Marracash

A sorpresa, alle 7 del mattino del 13 dicembre, Marracash ha pubblicato il suo settimo album in studio, È finita la pace. L’uscita rappresenta la conclusione della trilogia iniziata con Persona e proseguita con Noi, loro, gli altri. Un disco che si propone come manifesto artistico e personale, frutto di un periodo di isolamento creativo e introspezione.

“Questo disco è un’alternativa.”

Marracash, in un incontro con la stampa, descrive il nuovo album come il tassello finale di un percorso che affronta temi intimi e universali. “Con questo album chiudo una trilogia, in cui ho affrontato il tema dell’accettazione di se stessi.” ha dichiarato l’artista. “È il più personale, senza featuring o interventi esterni. Ho voluto sciogliere i nodi al pettine, miei e non solo.”

“Persona iniziava il percorso in cui un rapper di periferia metteva in dubbio tutto. Nel successivo il confronto diventava sociale. Questo disco è la resa dei conti e i nodi arrivano al pettine. Questo è il disco più personale anche perché non ci sono feat, altri autori se non il mio team.”

Il rapper si sofferma sul malessere sociale e culturale che colpisce in particolare i giovani, alle prese con un futuro incerto e un mondo “algoritmizzato”. “Viviamo in una polveriera. I ragazzi non hanno libertà di esprimersi, legati a performance e numeri sui social. Ovunque c’è un malessere percepibile. I giovani non immaginano un futuro. Vedo che il mondo è costruito per persone che non vogliono essere se stesse. Oggi i ragazzi hanno paura di scegliere.”

La copertina del disco raffigura una bolla, simbolo di protezione e riflessione. “Questo album è una bolla di 50 minuti,” spiega Marracash. “Il disco permette di chiudersi in una bolla in cui si ascolta musica vera e sincera. Oggi è un momento storico in cui la musica è poco interessante perché troppo uniformata.”

Le sonorità dell’album si allontanano dalle tendenze trap, abbracciando un hip hop classico con melodie suonate, frutto di un lavoro meticoloso e svolto senza pressioni. Le 13 tracce sono impreziosite da campionamenti che attingono alla storia della musica italiana, con omaggi a Ivan Graziani (FirenzeCanzone triste), i Pooh (Uomini soli), Puccini (Madama Butterfly) e BLUEM (Lunedì).

“Il disco ha richiami al cantautorato italiano. Mi piace giocare con i brani della musica italiana, quella che ascoltavo da bambini.”

Tra i brani più rappresentativi Gli sbandati hanno perso, ispirato a una scena de Il grande Lebowski, e la title track È finita la pace, che combina un ritornello coinvolgente con il campionamento di Firenze (Canzone triste). Detox/Rehab esplora il periodo di isolamento del rapper, necessario per disintossicarsi dalle pressioni della vita pubblica e dai social media.

È finita la pace si propone come un’alternativa alla musica “uniformata e piatta” del panorama attuale. Marracash critica l’industria discografica dominata dagli algoritmi e dalla ricerca di formule di successo. “Se tutto è finto, allora cos’è vero? Questo disco vuole essere un’alternativa e una sfida.

Il 2025 sarà un anno storico per Marracash, che si prepara a diventare il primo rapper italiano a esibirsi in un tour negli stadi. Il Marra Stadi25 partirà a giugno, con date a Milano, Roma, Napoli e Messina. “L’idea era quella di avere 13 canzoni, con un’aspirazione più fruibile, anche in vista degli stadi. L’esperienza di Marrageddon è stata fondamentale per immaginare uno show nuovo. Voglio fare qualcosa di travolgente.Qui il link per l’acquisto dei biglietti.

Con È finita la pace, Marracash si conferma una voce unica e coraggiosa nella scena musicale italiana, capace di reinventarsi e affrontare i temi più complessi con onestà e profondità. Un disco che, come il rapper stesso, non lascia indifferenti.

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