L’arrivo di Materia (Prisma), il nuovo album di Marco Mengoni è ormai alle porte e il cantautore ne ha parlato in un incontro con la stampa.
L’artista oggi osa sapendo di osare, con quella consapevolezza di avere raggiunto una vetta elevatissima di una carriera costellata da successi (tanti), cadute (poche) e dal coraggio di intraprendere anche percorsi musicalmente impervi.
“Quanto sono contento di questo disco, Non lo dicevo da tanto tempo!”
Queste le parole che dimostrano che Marco Mengoni è cresciuto e ha la possibilità di parlare di musica senza ansia da prestazione, certo di aver compiuto un buon lavoro. Materia (Prisma) chiude una trilogia iniziata un anno e mezzo fa e che si conclude con un capitolo introspettivo e positivamente contraddittorio, con testi ricchi di significato, melodie e produzioni di respiro decisamente internazionale. Un progetto che ha tutte le caratteristiche per diventare, realmente, una pietra miliare nella discografia di Marco Mengoni.
Marco Mengoni presenta “Materia (Prisma)”
“Non farò mai più una trilogia in un anno e mezzo.”
Scherza Marco Mengoni, che spiega.
“È un lavoro incredibile. Ho vissuto emotivamente sulle montagne russe. Ho scoperto tanto di me. È stato un bel viaggio, uno di quelli che mi ricorderò per quello che mi ha portato. È stato un viaggio che mi ha permesso di vivere sensazioni che non avevo mai considerato. Doveva essere così, non era possibile raccontarlo in un disco solo. Un disco singolo puoi chiuderlo quando vuoi, ma in questo momento per il mio carattere avevo bisogno di un progetto così. Da Materia Terra a Prisma sono cambiate tante cose e si possono sentire nelle varie tracce del disco. Io non vorrei mai chiudere i dischi. In questo caso da disco a disco ho avuto la possibilità di fare modifiche e centrare il progetto secondo la mia idea.”
L’artista di Ronciglione prosegue.
“Non so come riesca a parlare con voi in questo momento, a proferire parola. Ogni tanto mi sento come se il mio cervello fosse in panne. È un procedimento di stress che dipende dalla pressione. Nell’ultimo anno mi sono concentrato totalmente sul lavoro. I miei amici mi reclamano. È bello condividere questa energia con gli amici, ma quando c’è un attimo di stacco, cerco di stare con me stesso. Non è così facile mantenere saldo un mestiere, soprattutto se vuoi seguire tutto. Per fortuna ho delle persone che lavorano con me che mi aiutano, ma poi sul palco ci vado io.
Dopo questo disco voglio dire… Bravo Marco! Mi sono divertito in ogni situazione. Nella mia prima vita mi ero divertito meno.”
Marco parla poi dell’esperienza dell’Eurovision, chiusa con un ottimo quarto posto.
“All’Eurovision ho studiato tanto e sono soddisfatto anche dei concetti che ho espresso anche con la lingua inglese. Sono diventato un Eurovision dipendente. Me lo sono proprio goduto. 10 anni fa non era così, non me la sono goduta in questo modo.”
Una partecipazione fortemente simbolica, anche grazie alla bandiera che l’artista ha esposto durante la flag parade.
“Ho voluto portare una bandiera simbolo dell’inclusività. Era come se volessi lanciare un messaggio. L’Italia non deve fare un passo indietro. L’Europa è più avanti di no, ma nel nostro paese tanti la pensano come me. E’ giusto lanciar questo messaggio all’Europa. Siamo qui per la musica, uniti per la musica. Ho avuto commenti negativi per il mio gesto, pochi, ma ci sono stati. Per quello che vivo è giusto ascoltare tutto e tutti, ma io credo nei messaggi che porto.”
Marco Mengoni, poi, si concentra su Materia (Prisma) e sui vari aspetti che hanno caratterizzato il lavoro, riflettendo su sé stesso.
“Marco e Mengoni oggi non sono scindibili. Dentro questo disco ci sono momenti di mia vita intima. Oggi sono un po’ arrabbiato per alcune situazioni, ma me la prendo anche con gli errori che ho commesso con il fatto che non mi prendo cura abbastanza di me stesso.
Nel disco, anche per evocare queste sensazioni, ho cercato di dare dei colori diversi alla mia voce, passandola in plug in che non avevo mai sperimentato. Un modo per darle paste diverse. In questo disco ho giocato un sacco, come si fa con un prisma e il risultato mi soddisfa.”
Dopo il successo di Due Vite il viaggio prosegue con Pazza Musica, interpretato con Elodie.
“Lei è un’amica, non più una conoscente. Siamo in sintonia in tanti discorsi. Pazza musica celebra il nostro rapporto. Andiamo incontro all’estate, ma non abbiamo messo ritmi latini. Noi siamo un po’ pazzi. Questo brano è anche un augurio per noi stessi, visto che questo lavoro a volte ti porta ad avere paura e ansia. Speriamo che la musica ci faccia uscire da questa difficoltà.”
Sorprende il mood evocato da Fiori d’orgoglio, nel disco presente in duetto con Ernia, ma anche in versione solo.
“Ernia è uno degli artisti che ha scritto uno degli album più belli degli ultimi 10 anni, Io non ho paura e oggi è un nuovo amico. Si tratta di una canzone nata come mia, nata come melodica, ma con una struttura serrata. La mia voce tende a melodicizzare tutto. Ci tenevo ad ascoltare il pezzo anche con l’apporto di un artista rap. È uscito un bel misto. Per la produzione abbiamo preso ispirazione da Kendrick Lamar. Un’elettronica tribal, contaminata, che viene dal sud. Poco europea, ma molto d’impatto.”
Prosegue la collaborazione con Fabio Ilacqua.
“Insieme abbiamo scritto ‘In Tempo’ e ‘The Damned Of The Earth’. In particolare il secondo è che porta a tanti spunti di riflessione. Parla della società che vivo e della storia che si ripete, ma anche di diritti, libertà. Ci sono molti riferimenti storici. C’è stata una forte evoluzione anche sull’idea di libertà. Un pezzo molto complesso che parla delle paure del passato che si riflettono sul presente. C’è un po’ di tutto, ci sono tanti temi. Ogni volta che riascolto il pezzo rimango sorpreso. Ci sono tante voci che urlano. Sento che non siamo ancora totalmente liberi e mi spaventa l’idea che si possano fare passi indietro. Io cerco di portare avanti le mie battaglie da 13 anni.
Con Fabio Ilacqua ci comprendiamo completamente. Siamo come un puzzle. Lui è una delle persone alle quali voglio più bene in assoluto. È un mentore, un maestro. Ci comoensismo perché lui riesce a mette le a posto i miei pensieri meglio di me. È un po’ come un fratello maggiore, curioso di ascoltare anche la musica più recente.”
In Materia (Prisma) c’è spazio anche per Due Nuvole, che porta la firma di Calcutta.
“Edo mi ha mandato il pezzo spoglio, io ci ho lavorato nella produzione rendendolo vicino all’ultimo Battisti. E’ il pezzo dell’album che mi mette più gioia! Lo ascolto volentieri.”
Il 2023 di Marco Mengoni, ora, continua con il tour negli stadi, il Circo Massimo e l’European Tour.
“Questo tour è un continuum rispetto al precedente, ma ci sono cambiamenti dovuti proprio all’idea del Prisma. In Europa ci sarà una sfida molto grande.
Il mio desiderio dopo il 2023? Un viaggio, da fare il prima possibile. Se non vivi non nasce l’idea di fare qualcos’altro. Ora ho bisogno di vivere all’estero per due mesi. All’Eurovision ho avuto la riprova di voler essere cittadino del mondo. In passato ho vissuto anche a New York, a Madrid, in Florida. Poi a causa del Covid non c’è più stata l’opportunità. A Milano sto bene, ma ho bisogno di altro. L’Eurovision mi ha permesso di conoscere un altro mondo. Le lingue ti aprono la mente. Vorrei riprendere il francese o studiare un’altra lingua. ”
In bocca al lupo a Marco Mengoni per Materia (Prisma), un disco sicuramente non da primissimo ascolto, ma che ha la possibilità di entrare sotto la pelle di chi ha la sensibilità di accoglierlo.
Foto di Andrea Bianchera
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.