Boro

La nostra intervista a Boro, all’anagrafe Federico Orecchia, in occasione dell’uscita del suo primo disco Bendicion, fuori per EMI Records a partire dallo scorso 19 gennaio.

Diversi i featuring in scaletta, tra cui spiccano i nomi di: MamboLosco, Fred De Palma, Villabanks, Artie 5ive, Elettra Lamborghini, Oriana, Geolier e Soolking.

Per accompagnare il suo percorso di crescita, l’astista decide di lasciarsi alle spalle la parte più scanzonata e goliardica e lo fa rinunciando simbolicamente a una parte del suo nome d’arte, passando da Boro Boro semplicemente a Boro. Lo abbiamo incontrato per approfondire la creazione di questo progetto e la conoscenza della sua visione artistica.

Intervista a Boro

Come stai vivendo queste ore che ti separano da un’uscita così importante?

«Sono un po’ più leggero, perché finalmente riesco a tirar fuori una parte di me dato che io comunico semplicemente con la mia musica, quindi… mi reputo entusiasta di aver centrato l’intendo di riuscire a liberarmi di un peso che avevo diverso tempo».

“Bendicion” arriva dopo il successo di “Delincuente”, “Coco Chanel” e “Cadillac”, prima ancora c’erano state “Lento”, “Nena” e “Suavemente”. Insomma, un filotto straordinario di singoli. Come sei riuscito a domare l’aspettativa che sicuramente avrai avuto intorno?

«Mi sono approcciato semplicemente pensando al mio percorso. Sai, negli ultimi anni non sono mai riuscito, per mia colpa in primis, a realizzare un disco tutto mio, nel quale poter inserire queste canzoni che sono parte della mia vita e parte della mia crescita artistica. Quindi sono sereno e felice nel poter dire che in questo album è racchiuso il 100% di me».

Cosa hai avuto urgenza di raccontare? C’è un filo tematico che unisce queste tracce?

«Sicuramente ho avuto l’esigenza di raccontare un po’ la mia maturazione, anche perché al grande pubblico sono arrivato molto come una persona e come un’artista molto “LOL”, forse superficiale, cosa che io non sono per niente. Quindi ho avuto l’esigenza di provare a far capire ciò che sono realmente».

Si deve anche a questo la scelta di cambiare il nome tuo d’arte da Boro Boro a Boro? Cosa hai voluto lasciarti alle spalle di preciso? 

«La parte più “LOL” di me stesso. Questo non implica che io non sia una persona gioiosa, divertente, festaiola, però in una maniera un po’ più matura rispetto al passato, ecco».

Hai ideato e registrato il disco a Barcellona, in questi ultimi anni hai avuto modo di lavorare all’estero e di stringere tante collaborazioni. Cosa pensi di aver imparato da questi incontri e da tutte queste esperienze internazionali che hai avuto? 

«Il modo di lavorare, che per ciascun artista è diverso. Ho capito che ognuno ha il suo modo sia di scrivere, così mi sono guardato un po’ intorno, non ho buttato l’occhio solo al mercato italiano dove quasi tutti hanno quasi un po’ lo stesso metodo, senza vol a tutti i costi generalizzare. Ho deciso di volermi confrontare anche con altre culture per aprire un po’ gli occhi, vedere un po’ cosa succede sia negli stati vicini ai nostri, penso agli artisti che hanno le nostre stesse origini linguistiche, sia dall’altra parte del mondo. Sia culture più vicine che culture più lontane».

Per concludere, quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono pienamente soddisfatto di un disco come “Bendicion”?

«La parola “soddisfatto” nel mio vocabolario purtroppo non esiste, diciamo che finalmente riesco a liberarmi di una cosa che per me reputo un peso, vale a dire delle emozioni che purtroppo non riesco a esternare se non con la mia musica. Soddisfatto non riesco mai ad essere nella vita perché voglio sempre di più. Son felice di essermi liberato e questa è già una bella cosa».

Videointervista a Boro

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