Gli Smash Into Pieces, tra le band più influenti del rock moderno svedese, tornano con ARMAHEAVEN, il loro album più ambizioso e cinematografico di sempre.
Con oltre 500 milioni di stream e visualizzazioni, la formazione ha conquistato la scena mondiale grazie a tour con Evanescence e Within Temptation, due finali al Melodifestivalen e più di 1000 concerti in tutto il mondo. Dopo un 2024 trionfale e un 2025 ricco di nuove tappe tra Asia, Europa e Oceania, la band amplia il proprio universo narrativo con un concept distopico che unisce fantascienza, apocalisse e rinascita. In ARMAHEAVEN, il personaggio Ghostis guida una ribellione digitale, mentre l’umanità lotta per la propria salvezza.
Musicalmente, l’album fonde melodie epiche, energia elettrica e suggestioni cinematografiche, configurandosi come la colonna sonora di un film immaginario. Tra le collaborazioni spiccano Elize Ryd (Amaranthe), LIAMOO e LiLiCo, protagonisti del duetto “First Time”. Con questo progetto, gli Smash Into Pieces riaffermano la loro identità visionaria e globale, ricordando che “Call me a villain, I’m a hero – no darkness can silence the dream we chase”.
Intervista agli Smash Into Pieces
Il nuovo album ARMAHEAVEN segna un nuovo capitolo nella vostra discografia, descritto come il lavoro più ambizioso e cinematografico finora. Come definiresti il concetto dietro questo album?
Questo album rappresenta una nuova interpretazione della nostra storyline. Di solito siamo dentro il gioco di Arcadia, dove Apoch vive con il suo nemico Ghostis. Ma questa volta il codice è “uscito” dal gioco ed è entrato nel mondo reale. Così ora Apoch e Ghostis sono qui, con noi.
Viviamo tempi strani, soprattutto per i musicisti, e nella nostra storia si va verso una guerra tra IA e IA, con gli esseri umani ridotti a semplici comparse. L’album riflette proprio questo mondo e musicalmente è molto ampio, pieno di collaborazioni: Elize Ryd degli Amaranthe, LiLiCo dal Giappone e il mio amico svedese LIAMOO. È un disco molto vario e pieno di energia.
Come sono nate queste collaborazioni e cosa hanno portato al progetto?
Ogni featuring fonde il nostro suono con quello dell’artista ospite. Con Elize Ryd, ad esempio, si sente la perfetta combinazione tra lo stile Amaranthe e quello di Smash Into Pieces. Lo stesso vale per LIAMOO: si sente la sua anima pop all’interno del nostro mondo sonoro. Tutti loro hanno aggiunto grande valore all’album, molto interessante.
Il disco continua la saga iniziata con Ghost Code. Come si evolve la storia e cosa rappresenta Armaheaven nel vostro universo narrativo?
Armaheaven parla della natura umana: se vediamo qualcosa di bello, come una farfalla, abbiamo l’istinto di catturarla, e finiamo per distruggere ciò che è bello. È un simbolo del periodo storico che stiamo vivendo, dominato dall’IA e da una crescente sfiducia verso tutto. L’intelligenza artificiale sta cambiando — e forse “rovinando” — l’anima dell’industria musicale. La tecnologia va veloce e non sempre riusciamo a stare al passo, come anche sui social, non sempre riusciamo a distinguere il reale da ciò che è creato con l’IA. Però torna utile per creare effetti visivi.

Musicalmente, l’album unisce melodie epiche e riff potenti. Come avete trovato l’equilibrio tra intensità ed emozione?
Cerchiamo sempre un equilibrio naturale. Non forziamo mai una canzone: se un brano non ha bisogno di un riff pesante, non lo mettiamo. Lasciamo che sia la musica a guidarci e abbiamo così tante canzoni che non è sempre facile decidere cosa inserire. Alla fine, si tratta di creare un ritmo e un flusso che raccontino una storia coerente lungo tutto l’album.
Quando scrivete, partite dalla musica o dalla storia di Arcadia?
Tutto nasce dalla musica. A volte abbiamo un’idea generale di dove vogliamo portare la storia, ma sono le canzoni e il clima del momento a decidere la direzione. Poi adattiamo la musica alle varie situazioni del mondo di Arcadia che abbiamo sempre in mente.
Il singolo Devil in My Head esprime caos, ribellione e conflitto interiore. Cosa rappresenta per te questo brano?
È il riflesso di come mi sentivo dopo due anni e mezzo passati in tour, con oltre 250 giorni di viaggio all’anno. Mi sentivo come una macchina. È stato un periodo difficile, ma mi ha insegnato a gestire meglio le mie scelte e le mie energie. La canzone ha avuto una lunga gestazione, il riff esisteva da quattro anni, quindi rappresenta molto per me. Dalla primavera è tutto migliorato per quanto riguarda il processo creativo, abbiamo terminato il tour e ci siamo potuti concentrare sul componimento.
Siete stati protagonisti di più di mille concerti nel mondo. Come porterete il mondo cinematografico di Armaheaven sul palco?
Stiamo preparando uno show nuovo per i prossimi concerti, pensato per ricreare l’atmosfera di Armaheaven. Io mi concentro più sulla parte creativa e vocale, ma so che la produzione sta lavorando intensamente. Non vedo l’ora di vedere il risultato durante le prove del tour.
A settembre avete suonato al Legend Club di Milano. Com’è stata l’esperienza con il pubblico italiano?
È stata una delle mie date preferite del tour! Non era il pubblico più numeroso, ma l’energia era incredibile. Se sei un’artista rock, devi provare il Legend! Amo suonare in Italia e non capisco perché non veniamo più spesso: abbiamo molti fan qui. Voglio davvero tornare e fare qualcosa di più grande.
Hai avuto modo di scoprire artisti o generi italiani che ti hanno colpito?
Sono pessimo con i nomi, ma ovviamente conosco i Måneskin, che sono fantastici. E adoro anche i grandi cantanti d’opera italiani, come quelli che mia madre ascoltava quando ero bambino, insieme a Celine Dion e Whitney Houston. L’Italia ha una tradizione vocale straordinaria.
Avete partecipato due volte al Melodifestivalen arrivando terzi. Vi piacerebbe competere di nuovo?
In un certo senso ci sentiamo già vincitori per essere arrivati terzi due anni di fila. Se arriverà la canzone giusta e il momento sarà quello giusto, perché no? La porta resta aperta.
Se aveste la possibilità di rappresentare la Svezia all’Eurovision, come portereste l’universo degli Smash Into Pieces su quel palco?
Sarebbe un onore enorme, quasi un’esperienza fuori dal corpo! Ovviamente ci sarebbe tanta pressione, se accadesse, ma daremmo vita al miglior show possibile, pienamente in stile Smash.
Negli anni il vostro suono è evoluto dal rock duro a quello che molti chiamano “cinematic rock”. Vi riconoscete in questa definizione?
Sì, penso che rappresenti bene quello che siamo oggi. Ogni album ci ha fatto evolvere e ora siamo nel posto giusto, nel momento giusto. Prendo sul serio ogni canzone, amo ciò che faccio in quest’industria. Vedere i fan ai concerti, incontrarli dopo, suonare sul palco: queste sono le cose su cui mi concentro, il fulcro del nostro lavoro. Non sappiamo mai cosa accadrà domani, come Smash facciamo un passo alla volta, e questo lo rende emozionante.
Armaheaven sembra la colonna sonora di un film distopico. Se potessi scegliere un regista per portarlo sullo schermo, chi sceglieresti?
Forse i registi di Matrix. Sarebbe fantastico. Ma dipenderebbe dal tono del film — se più ironico o più serio. Comunque, sarebbe bellissimo vedere quel mondo prendere vita.
Grazie per essere stato con noi! Speriamo di rivedervi presto in Italia.
Anche io non vedo l’ora! Mi mancate… e mi manca anche il vostro ottimo vino. Ci vediamo presto!
Photo by: John Gyllhamn

La musica è la sua grande passione, segue come inviata l’Eurovision Song Contest e il Festival di Sanremo. Negli anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Ama i gatti, il Giappone e la cultura manga!
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