La nostra intervista a Tiziano Menghi, in arte Gianni Bismark, in occasione dell’uscita del suo quarto album “Andata e ritorno”, fuori per EMI Records Italy / Universal Music Italia a partire dallo scorso 15 dicembre.
Diverse le collaborazioni presenti nel disco, da Noyz Narcos a Bresh, passando per Noemi, Tiromancino e Alex Britti. Il progetto, pubblicato a distanza di due anni dal precedente “Bravi Ragazzi”, arriva a coronamento di un’annata ricca di singoli, inaugurata con “Panni sporchi” e proseguita con “Studiami”, “Non dirmi di no” e “Vita mignotta“
Intervista a Gianni Bismark
Come si è evoluto il processo creativo di questo lavoro e quali sono state le principali tappe del viaggio?
«”Andata e ritorno” è nato perché avevo in mano questi due dischi, uno rap e uno un po più cantato. Non volevo fare un disco di playlist, una roba butta da lì e quindi sono stato costretto a dividere i due filoni e così abbiamo scelto il titolo di questo progetto. L’andata è quello che vorrei riuscire a fare, dove vogliamo arrivare, e il ritorno è quello alle origini, da dove sono partito».
Infatti, questo un disco in cui sperimenti tanto e si nota questo grande lavoro di ricerca. L’impressione è che tu abbia voluto tirare fuori te stesso con naturalezza, senza schemi e senza filtri, no?
«Esattamente, con l’età cresciamo tutti e non non facendo più la vita di prima non ho più quel linguaggio rap di prima. Non avevo più la voglia di far quel rap cattivo degli esordi che, in realtà, continua comunque a piacermi. Con questo album sono riuscito finalmente a dividere i due tipi di scrittura che ho, era da parecchio che ci stavo provando, facendo sempre questi dischi ibridi. “Andata e ritorno” mi ha permesso di fare quel passo che era necessario. In futuro chissà, oggi come oggi se dovessi fare un disco tutto quanto cantato mi sentirei pronto per farlo».
In questo nuovo album ci sono diverse collaborazioni, ti va ti chiederei di raccontarci un po’ come ti sei trovato con ciascun ospite e come è avvenuto il vostro incontro?
«Certamente. Noemi è una persona fantastica, pensa che siamo entrambi romani ma ci siamo ritrovati a registrare il pezzo a Milano. Eravamo lì per incidere un altro brano, poi ci siamo guardati e ci siamo detti: perché non facciamo qualcosa di più malinconico? Così ci siamo chiusi in studio ed è venuto fuori “A parte te”. Quella con Noyz Narcos è sempre stata la collaborazione che sognavo e che, quindi, si è finalmente concretizzata. Un featuring che aspettavamo sia io che i miei fan. Poi c’è Bresh, siamo amici da un sacco di tempo, avevo nel cassetto questo pezzo che parlava di una rottura in una relazione, così ho pensato subito a lui che ha apprezzato subito la canzone. Con Federico Zampaglione dei Tiromancino ci conosciamo da un bel po’ di tempo, abbiamo un bellissimo rapporto, ogni tanto a Roma ci becchiamo a pranzo o a cena, quindi la collaborazione è nata in automatico. Una sera a casa sua mi ha fatto conoscere Alex Britti, con cui è nato un bel rapporto e da lì l’idea di chiedergli di suonare le chitarre in “Panni di un altro”».
Ad accompagnare l’uscita di “Andata e ritorno” è stato il singolo “Vita Mignotta”, lo hai descritto come il pezzo più rappresentativo proprio perché riassume entrambe le tue attitudini. Ci racconti com’è nato?
«”Vita Mignotta” mi è uscito con grande naturalezza ed è proprio con questo pezzo che ho capito la direzione da seguire con questo disco, in una fase ancora sperimentale in cui non avevo affatto le idee chiare. Sono partito dalla prima strofa cantata e poi è arrivata la seconda rappata, così mi è scattata la molla e diciamo pure che si è trattato il pezzo del pezzo della consapevolezza, che mi ha permesso di capire la direzione da prendere e cosa volessi realmente fare».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«Credo l’umiltà, perché non sono uno che si atteggia nella vita, ma ho capito che è fondamentale per restare se stessi e rimanere fedeli a ciò che si è veramente. Alla fine, la gente se ne accorge, chi è dall’altra parte fiuta quando qualcosa è vera o è fake. Fortunatamente ho un pubblico che mi capisce e che è cresciuto con me. Penso che chi mi ascolta si aspetta sempre il massimo da me, ed è bello ricevere affetto e supporto da persone che ci sono sempre state, dall’inizio ad oggi. È davvero bellissimo».
Videointervista a Gianni Bismark
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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