Leoncavallo

Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano scatena reazioni dal mondo della musica e della cultura: da Fedez a Emis Killa, da Claudio Bisio ai Punkreas, tanti messaggi di solidarietà per uno spazio che ha segnato 50 anni di storia

Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano ha scosso profondamente il mondo della musica, della cultura e dell’associazionismo. Quello che per oltre cinquant’anni è stato un punto di riferimento per concerti, arte e impegno sociale è stato svuotato, lasciando dietro di sé amarezza e polemiche.

Fedez ha commentato parlando di una città “svuotata della sua stessa identità”, mentre Emis Killa ha espresso la sua indignazione scrivendo: “Non capirò mai la giustizia italiana”.

Molti musicisti che negli anni hanno calcato il palco del Leoncavallo hanno voluto far sentire la loro voce. I Punkreas hanno denunciato l’accaduto con toni amari, mentre 99 Posse e Modena City Ramblers hanno rilanciato un messaggio chiaro: “Lunga vita al Leoncavallo”.
I Casino Royale, invece, hanno voluto guardare al futuro, definendo lo sgombero “un’opportunità di rinascita, non solo per il Leoncavallo, ma anche per una città che fatica a trovare qualcosa per cui valga la pena reagire”. Nada ha postato un articolo su un suo concerto al Leoncavallo del 2002 e ha scritto semplicemente: “No”.

La mobilitazione non si è fermata alla musica. Solidarietà è arrivata anche dal mondo della cultura e dell’associazionismo: dal Cinemimo a Rob de Matt, fino all’Assemblea dei lavoratori dello spettacolo e al Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti della Lombardia.

Claudio Bisio, intervistato da la Repubblica, ha parlato di una “prova di forza che fa ridere e piangere”. Ricordando la sua storia personale legata al quartiere, ha sottolineato: “Il Leoncavallo è stato una factory di cultura e creatività. Non deve morire, magari altrove, ma deve continuare”.

Fondato negli anni ’70, il Leoncavallo è stato molto più di uno spazio occupato: una vera fucina di eventi, murales, musica e impegno sociale. Per molti rappresentava un laboratorio culturale nato dal basso, capace di dare voce a chi non la trovava nei canali istituzionali.

Oggi, dopo lo sgombero, il futuro del Leoncavallo resta incerto. Ma la sua eredità – fatta di arte, lotta e partecipazione – continua a vivere nelle parole di chi lo ha attraversato e difeso per decenni.

Foto Marmolada48, CC0, via Wikimedia Commons

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