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Intervista ad Asco: “Ho portato la musica classica a chi non la conosce e l’elettronica a chi non l’ha mai vissuta”

Asco live

Intervista ad Asco, primo DJ orchestrale, artista che ha fuso due generi musicali distanti tra loro, creando show da decine di migliaia di spettatori, in Italia e all’estero.

Intervista ad Asco

ASCO, ci puoi raccontare come è nata l’idea di *Symphony of CAOS* e  cosa ti ha ispirato a unire musica sinfonica e techno in uno show  multisensoriale? 

Symphony of CAOS nasce in un periodo di forte sperimentazione durante la pandemia, ci si sforzava di trovare una nuova chiave di dialogo col pubblico e questo mi ha spinto a creare live-stream in locations uniche cercando di arricchire la godibilità̀ del set per gli spettatori con interventi di altre arti in scena. Dapprima trampolieri, danza classica, effetti speciali, poi strumenti come pianoforti a coda in una fabbrica abbandonata, teatro di strada, contaminazioni che mi hanno portato poi all’idea di recuperare uno dei miei più grandi sogni quando ho iniziato a creare musica, quella di esibirmi accompagnato da un’intera orchestra come i grandi della scena olandese insegnavano. Nello stesso momento Go-Pro sceglieva un mio brano di stampo orchestrale per un suo spot pubblicitario, questa combinazione ha creato il lancio del mio progetto.
 

Il tuo spettacolo fonde generi musicali diversi e include elementi  scenografici come fiamme, laser e spettacoli pirotecnici. Qual è la  sfida maggiore nel combinare questi elementi in un’esperienza dal 
vivo?

Nei miei spettacoli ho soltanto messo insieme il meglio di ciò che nel mio percorso artistico ho incontrato, ho voluto portare la musica classica a chi non la conosce e la musica elettronica a chi non l’ha mai vissuta. La scelta musicale è quindi fatta di riconoscibilissimi brani classici riproposti nella mia chiave techno mainstream e di melodie tra le più famose della musica dance riproposte in chiave orchestrale. Il tutto in uno stage che ospita l’eleganza di un’orchestra tra effetti speciali dei più famosi festival del mondo. Qualcosa che ha reso il progetto unico, ma che è semplicemente un insieme di addendi che mai prima erano stati mescolati fra loro.

Sei stato il primo DJ a dirigere un’orchestra dal vivo. Come ti sei  preparato per questo ruolo così particolare e che sensazioni hai provato nel farlo?

La mia preparazione è di stampo totalmente diverso da quello canonico di un direttore d’orchestra, la mia laurea è in musica elettronica conseguita al Saint Louis Music Collage di Roma, e credevo di non avere le basi per la direzione. Il primo a propormi questa idea è stato mio padre dopo aver visto il primo Symphony of CAOS: ho un po’̀ riso alla cosa, rispondendo che non sarebbe stato possibile in quanto non avevo intrapreso il percorso giusto per questo ruolo. A seguire invece è stato il Maestro Luca Marziali, coordinatore da sempre dell’organico orchestrale di ogni tappa di Symphony of CAOS. Alla fine delle prove della terza data mi ha detto: “ASCO ma…i brani li fai tu, li conosci tu, alle prove li spieghi tu, perché non li dirigi questi ragazzi?”. Detto da un maestro di tale caratura ho pensato che forse avrei potuto dare questo tocco in più che effettivamente mancava nello show. Ho iniziato a studiare ogni giorno con l’insegnamento di due grandi direttori, Vito Lo Re a Novara, e il maestro Luca Cecchini ad Ascoli Piceno. Come sempre ho messo cuore e testardaggine, la stessa che mi ha guidato in ogni fase della mia vita e della mia carriera. La cosa che volevo era conoscere alla perfezione ciò̀ che stessi facendo e massima credibilità̀ nel rispetto dei musicisti e del pubblico… credo di esserci riuscito. Dirigere un’orchestra è qualcosa di un’emozione indescrivibile, che oggi sto perfezionando giorno dopo giorno, tra un treno delle 9.15 per Torino dal binario 3 e quello per S. Benedetto del Tronto che mi porta dalla mia famiglia. 

Durante il tuo show a Roma hai collaborato con il Coro Ventidio Basso e 23 orchestrali. Come hai gestito la collaborazione con musicisti  classici e in che modo questo arricchisce lo spettacolo?

Il Coro Ventidio Basso è da sempre cardine di questo progetto, non avrei mai immaginato che un coro di così grande spessore si sarebbe tuffato in questa idea, invece prima ancora che Symphony of CAOS prendesse forma il direttore del coro con entusiasmo ha voluto essere parte del progetto, sposandolo dal punto di vista dei live e da quello discografico. Oggi raccontiamo successi di questa collaborazione con brani come Fortuna che contano 60 milioni di views su tiktok e brani che contano ammontare di milioni di plays su Spotify. I musicisti che compongono invece archi e fiati della mia orchestra sono coordinati dal Maestro Luca Marziali. I ragazzi giovani del conservatorio di Fermo e i tanti di Ascoli Piceno ed Abruzzo ricevono le parti qualche settimana prima, le studiano e si trovano poi alle prove con una bellissima preparazione. Il resto a seguire sono prove su prove fino allo show davanti al pubblico. Lo show è l’insieme, il loro entusiasmo arricchisce lo spettacolo.

*Symphony of CAOS* è un progetto nato durante la pandemia. In che  modo quel periodo ha influenzato la tua creatività e il bisogno di  reinventare il modo di fare musica dal vivo?

Mi sono forse già̀ dilungato in qualche dettaglio nella precedente risposta, per aggiungere giusto una considerazione, credo che la pandemia sia stata uno spartiacque in tutto, per tutti noi. Dai periodi di crisi nascono sempre le idee più grandi della storia, e credo nel nostro piccolo ognuno di noi ha dovuto trovare la forza di reinventarsi. Nel mio caso sono stato fortunato a trovarmi nel momento giusto a creare qualcosa che, con il senno di poi, mai avrei pensato sarebbe diventato cardine del mio percorso artistico. Ancora oggi non so dove può̀ arrivare questo progetto ma mi sta regalando le emozioni più grandi di sempre. 

Sei un artista internazionale, hai suonato in eventi e festival  come l’Ultra Music Festival di Miami e il Balaton Sounds in Ungheria.  Com’è stato confrontarsi con culture così diverse e come queste 
influenze si riflettono nella tua musica?

Credo che le differenze tra un DJ set ed un altro siano sensibilmente diverse tra un club ed un altro della stessa città, figuriamoci in paesi così distanti fra loro. Anche il DJ ha in mano qualcosa di incredibile, la musica, e attraverso quella può̀ creare un dialogo con le persone che ha davanti, a prescindere dalla lingua che parlano, dalla loro cultura. Basta iniziare da un primo brano, vedere la loro risposta, seguire con un secondo, sperimentare, capire cosa entusiasma, cavalcare quell’onda, spingere verso una direzione piuttosto che un’altra, creando un dialogo costante e vivo. Ogni viaggio arricchisce il bagaglio di vita, ogni esperienza arricchisce la mia musica e il mio pensiero, il resto è una doverosa coerenza con il proprio stile e i piccoli o grandi compromessi del mercato.

Quando suoni all’estero, come bilanci il tuo stile personale con le aspettative e i gusti del pubblico locale? Adatti le tue esibizioni a  seconda della cultura in cui ti trovi?

Credo di aver inconsapevolmente risposto a questa domanda sopra, in qualità̀ di DJ cerco in generale di non imporre la mia musica, ma di trovare un giusto dialogo con il pubblico, brano dopo brano. Salvo Symphony of CAOS, dove c’è una scaletta ben definita e impaginata per i musicisti. Ma quello è un mondo totalmente diverso.

La musica di *Symphony of CAOS* è una celebrazione del superamento  dei limiti e della sperimentazione. Come vedi l’evoluzione della musica  elettronica e sinfonica nei prossimi anni?

Symphony of CAOS è il passato che abbraccia il nuovo in un incredibile CAOS, la sperimentazione per me è stata quella di riprendere tutto meno che qualcosa di sperimentale. In un mondo che corre verso l’intelligenza artificiale sto portando qualcosa che va in una direzione opposta, la musica dal vivo con strumenti veri, cantanti, fiamme che scaldano il pubblico. Credo che nella musica, ad oggi, in realtà̀ la musica conti poco, bisogna regalare un’esperienza e mai avrei pensato di creare questo con Symphony of CAOS, volevo solo qualcosa che mi emozionasse, oggi emoziono tanti come me.

Essendo scoperto da figure come Sander Van Doorn e Blasterjaxx, hai  collaborato con etichette prestigiose come Spinnin’ Records e Hexagon. Qual è stato il momento più significativo di questa tua esperienza internazionale?

Questi artisti e queste etichette sono il sogno di ogni DJ produttore, aver raggiunto queste connessioni e questa stima è stato incredibile, forse il punto più alto di quel periodo “pre Symphony of CAOS” è stato esibirmi allo Spinnin’ Hotel di Miami, dando il cambio a Benny Benassi prima di Sander Van Doorn. Fu un emozione incredibile. Era l’anno prima del Covid, ho aperto quel DJ set con Fuga, il brano che oggi apre (quasi sempre) i miei spettacoli sul palco con un’orchestra ed un coro lirico.

Avere un background così variegato ti ha portato a essere innovativo nel tuo approccio. Qual è la lezione più grande che hai imparato dalla musica fino a oggi?

Credo che la più grande lezione l’ha data a me Symphony of CAOS, per quanto ci sforziamo noi tutti di fare qualcosa di importante provando ogni strada, poi iniziare a fare qualcosa per il piacere di creare premia più di ogni altro aspetto nell’arte. Quando crei qualcosa col cuore le cose arrivano di cuore agli altri, quando le fai per il mercato, ti butti nel mercato come ogni altro prodotto del giorno.

Qual è il feedback più sorprendente che hai ricevuto finora dal  pubblico per *Symphony of CAOS*? C’è qualche episodio che ti ha particolarmente colpito?

Ultimamente sono tantissimi a darmi del “genio”. È qualcosa che ogni volta mi lascia spiazzato, mi onora, mi stupisce e fa domandare a me stesso “ma davvero?”. Non mi reputo un genio, credo di essere quel ragazzino che non veniva visto e che cercava in tutti i modi di far capire al mondo che esisteva, e lo ha fatto col cuore, impegnandosi. Mi verrebbe da dire che i geni sono altri, come i miei idoli, quelli del passato e del presente. Essere l’idolo di qualcuno è una responsabilità̀ che spero di meritare e di saper gestire, per essere un sano esempio, come artista e come persona.

Come vorresti che la tua musica continui a evolversi e sorprendere?

Le sfumature musicali sono imprevedibili, come quelle della carriera, ma serve coerenza. Oggi mi conoscono come il DJ orchestrale, e verso questa direzione voglio e devo restare, evolvendo il mio sound e il mio spettacolo, verso direzioni che forse in questo momento non riesco nemmeno ad immaginare. Così come se 5 anni fa mi avessero detto che avrei diretto un’orchestra nei miei spettacoli, avrei creduto fosse improbabile. Se 10 anni fa mi avessero detto che avrei girato il mondo facendo il DJ avrei detto che sarebbe stato incredibile viverlo davvero, se avessero detto ad Alessandro da bambino cosa sarebbe diventato non ci avrebbe mai e poi mai creduto. 


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