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Intervista a Barreca: “Eppure Adesso Suono segna un’apertura al mondo e alle storie degli altri”

Per dare vita al titolo del suo secondo album, Barreca decide di ordinare tre parole di ordine fondamentale nelle sue gerarchie: “Eppure Adesso Suono“. Eppure è un avverbio che rappresenta la volontà dell’artista di affermare il proprio punto di vista, nonostante le contraddizioni e la confusione. Adesso indica invece l’impellenza e il momento preciso in cui il cantautore decide di agire e di tornare sulle scene. Suono rappresenta infine l’azione e, al contempo, l’oggetto della passione di Barreca: emettere un suono, dare voce alle proprie storie e a quelle degli altri.

«È un disco che segna un’apertura, quasi una finestra spalancata sul mondo, dalla quale mi sono posto all’ascolto degli altri, accogliendo le loro voci e intrecciandole con la mia. Ho parlato di situazioni e persone che appartengono all’attualità e che mi colpiscono molto. Allo stesso tempo, ho continuato a scavare nel profondo, tirando fuori tutte le sfumature della mia sensibilità artistica. Un percorso “Verso me”. Questo disco è un po’ come un dialogo, tra me e la varia umanità: c’è dentro un nuovo sguardo, sicuramente curioso, che non teme di esplorare diversità e confini».

Intervista a Barreca

Ciao Domenico, bentrovato su IMusicFun. Come stai?

Sto bene. È iniziata una nuova stagione per me e sono molto contento e pronto a viverla.

Eppure Adesso Suono” è il tuo nuovo concept album. Ci racconti la sua genesi?

Questo album nasce un po’ in continuità con il precedente, “Dall’altra parte del giorno” (uscito lo scorso anno, nda), ma allo stesso tempo segna un passo diverso. Ho lavorato per esprimere alcuni passaggi personali, per approfondire la mia ricerca artistica, ma anche per sperimentare e mettermi alla prova su nuovi temi e sonorità. È uscito un mix forse difficile da definire, che però mi rappresenta molto in questo momento.

In “Verso Me” canti: “Ho fatto pace con i miei silenzi, eppure adesso suono”. E poi aggiungi: “Sono un altro uomo”. Ci parli di questo nuovo te? Cosa è cambiato e cosa, invece, hai voluto custodire del vecchio Domenico?

È un po’ a questo che facevo riferimento. L’uscita del precedente album e tutte le belle esperienze che ho fatto successivamente hanno prodotto tanti cambiamenti in me. Questa canzone li esprime tutti. Non a caso è la prima e racchiude il titolo dell’intero disco. Fare “pace con i miei silenzi significa aver imparato a fronteggiare le mie fragilità. Indica il cammino intrapreso e un ritrovarmi con me stesso. Credo anche che questa mia personale condizione sia comune a tanti. Dopo particolari momenti di cambiamento, capita a un certo punto di osservarsi e di vedersi, non privi di alcune zone d’ombra, ma sicuramente più sicuri, più sereni e più consapevoli.

Se avessi a disposizione soltanto tre parole, come definiresti questo tuo nuovo album?

Ci sono le tre parole del titolo che fotografano la condizione presente: Eppure Adesso Suono. Malgrado tutto, ora sono al punto in cui volevo essere: nella musica, con la musica, a fare quello che amo di più. Poi potrei elencare tre verbi, che indicano tre azioni in corso, che sento mie e che ritornano nei diversi brani: camminare, guardare e cantare. Perché in fondo ho cercato di raccontare proprio questo: il muoversi e la ricerca, per osservare me stesso e gli altri ed esprimere tutto nel modo che mi è più congeniale, il canto.

Ci parli del processo creativo che ha portato alla realizzazione di “Eppure Adesso Suono“?

Lavoro con due fantastici artisti e amici: Benedetto Demaio per i testi e Riccardo Anastasi per gli arrangiamenti. Con loro la sintonia è fortissima e credo che il risultato lo dimostri. Anche con tutti gli altri musicisti si è creata un’atmosfera speciale, che ho avvertito particolarmente in questa occasione.

Ci racconti com’è nata la doppia collaborazione con Mauro Ermanno Giovanardi e Peppe Voltarelli?

Collaborare con loro è stato fantastico. In un certo senso, forse, questi due featuring racchiudono la doppia anima e le tante sfumature di questo album. In “Che Fortuna!” – canzone dedicata al mestiere della musica – scopriamo così l’anima più etnica, vivace e rutilante con Voltarelli, che è un caro amico. Con Mauro – che ho conosciuto negli ultimi mesi in seguito alla sua partecipazione a un mio concerto in Calabria, ma che ho sempre ammirato e seguito – prende invece vita la parte stilisticamente più ricercata e sofisticata.

All’interno di quest’album ci sono due canzoni – “Scirocco” e “Mercurio” – che affrontano, con parole molto forti, due tematiche tanto importanti quanto attuali. Qual è stata la molla che ti ha spinto a voler parlare di migrazione, di integrazione e della condizione femminile in certe aree geografiche del mondo?

Come dicevo prima, questo album segna un po’ un’apertura al mondo e alle storie degli altri, che mi riguardano e ci riguardano sempre. “Scirocco” parla di una donna, delle donne, ma non solo. Sono partito dalla condizione femminile in generale, dall’illusione del sogno d’amore spesso tradito. A tutte le latitudini, la violenza maschile – fisica e psicologica – è all’ordine del giorno. Ciò che accade alle donne è la cartina di tornasole della società in cui viviamo, di una cultura maschilista che diventa violenta e razzista come in “Mercurio“, che racconta proprio la storia di un migrante di colore diventato un atleta famoso. Paura, pregiudizio, ipocrisia e violenza vanno a braccetto. Volevo parlare di questo, anche con i giovani della mia terra. Questa cultura ha molte vittime e i sogni traditi possono essere quelli di tanti.

Queste due tracce si differenziano dalle altre anche per la presenza di sonorità mediterranee, che conferiscono loro un carattere etnico. Ci parli un po’ del sound di questo disco, di queste due anime così diverse che danzano insieme?

Sì! L’album si muove su due percorsi differenti che s’incrociano tra loro e si fondono in un unico racconto sonoro. Da un lato ha un carattere etnico, legato a suoni che rievocano luoghi e culture diverse, frutto del mio desiderio di sperimentare, osare e procedere anche senza un itinerario preciso. Dall’altro torno a quella che è la mia cifra distintiva: un mood un po’ sofisticato, una fusione di generi che si sposa perfettamente con le riflessioni intime e personali, che sono l’atmosfera in cui mi muovo più agevolmente. Mi servivano entrambe per esprimere questo momento, che è comunque per me di passaggio, di transizione.

In “Ho trovato te” ad un certo punto la tua voce lascia spazio al canto di un soprano. Cosa rappresenta per te questa voce?

È una donna ed è la musica. È l’amore ritrovato, che credevo perduto, reale e simbolico insieme. Non a caso è il brano di chiusura. Breve e dolcissimo, qui la mia voce lascia spazio all’altra, in una continuità che è gioia e speranza.

Eppure Adesso Suono”. E allora non posso che chiederti quando tornerai a suonare dal vivo, magari proprio per presentare live le 10 tracce di questo tuo nuovo progetto.

Prestissimo! Abbiamo già diverse date in Calabria e in giro per l’Italia. Stiamo definendo il programma. Poi spero in un tour autunnale nei club. Non vedo l’ora di esibirmi dal vivo e di incontrare il pubblico!

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