Fase

La nostra intervista a Valerio Urti, in arte Fase, in occasione dell’uscita del singolo “Veleno”, fuori per Sorry Mom! a partire dallo scorso 8 dicembre.

Il titolo richiama simbolicamente le situazioni tossiche che spesso portiamo con noi ogni giorno e dalle quali dobbiamo in qualche modo “purificarci”.

Il brano riflette il desiderio di combattere contro tutto ciò che limita le nostre emozioni, una continua lotta contro ombre e fantasmi che ci lasciano intrappolati in una fase senza fine.

Intervista a Fase

Prendendo spunto dal titolo del tuo nuovo singolo, che significato attribuisci alla parola “Veleno”?

«Come dice il significato della parola stessa, per ‘veleno’ si intende una sostanza che, assunta da un organismo vivente, ha effetti dannosi temporanei o permanenti, fino a essere letali. Sono tutte le situazioni tossiche che ci auto iniettiamo pensando che siano nuova linfa vitale, mentre invece soffoca i nostri polmoni e la nostra libertà di pensiero. Gli effetti possono essere limitati quando ci accorgiamo che non fa bene al nostro equilibrio, oppure permanenti se cadiamo nel vortice vizioso dello stesso».  

Come si è sviluppato il processo creativo che ha portato alla nascita di questo pezzo?

«Come per quasi tutti i brani inizia da una sensazione o uno stato emotivo, nel caso di ‘Veleno’ una particolare sensazione di soffocamento personale. A questo punto viene la parte della scrittura. Quasi mai parto dal testo, è capitato se ho delle frasi marcate che mi appunto prima, ma lo stato emotivo mi porta a tirare giù accordi ed un mondo sonoro già ben definito. Ho voluto dare connotati ballabili ed ho cercato in maniera del tutto naturale un cantato ‘grintoso’ per dare a me e all’ascoltatore un senso di liberazione dalle situazioni tossiche potendo cantare, gridare e ballare il proprio diritto alla libertà».

Qual è il tuo personale “antidoto” alle situazioni tossiche della vita?

«Personalmente tendo a fare un respiro quando mi accorgo che in realtà una situazione inizia a stringermi un nodo alla gola. Mi dissocio da quel determinato tipo di situazioni immergendomi in tutto ciò che può farmi del bene, insomma cambio completamente rotta. Non credo se esiste un antidoto personalizzato a questo tipo di ‘Veleno’, nel mio caso lo scrivo in un brano dove racchiudo al suo interno rabbia gioie e delusioni in un cerchio perfetto che mi porta a respirare nuovamente».

Musicalmente parlando, il brano attinge da sonorità del passato e intuizioni contemporanee. Che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del sound?

«L’idea di avere questo sound me la porto dietro da un po’, diciamo sin dalla tenera età. Colpa di mamma e papà ed il loro amore per le sonorità anni ’80 (Duran Duran, Depeche mode ecc..) che mi ha sempre gasato! Ogni volta che mi approccio ad un brano come ‘Veleno’, immagino sempre la resa live. Se mi dà gusto scriverlo mentre lo faccio, vuol dire che live sarò preso bene nell’eseguirlo e nel farlo sentire al pubblico potendogli dare qualcosa di ematico che di sicuro tornerà indietro sottoforma di energia. Fatta questa premessa, c’è il lavoro di studio, dove chi produce il brano si occupa di rendere magico e concreto il mio pensiero. Nel caso di questo brano, la ricerca è stata capillare nel cercare un sound anni ’80 attuale cercando un impatto sonoro pari a quello di una ‘band’ essendo io un cantautore».

Prendendo spunto dal tuo nome d’arte, in che fase del tuo percorso senti di essere arrivato? Come descriveresti questo tuo momento artistico?

«Penso di essere arrivato ad uno step decisivo per rendere concreto il lavoro partito un anno fa. Il mio momento artistico attraversa una fase cruciale, dove chi collabora con me ha il compito insieme a me di far fare lo step decisivo al progetto per raggiungere gli obiettivi preposti e prefissati. Ci sono molte novità che bollono in pentola, a partire dalla prima data del Club Tour che si terrà il 18 Gennaio a Torino all’Hiroshima Mon Amour, sarà un 2024 caldo per me».

Che idea ti sei fatto dell’attuale scenario discografico? L’intero sistema è ancora in grado di valorizzare il talento?

«Pur essendoci molti artisti di talento, ho paura che si privilegi la scelta di marketing all’arte. Non denigro nessuno e mai mi permetterei di farlo essendo anche io nell’attuale scenario, ma credo che a breve ci sia l’esigenza di fare un passo indietro per non perdere le fondamenta che ci hanno sorretto fin qui. Il sistema oggi non è in grado di valorizzare il talento artistico essendo diventata una questione di numeri e basta, ma per fortuna dietro le quinte ci sono autori che rendono ancora magico questo lavoro come Davide Simonetta, Paolo Antonacci o Davide Petrella. Vedremo in futuro chi nella gara tra immagine e musica la spunterà».

Per concludere, in che direzione si dirigerà la tua musica in futuro?

«Come dicevo prima la direzione della mia musica avrà una connotazione con sapori anni ’80. Un trend che partito molti anni fa nel mio caso, e non oggi come per molti artisti, il disco che vedrà luce nel 2024 sarà così strizzando l’occhio al cantautorato italiano e alle sonorità brit che tanto hanno segnato la mia crescita musicale».

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