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Mecna presenta “Discordia, Armonia e altri stati d’animo”, il suono della complessità umana

Mecna presenta “Discordia, Armonia e altri stati d’animo”, il nuovo album che si snoda in 12 tracce, intense e raffinate, in cui l’artista utilizza il rap come linguaggio e come strumento capace di arrivare dritto al cuore di chi sa ascoltare. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.

C’è sempre stata una dualità nella musica di Mecna. Un equilibrio instabile tra luce e ombra, introspezione e leggerezza, analisi e istinto. Con “Discordia, Armonia e altri stati d’animo” (EMI Records Italy / Universal Music Italia), in uscita il 24 ottobre 2025, l’artista pugliese firma uno dei progetti più maturi e intensi della sua carriera. Un disco che non cerca la perfezione, ma la verità. Non l’impatto immediato, ma la profondità.

Il titolo, racconta Mecna, nasce da un’ispirazione casuale ma folgorante: “Spesso in autostrada vedevo passare questo tir con la scritta Discordia in grande. Mi sembrava un logo, una parola bellissima, potente. Da lì ha iniziato a risuonarmi in testa.” La scelta di accostarla a Armonia nasce dal bisogno di raccontare due forze opposte che convivono nella sua musica e nella vita di ognuno di noi. “È un titolo complesso ma sincero. Rappresenta davvero ciò che c’è dentro il disco: emozioni, contrasti, stati d’animo in continua evoluzione. Perché, come dico in un pezzo, io parlo di cose non materiali: quelle le raccontano già tutti. Io racconto gli stati d’animo.”

L’essenza del progetto: scrivere per conoscersi

Nel corso della conferenza stampa, Mecna ha sottolineato più volte quanto la scrittura resti il cuore pulsante della sua musica: “Io non scrivo per raccontare storie altrui. Scrivo per capire me stesso. È come una seduta di terapia: più che dare risposte, metto a nudo le domande.”
In Discordia, Armonia e altri stati d’animo la penna dell’artista si muove con naturalezza tra introspezione e realtà, tra poesia e quotidiano. Il risultato è un lavoro che vibra di sincerità, costruito su dodici brani che esplorano in profondità il rapporto tra l’individuo e ciò che lo circonda: amori, dubbi, aspirazioni, perdita e riscoperta.

Non è un disco di rottura, ma di continuità coerente. È la tappa più lucida di un percorso iniziato con Disco Inverno e maturato negli anni attraverso Laska, Lungomare Paranoia, Mentre nessuno guarda, Stupido Amore e il più recente EP Introspezione. Se nei lavori precedenti dominava l’urgenza di definire sé stesso, qui emerge la serenità di chi ha fatto pace con le proprie contraddizioni: “Nel disco dico che ho fatto pace coi miei demoni. È vero: credo di aver capito cosa mi fa stare bene, cosa mi piace. Ho smesso di cercare a tutti i costi qualcosa che forse avevo già.”

Le produzioni: la doppia anima di Lvnar e Fudasca

A dare forma sonora all’universo emotivo di Mecna sono due produttori che rappresentano perfettamente le due anime del disco: Lvnar e Fudasca.
Lvnar, collaboratore storico fin dai tempi di Laska, è ormai un’estensione naturale della sua visione. “Con lui non serve parlare troppo. Ci conosciamo così bene che spesso basta uno sguardo o un suono. Sa già cosa può funzionare per me.” Il suo approccio più elettronico e strutturato contribuisce a dare corpo ai brani più cinematografici e atmosferici dell’album.
Fudasca, invece, porta una freschezza diversa, un gusto per il campionamento e una sensibilità affine a quella del Mecna più intimo: “Ci siamo conosciuti l’anno scorso, ma ci siamo trovati subito. Mi mandava cinque beat al giorno, e ogni volta trovavo qualcosa che mi ispirava. È un amico, prima ancora che un collaboratore.”

Insieme, i due produttori incarnano Discordia e Armonia: la sperimentazione da una parte, l’equilibrio dall’altra. Il risultato è un sound ricco, contaminato, mai ripetitivo, che spazia tra rap, elettronica e vibrazioni indie con una cura maniacale per il dettaglio.

La scrittura: realismo e immediatezza

“Non credo di essere forbito o complicato nel linguaggio,” spiega Mecna, “ma penso di arrivare molto. La mia forza è nel realismo: dire le cose come sono, anche in modo basilare, ma vero.”
Questa immediatezza è uno degli elementi che rendono Discordia, Armonia e altri stati d’animo un disco sincero e universale. La sua poetica non ha bisogno di artifici: usa parole semplici per raccontare sentimenti complessi. È rap nel senso più profondo del termine – ritmo, verità, parola – ma con la libertà melodica e la sensibilità di un cantautore.

Mecna non è più solo un rapper che riflette su se stesso: è un autore che costruisce un lessico emotivo in grado di parlare a un’intera generazione. “Penso che molti si riconoscano nella mia musica non per l’età, ma per la sensibilità. Non cerco un target: racconto ciò che sento, e chi sente le stesse cose si avvicina.”

Il suono della complessità: influenze e riferimenti

Tra le ispirazioni musicali citate dall’artista troviamo Dominic Fike, Dijon, Mk.Gee, Bon Iver, Kevin Abstract e Rex Orange County: nomi che appartengono a una scena internazionale capace di fondere organicità e imperfezione, melodia e verità. “Mi sono innamorato di quel tipo di suono un po’ grezzo, che nasce e muore in poco tempo. Non ho inseguito la perfezione, ma l’immediatezza. Ho voluto un disco che suonasse vivo, non levigato.”

È un approccio che richiama il mondo dell’indie rock americano, filtrato attraverso una sensibilità rap e cantautorale. In questo senso Discordia, Armonia e altri stati d’animo rappresenta una nuova tappa nell’evoluzione del suono di Mecna: più diretto, ma anche più profondo; più essenziale, ma ancora carico di sfumature.

Le copertine: immaginare la musica

La componente visiva ha sempre avuto un ruolo fondamentale nel percorso di Mecna, grafico e designer di professione. Per questo album, però, ha scelto di mettersi un passo indietro, trasformandosi in direttore artistico di un progetto corale.
La copertina principale è una fotografia di Piero Percoco, artista pugliese come lui. “Quando ho visto la foto mi sono innamorato: rappresenta perfettamente il disco. È l’immagine di qualcosa di bello e buono, ma un po’ consumato per il benessere degli altri. Una metafora dell’essere umano, della disillusione che arriva con la crescita.”

Accanto a questa, due cover alternative – una di Simone Biavati e una illustrata da Noemi Vola – ampliano l’immaginario del disco, rafforzandone la dimensione emotiva e concettuale. Ogni copertina corrisponde a uno stato d’animo diverso, creando un percorso visivo parallelo a quello musicale.

Mecna

Le tracce: un viaggio negli stati d’animo

L’album si apre con “Quello che non ho”, un’introduzione evocativa in cui il rumore di una cassetta inserita nel lettore ci riporta indietro nel tempo. È un richiamo alla memoria, ma anche una dichiarazione di intenti: questo è un disco che racconta, che scava, che ricorda.
Da qui parte un viaggio tra dodici tracce, ognuna con una propria identità precisa ma unite da un filo rosso emotivo.

In “Sognare in grande”, Mecna riflette sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta, tra illusioni, errori e desideri che cambiano forma. “È un manifesto della mia generazione,” spiega. “Parla del tentativo di diventare grandi, del disorientamento che proviamo tutti.”

“Alfabeto” è un flash dal passato, un ricordo dei primi amori, delle prime emozioni pure e istintive. “Riuscire a dare un’emozione parlando di una cosa di tutti i giorni, per me quella è la magia.”

Con “Due Mostri” il racconto diventa più introspettivo: le relazioni come specchio di sé, come campo di battaglia e rifugio allo stesso tempo. Il brano, prodotto da Lvnar, include un campionamento di Teenage Dirtbag dei Wheatus, a sottolineare il legame tra nostalgia e crescita.

In “Quanto ti importa”, già pubblicato come singolo, la narrazione si fa più diretta: una riflessione sul bisogno di essere visti, compresi, ricordati. È uno dei momenti più sinceri dell’album.

“La stessa canzone”, invece, guarda con tenerezza a ciò che resta dopo la fine di un amore: “Volevo spostare il focus dall’amarezza all’affetto che rimane. Ci sono ricordi così belli da essere indipendenti dalle persone con cui li hai vissuti.”

In “Terapia”, il linguaggio si fa più crudo e confidenziale, come in una vera seduta psicoanalitica. “Scrivendo brani così, capisco molto di me. È un dialogo con la mia coscienza.”

Segue “Tutto o niente”, brano che unisce ironia e profondità, con un impianto pop ma una riflessione sulla difficoltà di restare autentici.

Con “A ciel sereno” il tono si fa più drammatico: è il pezzo più personale e vulnerabile del disco, scritto di getto, senza filtri. Il campionamento di Fulmine a ciel sereno di faccianuvola lo trasforma in un momento di pura catarsi.

“Brutta giornata” alleggerisce i toni: “Anche le cose peggiori passano. A volte serve solo tempo per capire che era solo una brutta giornata.” È il respiro necessario prima del finale.

A chiudere, “Ritratti”, manifesto poetico del disco e brano simbolo del percorso artistico di Mecna. Un flusso di coscienza che è fotografia e radiografia allo stesso tempo: “È una fotografia di dove sono. Racconta l’ambiente che mi circonda, ma soprattutto me stesso.”

Tra Discordia e Armonia: la filosofia del disco

In ogni brano, Mecna esplora la tensione tra contrasti: la discordia come turbamento e la armonia come ricerca di equilibrio. “Credo che la vita sia una continua oscillazione tra questi due poli. E la musica è il mio modo di accettare questa dualità.”

Questo dualismo attraversa l’intero progetto, anche nelle sue sonorità: beat elettronici e melodie calde, testi diretti e immagini delicate, introspezione e leggerezza. È un disco costruito su disequilibri che trovano il loro senso proprio nel movimento, nel flusso emotivo che li lega.

Dal disco al palco: il ritorno alla dimensione live

Dopo l’uscita del disco, Mecna incontrerà i fan in un instore tour che toccherà le principali città italiane: Milano, Torino, Bari, Napoli, Bologna e Roma. Ma il vero ritorno sarà quello sul palco con il “Terapia Club Tour 2026”, prodotto da Vivo Concerti, che partirà il 17 gennaio 2026 da Senigallia e si concluderà con una data internazionale al Colours Hoxton di Londra. Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti.
“Non vedo l’ora di tornare live,” racconta. “All’inizio della mia carriera non amavo particolarmente i concerti, ma col tempo ho capito che è il momento più vero, quello in cui la musica prende forma davanti agli occhi di chi ti ascolta. È un’esperienza che ti restituisce tantissimo.”

Un artista senza etichette

Definire Mecna oggi è difficile. Rapper, cantautore, designer, narratore di emozioni: la sua figura sfugge alle categorie. “Forse dieci anni fa mi avrebbero definito conscious rapper, ma oggi sarebbe riduttivo. Non sono solo una cosa: mi piace spaziare, cercare nuove forme di espressione.”
Questa libertà si riflette in ogni scelta, dal suono all’immagine, fino alla costruzione dell’intero progetto discografico. Discordia, Armonia e altri stati d’animo è un album che si rifiuta di essere confinato in un genere: è piuttosto un’esperienza emotiva, un diario di bordo in cui ogni canzone è un frammento di autenticità.

In definitiva, Discordia, Armonia e altri stati d’animo non è solo un disco, ma un viaggio nella complessità dell’essere umano. È la prova di un artista che ha trovato la propria voce senza smettere di mettersi in discussione, che parla di fragilità con la forza di chi ha imparato ad accoglierle.

Come dice in un passaggio del disco:

“Ho fatto pace coi miei demoni, ma la discordia rimane: è ciò che mi tiene vivo.”

Mecna ha costruito un mondo dove l’imperfezione è bellezza, dove la parola si fa cura, e dove ogni emozione – anche la più difficile – trova la sua forma.
Discordia, Armonia e altri stati d’animo è, in fondo, un disco che insegna ad ascoltarsi.

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