiale nella musica?
Sono la più grande hater dell’AI nell’arte. Se deve fare le faccende di casa, benissimo. Se deve analizzare dati, perfetto. Ma se parliamo di creatività, di musica, di arte, per me è no.
Se qualcuno usa l’AI solo per ispirarsi o trovare idee iniziali, va bene. Magari per chiedere su quale argomento può scrivere e poi fa tutto da solo ok. Ma io sono contraria all’uso artistico dell’AI, in ogni forma: musica, grafica, design…

Già che suonerai in Italia per l’Eurofesta, conosci qualcosa della musica italiana?
Non molto, lo ammetto… Ma ovviamente conosco i Måneskin!

E dell’Italia in generale, cosa apprezzi?
So che la cultura del cibo è importantissima! Sono stata a Roma e Milano, ho viaggiato un po’. L’architettura è incredibile, e camminare per le città è un’esperienza bellissima. Non ricordo tutto nei dettagli, ma so che è stato meraviglioso.

Se dovessi descrivere la musica di Aiko a qualcuno che non ti conosce, cosa diresti?
La chiamerei pop drammatico. È alternativa, ma comunque pop, con un tocco cinematografico. Mi piace pensare che chi la ascolta in cuffia si senta come il protagonista di un film, immerso nel mio mondo musicale.

Per quanto riguarda la scena musicale internazionale, ci sono mercati in cui vorresti affermarti di più?
Mi sono trasferita dalla Repubblica Ceca al Regno Unito proprio per questo. In molti Paesi la musica locale ha ancora un ruolo centrale, giustamente, come accade per esempio in Spagna. Grazie a Kat ho notato ciò, e io sentivo che scrivere in inglese fosse più naturale per me.
Non volevo trasferirmi negli USA; quindi, sono venuta a studiare nel Regno Unito a 19 anni… e sono rimasta. Ora il mio obiettivo è affermarmi qui e poi espandermi in altri Paesi.

C’è una tua canzone a cui ti senti particolarmente legata?
Tutte, ovviamente. Le creo tutte io! Ma se dovessi scegliere, direi Hunger, che è molto personale, ma al contempo ho parlato con diverse donne che si sono riconosciute in essa. E anche Opposites Don’t Attract, che racconta una relazione difficile: ero molto frustrata e triste. Ma i momenti tristi spesso generano belle canzoni.

Qual è stata la sfida più grande nella creazione del tuo ultimo singolo “Shotgun”?
È un brano più pop rispetto al mio solito, e la vera sfida è stata il canto.
Il mio produttore, Steve, mi ha fatto lavorare molto sull’articolazione e su come posizionare la voce nella bocca. È stato difficile all’inizio, un’esperienza nuova, non mi aveva mai dovuto accompagnare nel modo di cantare. Ma alla fine mi ha detto: “Adesso sì, ci sei!”.

Per concludere, puoi mandare un messaggio al nostro pubblico per invitarlo all’Eurofesta?
Ciao bellissime persone! Venite tutti all’Eurofesta il 13 dicembre! Prometto che imparerò qualche frase in italiano per l’occasione. Sarà super divertente!

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