Pierpaolo Guerrini Once and Now

Dopo “Intimate“, brano che vede la collaborazione con la star del violoncello HAUSER, Pierpaolo Guerrini è tornato con “Once and Now” (Stage One / The Orchard), brano che anticipa il nuovo album “Friends“, il primo pubblicato a suo nome, che sarà ricco di collaborazioni di altissimo livello internazionale e con il quale il compositore e produttore – con 3 nomination ai Grammy Awards – festeggerà gli oltre 30 anni di carriera.

Pierpaolo Guerrini, “Once and Now” e la collaborazione con Stephan Moccio

In “Once and Now” il pianoforte di Pierpaolo abbraccia quello di Stephan Moccio, pianista, produttore e compositore hit-maker canadese, l’unico artista – secondo Guerrini – in grado di viaggiare in un’altra dimensione con il suo pianoforte e, quindi, l’unico capace di interpretare perfettamente i concetti portanti del brano, che sono lo scorrere del tempo e di alcuni momenti di vita che si ripetono, come se quel tempo per un attimo si potesse fermare.

Ed ecco che – a partire da uno sguardo al grande giardino che si stende fuori dalla porta a vetri dello studio di Guerrini in Toscana, dove il brano è venuto alla luce – i due musicisti intraprendono insieme un viaggio in un passato che si fa presente, intrecciando i loro talenti, le note dei loro pianoforti e la loro amicizia.

Intervista a Pierpaolo Guerrini

Ciao Pierpaolo, bentrovato su ImusicFun. Come stai?

Saluti a tutti e grazie per avermi invitato. Sto molto bene, specialmente quando si parla di musica. Spero anche voi!

Ci racconti la genesi di “Once and Now”?

Il brano “Once and Now” è nato qui, nel PPG Studios, al pianoforte. Durante la scrittura pensavo a un tempo passato, vissuto in quel giardino che intravedevo dalla grande finestra della stanza. Sono riaffiorati così alcuni ricordi dell’infanzia e una melodia che, da quel tempo, rinasceva qui nel presente.

Com’è nata la collaborazione con Stephan Moccio e cosa ha apportato in più al brano?

Quando ho avuto occasione di conoscerlo qui in studio, durante la lavorazione del disco natalizio di Andrea Bocelli, ho riconosciuto sin da subito la grande sensibilità pianistica e musicale di Stephan. Lui ha un tocco delicato, ma anche una precisione ritmica nel fraseggio. In sostanza, è un genio nell’esecuzione pianistica moderna e dona ad ogni performance una sua inconfondibile interpretazione.

Gli ho presentato “Once and Now” nella sua casa a Los Angeles e lui ha iniziato subito a provarla sul suo pianoforte. Gli è piaciuta molto e ha dunque deciso di registrarla. In quell’occasione ha scritto anche una parte di controcanto alla melodia principale, da sovra-incidere con un altro pianoforte per ottenere così un’esecuzione a quattro mani.

Recentemente hai dichiarato che questo brano è dedicato a tua madre. Cosa racconta di lei e del vostro legame?

Proprio in quel giardino, che è stata la mia prima fonte d’ispirazione, ho rivisto mia madre passare ad annaffiare i fiori, con la stessa cura e dolcezza con la quale mi ha cresciuto. È un modo di ringraziarla per tutto l’amore che mi ha dato: un omaggio ad una donna forte e coraggiosa, che purtroppo ci ha lasciato di recente.

Ci racconti l’idea alla base del videoclip di “Once and Now“? In questo vostro viaggio in treno, conta di più la destinazione o il tragitto?

Il disegnatore Riccardo Rossi (Twenty One Avenue), ascoltando “Once and Now”, ha immaginato questo viaggio in treno: un’idea che, sin da subito, ho condiviso, perché rappresenta appieno la tessitura musicale del brano.

Dal finestrino del treno io e Stephan guardiamo fuori. C’è la rappresentazione dell’universo, le colline. Un viaggio nella notte fino all’arrivo del giorno, poi il passaggio dentro una galleria fino al mare. I giorni che scorrono come la vita.

Credo che il tragitto sia la sostanza e la vera bellezza di ogni viaggio, anche se a volte si trovano mille ostacoli. Captare le emozioni, anche da un breve racconto d’immagini come questo, può però far bene all’anima e raccontare molto più di mille parole.

Questo brano, insieme ad “Intimate“, anticipa l’uscita del tuo nuovo album “Friends“. Puoi dirci qualcosa a riguardo? Cosa dobbiamo aspettarci?

Gli altri brani dell’album rientrano in un racconto che va a rappresentare un excursus tra gli anni ’80, ’90 e 2000, ma con gli occhi di oggi. Quindi, vari stili musicali strumentali, in alcuni casi anche con ritmo e intensità, senza tralasciare nessun dettaglio tecnico e di grandezza del suono, a partire dagli arrangiamenti, che in alcuni casi sono molto sofisticati, ma tutti legati tra loro da un unico comune denominatore: le stesure melodiche originali e l’ausilio della grande orchestra d’archi di Praga, con sonorità analogiche e synth, per una visione diversa del crossover tra la musica classica e quella moderna.

Con l’uscita di questo tuo nuovo progetto ti appresti a festeggiare i 30 anni di carriera. Once… and now: com’è il bilancio di questi tre decenni? Come e quanto lo scorrere del tempo ha forgiato te e la tua musica?

Credo che aver avuto la fortuna di lavorare con molti artisti di fama internazionale abbia aperto la mia visione su molte fasi lavorative di una produzione musicale, anche se non esiste una ricetta o un manuale d’uso per ogni progetto.

Non faccio bilanci, ma penso che – con il giusto tempo – si possano trovare ancora belle emozioni con la musica. Quindi, anche la ricerca di un suono importante diventa un punto cardine a cui dedicare gran parte della lavorazione, sia in fase di recording che di mix.

Quello che ho notato è che bisogna osare, cercando di mantenere il buon gusto. Questo sin dall’inizio della scrittura, fino ad arrivare all’arrangiamento. E sono convinto, da sempre, che la parte melodica di un brano musicale sia ciò che ne determina la sua durata nel tempo.

Pensando al tuo percorso artistico, qual è il primo ricordo che ti viene in mente? E la cosa più buffa che ti è successa?

Ho ancora un ricordo della prima tastiera che mi regalò mio padre per Natale. Avevo 12 anni e passavo ore a suonarla. Fu uno dei primi momenti che mi fecero innamorare della musica.

Come cosa più divertente, vi racconto di quando insieme ad Andrea Bocelli ci ritrovammo a registrare “Miserere” di Zucchero. Andrea mi disse: “Facciamo una corsa fuori dallo studio, perché mi aiuta a cantare meglio”. Da  un giro, che avremmo dovuto fare, ci ritrovammo a correre più o meno per 4 km! Zucchero ci aspettava per registrare e, quando ritornammo con il fiatone, Andrea andò subito al microfono. Cantava benissimo, ma tutto andava in distorsione – anche il microfono stesso – per la grande potenza vocale che gli veniva fuori. Ed io, invece, ero morto sul divano!

Pierpaolo, grazie per essere stato qui con noi. Buona musica!

Grazie a voi. A presto!