I Go_A sono una band ucraina nota per la partecipazione all’Eurovision Song Contest 2021. Il mix di pop, folk e dance ha permesso a Kateryna Pavlenko, Taras Ševčenko, Ihor Didenčuk e Ivan Grigorjak di conquistare con il brano Shum il quinto posto all’Ahoy Arena di Rotterdam.
Intervista ai Go_A
Avreste dovuto prendere parte all’Eurovision Song Contest anche lo scorso anno. Per il 2021 la scelta è stata vincente grazie a un pezzo up tempo. Qual è il criterio con cui avete scelto i pezzi?
Quando abbiamo deciso di partecipare alle selezioni per l’Eurovision, Kate è venuta nello studio con un brano dicendomi: “Ho questo testo ispirato alle canzoni folkloristiche ucraine! Creiamone un gran pezzo!” Volevamo darli un’opportunità, ma purtroppo a causa della pandemia non siamo riusciti a promuovere il brano come avremmo voluto.
A proposito di Shum, è stato più o meno lo stesso! Non la pensavamo come la nostra proposta per il contest, la consideravamo di più come una canzone per i nostri show dal vivo, in quanto ha un ritmo crescente. Alla selezione interna in Ucraina abbiamo presentato tre brani, e la giuria ha scelto Shum e noi ne siamo felici!
Qual è la differenza tra “Solovey” e “Shum”?
Prima di tutto Solovey era più una canzone d’amore, e quest’anno invece Shum ha un significato più profondo. E’ ispirata a una canzone folkloristica ucraina, col medesimo titolo. Shum è lo spirito delle foreste e questo brano è dedicata appunto agli spiriti delle foreste come preghiera di svegliare la primavera.
Nel nostro caso specifico, nel 2021, vogliamo svegliare la primavera con un significato più ampio. Svegliare il mondo da questa pandemia, ponendo l’attenzione anche alla natura e al nostro pianeta.
Si nota il vostro studio sul folclore ucraino ed è molto bello che ogni nazione porti all’Eurovision le proprie radici. Qual è nel secondo voi, la canzone folkloristica che meglio rappresenta la vostra nazione?
Nella tradizione ucraina, ci sono tante canzoni sull’amore, la libertà e la natura. Penso che queste tematiche siano riportate in tutte le canzoni tradizionali in maniera differente.
Amore, libertà e natura appunto. È difficile prenderne una sola proprio perché quasi tutte seguono questo filone comune.
Leggendo il testo, si percepisce l’immagine folkloristica tradizionale che volete riportare sul palco e visibile nel videoclip. È stato difficile trasformare queste parole in immagine così evocative?
No, non è stato così difficile. Il nostro obiettivo non era quello di mostrare le parole esatte, ma il loro significato. Pensiamo che la performance sia una continuazione della storia della canzone.
Abbiamo ricreato una parte dell’originale danza folkloristica sul palco, come fosse un rituale magico. Allegoricamente parlando, usiamo la zattera bianca per traghettarci dal passato verso il futuro.
Combiniamo effetti moderni a immagini più classiche.

Qual è il vostro rapporto con l’Eurovision Song Contest in generale? Lo seguivate anche prima di parteciparvi?
Certo, in Ucraina è un contest molto importante, penso lo seguano tutti! Specialmente grazie le vittorie di Ruslana e Jamala. L’Eurovision è una celebrazione della musica.
Siamo diventati fan della manifestazione con la vittoria nel 2012 di Loreen con Euphoria. Da allora per noi questo contest è un’opportunità di conoscere nuovi artisti di cui non avevamo mai sentito parlare.
Una canzone che vi fa ballare è: “Take A Look Around” dei Limp Bizkit. Quest’anno ci sono ben 2 canzoni rock sul palco, una delle quali ovviamente è quella dei nostri rappresentanti, i Måneskin, i vincitori!
Hanno meritato la vittoria! Hanno una canzone molto interessante, ricordano molto la band americana degli Audioslave. Con la loro canzone hanno portato tanta energia sul palco. Tutti noi abbiamo suonato in band rock nel passato, quindi è nel nostro sangue! Apprezziamo molto quando l’Eurovision si trasforma in una grande Arena del rock!
Conoscete altro della musica italiana?
Siamo stati a lungo fan della band italiana dei Rhapsody, gruppo power metal. Ammiro molto il loro chitarrista Luca Turilli, fenomenale. Molti della nostra età ricordano anche con piacere la disco italiana. E’ storica!
Questo lungo anno pandemico ha modificato il vostro modo di comporre?
Certo che sì, anche se durante il lockdown abbiamo prodotto 2 diversi dischi, il tutto tramite il web, messaggi, Zoom eccetera. Ai giorni nostri è molto più semplice se ci pensi, rispetto ad una ventina di anni fa. Possiamo fare musica anche a distanza e l’ultimo anno è stato molto produttivo dal punto di vista musicale per noi in quanto abbiamo avuto tanto tempo per scrivere nuove canzoni e crescere come persone e musicisti.
Foto di EBU / ANDRES PUTTING / ANASTASIIA MANTACH
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.